La statua di D'annunzio torna a Trieste: ma i croati vogliono cacciarlo

La statua di D'annunzio torna a Trieste: ma i croati vogliono cacciarlo
di Mario Ajello
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Venerdì 13 Settembre 2019, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 15:54

Ma è mai possibile offendersi per un centenario, e pure un centenario molto importante, perché è quello in ricordo di un passaggio politicamente e culturalmente essenziale dell'Europa moderna? Ad essersi offesa è la Croazia. Il motivo di tanta indignazione è Gabriele D'Annunzio con l'impresa fiumana del 1919. Il colmo è che si sia arrivati quasi a una crisi diplomatica per questo argomento. Con i croati che dicono: «D'Annunzio era un fascista!». E non c'è niente da ricordare, semmai da condannare. Punto. Invece si potrebbe ricordare che Lenin parlò bene, come di un «esempio rivoluzionario», dell'impresa di Fiume. E basterebbe leggere M, il celebrato e ultra-pop romanzone di Antonio Scurati, per capire quanto tra il Vate e il Duce le differenze e le diffidenze fossero profonde.

Statua D'Annunzio a Trieste, protesta la Croazia. Dipiazza: «Polemiche incredibili»


Per di più, la Croazia s'è arrabbiata per una scena che non è accaduta da loro ma da noi, a Trieste. Dove è stata inaugurata ieri una statua - in Italia ce ne stanno svariate - a D'Annunzio. Oggi Fiume è croata, si chiama Rieka, e l'inaugurazione del monumento triestino è stato giudicato oltre confine un omaggio a un'invasione e a un'«occupazione». La scultura, scoperta ieri in piazza della Borsa, è opera dell'artista Alessandro Verdi e raffigura il poeta pescarese a gambe accavallate seduto su di una panchina mentre è assorto nella lettura. Un'opera fortemente voluta dalla Giunta di centrodestra guidata da Roberto Dipiazza, e che fin dalla proposta aveva suscitato dure reazioni politiche da sinistra. Ora, il Ministero degli Esteri della Croazia arriva a parlare di un atto «che contribuisce a turbare i rapporti di amicizia e di buon vicinato tra i due Paesi». Per la presidente della Repubblica, Kolinda Grabar Kitarovic, i rapporti con Roma «si fondano oggi su valori in totale contrasto con tutto quello che ha fatto colui al quale è stata dedicata la scandalosa statua della discordia». Ed è così alto il livello della polemica. Che ecco un altro episodio che la descrive. Da Pescara, città natale del Vate, è partito un aereo con a bordo alcuni attivisti di un circolo culturale per andare a Fiume a rievocare l'impresa del 19. Volo autorizzato, ma prima dell'atterraggio via radio da Fiume è partito l'avvertimento: «Andate via sennò vi facciamo catturare dai nostri velivoli militari». Invece altri due aerei, dannunziani, sono partiti da Casale Monferrato e da Barcellona, li hanno fatti atterrare ma c'è il divieto di scendere.

I VIALI, LE SCUOLE
Il fatto è che i croati vedono D'Annunzio come un «fascista». E invece fu un Immaginifico, altra definizione che lo riguarda. Cercare di incasellarlo rispetto ai valori europei - «Era in contrasto con quelli che sono i valori del nostro continente», dice il governo croato - è un'operazione banale su un personaggio così ancora da tutto da capire davvero, e infatti anche per questo rappresenta un nervo scoperto. Come si evince dalle polemiche in corso.
«Tutta l'Italia è piena di viali e scuole dedicate a D'Annunzio», cerca di gettare acqua sul fuoco il sindaco di Trieste. Si tratta - conferma Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione Vittoriale e biografo di D'Annunzio - di polemiche create artificialmente: «Il Vate viene raffigurato nella statua quale uomo di pace e sta benissimo accanto a Svevo, Joyce e Saba nelle vie di Trieste». Da due anni, ricorda Guerri, «intrattengo rapporti amichevoli con i musei e l'amministrazione comunale di Fiume, e mi dispiace che le autorità croate abbiano preso come una provocazione l'inaugurazione della statua». Che invece è un'iniziativa che piace a Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia.
I croati si lamentano anche perché nel palazzo del governatorato, dove D'Annunzio s'installò a Fiume, è comparsa di notte la bandiera del Regno d'Italia. Qualcuno s'è inerpicato lassù e l'ha piazzata. A D'Annunzio avrebbe fatto piacere questo gesto dannunziano, ma D'Annunzio è infinitamente più grande e più complesso di ciò che lo sta riguardando.
 

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