Coronavirus e funerali, accordo Cei-Viminale: termoscanner e prete con mascherina

Funerali, si cambia: termoscanner e prete con la mascherina
di Franca Giansoldati
4 Minuti di Lettura
Venerdì 1 Maggio 2020, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 00:16

Città del Vaticano - Hanno trattato fino all'ultimo. Da una parte la Cei impegnata a non fare mancare alla gente la consolazione della fede, dall'altra medici, scienziati, virologi preoccupati di una eventuale fiammata del contagio nella fase 2. Alla fine i vescovi hanno dovuto recepire le richieste del Comitato Tecnico Scientifico, vista anche l'apertura del Papa. I funerali riprenderanno ad essere celebrati da lunedì con una serie di misure molto rigorose. Misure ritenute necessarie per evitare che il virus riprenda a circolare durante i riti funebri.

LEGGI ANCHE Coronavirus, per le Regioni dal 18 maggio riaperture differenziate

IL VADEMECUM
Tanto per cominciare oltre a controllare che il numero di «congiunti» non superi le 15 persone (in Francia tetto massimo è di 20), ogni parroco dovrà attrezzarsi. Dovrà individuare un addetto alla sicurezza e incaricarlo di prendere la temperatura corporea ai familiari del defunto.

Altra novità. Il termoscanner, che fino a ieri gli sherpa della Cei davano per certo che non si sarebbe mai utilizzato, è stato fatto digerire anche al mondo cattolico, esattamente come per negozi, banche e altre attività. Le parrocchie dovranno acquistare l'apparecchio oppure, in alternativa, potranno utilizzare un termometro digitale.

Monsignor Stefano Russo, segretario della Cei, ha inviato una nota complementare a quella del Ministero dell'Interno a tutte le diocesi italiane per dare informazioni pratiche ai vescovi, visto che da lunedì la Chiesa riprenderà l'attività pastorale dedicata ai defunti. «Anche per le celebrazioni all'aperto è prevista la misurazione della temperatura corporea. L'accesso dovrà essere bloccato a chi risulti avere una temperatura superiore ai 37,5° gradi», spiega Russo.
Nella nota inviata, invece, dal Viminale ai prefetti è stata fornita una traccia operativa ma senza mai entrare nell'ambito liturgico, una sfera propria della Chiesa.

LA NOVITÀ
La questione della comunione, per esempio, viene chiarita dalla Cei. Nel momento della distribuzione dell'ostia, aggiunge Russo, vanno evitati gli spostamenti. Dovrebbe essere il celebrante a recarsi ai posti, dove i fedeli al massimo quindici sono disposti nel rispetto della distanza sanitaria. «Il sacerdote indossi la mascherina, avendo cura di coprirsi adeguatamente naso e bocca, e mantenga a sua volta un'adeguata distanza di sicurezza». Si dovrà igienizzare le mani e dare l'ostia sulle mani dei fedeli ma senza toccarli. Vietatissimi i contatti fisici.

LA SANIFICAZIONE
L'altro aspetto che è stato sottolineato riguarda la sanificazione della chiesa. «Dovrà avvenire regolarmente mediante pulizia delle superfici e degli arredi con idonei detergenti ad azione antisettica», si legge nella nota partita dal Viminale.

Una volta terminata la messa è obbligatorio aprire tutte le finestre e le porte per il ricambio dell'aria. Se poi la parrocchia permette la celebrazione all'aperto la Cei e il ministero dell'Interno chiedono ai preti di privilegiare questa possibilità, rispettando sempre le distanze di sicurezza. Cosa che deve essere controllata anche nei cimiteri. Nel frattempo, in attesa di capire quando ci sarà il via libera per le messe feriali (che sono quelle meno affollate) la Cei e il Viminale continuano a consultarsi. Il timore vero del Comitato Tecnico Scientifico è l'impossibilità di prevedere quante persone possano andare a messa.

IL DIALOGO
Sullo sfondo c'è il lavoro di tessitura della Chiesa con il Governo, o meglio viceversa, dopo lo strappo di domenica scorsa. Il via libera alle messe dovrebbe scattare da lunedì 11 maggio. Anche se, appunto, l'accordo deve essere ancora sancito da un protocollo ufficiale. Ci sarà da capire, altro aspetto non secondario, se il comitato tecnico scientifico consiglierà all'esecutivo alcune prescrizioni per le zone del Paese considerate ancora a rischio. Una distinzione regionale, insomma. Intanto, c'è comunque un'altra certezza: le prime comunioni quest'anno non si svolgeranno, come d'abitudine, nel mese di maggio. E anche i matrimoni e i battesimi saranno a numero chiuso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA