«Chiedi scusa o sparo», l’inchiesta su Ruberti verso l’archiviazione

La lite ripresa nel filmato virale con urla e minacce non configurerebbe alcun reato

«Chiedi scusa o sparo», l inchiesta su Ruberti verso l archiviazione
di Giovanni Del Giaccio
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Lunedì 3 Ottobre 2022, 00:32 - Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 11:43

Verso l’archiviazione le indagini relative al video che ha coinvolto Albino Ruberti, ex capo di gabinetto del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e alcuni esponenti del Pd ciociaro. Una vicenda emersa in avvio della recente campagna elettorale, relativa a una cena del primo giugno scorso, quando Enrico Letta era stato a Frosinone per un comizio per le amministrative.

Cena finita con una lite furibonda tra lo stesso Ruberti, il sindaco di Giuliano di Roma Adriano Lampazzi e Vladimiro De Angelis, assicuratore e fratello del più noto Francesco, leader del Pd in provincia.


Lite nata su questioni calcistiche e degenerata sulle candidature alle regionali del 2023, quando ancora non era caduto il governo Draghi.

Poi la situazione è precipitata, sono state indette elezioni politiche anticipate e il video è spuntato «cinque minuti dopo la firma della mia accettazione di candidatura» - disse nei giorni successivi Francesco De Angelis, il quale dopo il clamore suscitato dalla vicenda ha rinunciato al posto in lista sul proporzionale, a Roma.

 
GLI ACCERTAMENTI
A dire il vero il video era circolato già nella campagna per le amministrative di Frosinone, “offerto” al candidato sindaco (poi eletto) Riccardo Mastrangeli e al primo cittadino dell’epoca, Nicola Ottaviani, nel frattempo divenuto deputato della Lega. Dissero «no grazie», fino a quando le urla riprese quella notte, le minacce di morte, l’invito a inginocchiarsi e chiedere scusa ai fratelli De Angelis da parte di Ruberti, è finito sul “Foglio” e poi su tutti i media. 
In Procura a Frosinone il riserbo continua a essere massimo, il fascicolo non è ancora chiuso ma gli elementi raccolti sulla lite non portano a ipotizzare reati. Diverso il discorso sulla diffusione del video. Qualche giorno dopo l’uscita e l’attenzione che si concentrò sull’attività della Asl e in particolare le polizze con le agenzie di Vladimiro De Angelis uscì un comunicato nel quale si affermava che si sarebbe «andati fino in fondo». 


La campagna elettorale ha fatto scendere il silenzio sull’argomento, ma l’attività della Procura non si è fermata e gli accertamenti avrebbero escluso legami tra la lite al ristorante e affari con le polizze e le proroghe. La stessa Asl, interessata dalla Regione Lazio a ricostruire i vari passaggi, aveva sottolineato come non ci fossero «incongruenze» nei contratti sottoscritti e prorogati.


GLI SVILUPPI
Ma l’inchiesta non è finita, anzi, e si concentra su chi ha diffuso il video, offrendolo prima al centro-destra di Frosinone e poi al “Foglio”. Nessuno scambio di denaro, a quanto emerge, ma l’intento preciso di mettere in difficoltà chi si era reso protagonista della lite furibonda. Raggiunto? Ruberti si è dimesso immediatamente, De Angelis non si è candidato al Parlamento - dove visti i recenti risultati nemmeno sarebbe stato eletto - quindi obiettivo centrato? Chissà. 


Il vero motivo dello scontro era legato alle Regionali, all’appoggio del consigliere regionale Mauro Buschini alla candidatura di Daniele Leodori anziché a quella gradita a Roma di Enrico Gasbarra, ma anche al fatto che in caso di sconfitta nel Lazio ci sarebbe un solo eletto in Ciociaria e quindi nessuna garanzia per Sara Battisti, compagna di Ruberti e nel 2018 in “ticket” con Buschini. 
Diffondere il video, oltre a mettere a nudo quelle divisioni e ad avere le conseguenze note, puntava però anche al posto che Francesco De Angelis ricopre al Consorzio industriale del Lazio. In molti hanno chiesto le sue dimissioni, ma lui ha fatto sapere che non ci pensa proprio e anzi già aver rinunciato alla candidatura (e alla campagna elettorale) «senza avere fatto nulla» gli è costato molto.


D’altro canto la nomina è regionale, pochi mesi e si saprà chi verrà scelto alla guida del Consorzio dal prossimo presidente. Resta il dubbio sulla “mano” che ha allungato il video e sul conseseguente ricatto e su questo la Procura non lascerà nulla di intentato.
 

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