dal nostro inviato
VERBANIA Far viaggiare le cabine del Mottarone con le ganasce ai freni di emergenza, per il direttore del servizio Gabriele Tadini, non era un’eccezione, bensì un’abitudine frequente. E dietro questo «gesto scellerato», come lo definisce il gip Donatella Banci Buonamici, si celerebbero superficialità e una gran fiducia nella buona sorte. Riferisce agli investigatori il dipendente Fabrizio Coppi: «Tadini mi ordinò di non rimuovere il ceppo dalla cabina numero 3. Credo proprio che la vettura non possa viaggiare con il ceppo inserito e glielo chiesi. Mi rispose: “Prima che si rompa una traente o una testa fusa, ce ne vuole”». Invece è accaduto, il sistema frenante d’emergenza non ha funzionato e quattordici persone sono morte. Alessandro Tadini sostiene il padre: «Si è assunto le sue responsabilità e noi oggi abbiamo solo pregato».
PROBLEMI TECNICI
Stando all’interrogatorio di Tadini, i turisti che sono saliti in cima al Mottarone nelle settimane precedenti alla sciagura del 23 maggio sono dei miracolati.
In che modo? «Ho spiegato a Perocchio che continuavo con i forchettoni inseriti e lui non mi ha risposto. Aveva il potere di inibirmi la decisione di mettere i forchettoni e fermare la funivia». Quanto a Nerini, «gli ho detto che ormai era prassi disattivare il sistema di sicurezza. Gli ho ripetuto tre volte al telefono che mettevo i ceppi. Mi dicevano arrangiati. Gli altri dipendenti sapevano di viaggiare senza sistemi di sicurezza. Lo avevo ordinato io». Nerini e Perocchio negano di essere stati al corrente e per il giudice le testimonianze degli addetti alla funivia accreditano la loro versione. Solo il verbale di uno dei manovratori in servizio il giorno della tragedia sembra confermare il racconto di Tadini, ma il giudice non è convinto della genuinità del suo racconto. Prima di effettuare la corsa di prova il tecnico avrebbe dovuto disinserire il forchettone, con l’autorizzazione di Tadini. Non l’ha fatto e quando è stato interrogato, secondo il gip, «sapeva bene del rischio di essere lui stesso incriminato per avere concorso a causare con la propria condotta, che poteva benissimo rifiutare», lo spaventoso incidente.
GLI ALTRI ADDETTI
Insomma, gli addetti all’impianto forse avrebbero potuto non obbedire a Tadini quando ordinava di inserire le ganasce. «Valuteremo in che termini sapevano dell’uso dei forchettoni - anticipa il capo della Procura di Verbania, Olimpia Bossi - e se hanno consapevolmente partecipato o se si sono limitati a eseguire indicazioni provenienti dall’alto». Presto potrebbero esserci nuovi indagati.