NAPOLI Si chiama Francesco Pio Valda, ha solo vent'anni, ed è in carcere perché considerato il presunto assassino di Francesco Pio Maimone, ucciso nella notte tra domenica e lunedì da un proiettile vagante nel pieno della movida scatenata di Mergellina, a Napoli. Francesco Pio, la vittima, e Francesco Pio anche il carnefice, per una di quelle fatalità tragiche che balza subito agli occhi. Valda è stato fermato ieri poco prima di mezzogiorno nella sua casa di Barra dagli agenti della Squadra Mobile guidata dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini, che erano sulle sue tracce già da lunedì sera, quando le indagini avevano consentito di stringere il cerchio intorno allo sparatore, inquadrando anche il contesto complesso nel quale sarebbe maturato il delitto.
LA RICOSTRUZIONE Francesco Maimone, diciottenne pizzaiolo dalla faccia pulita e dalla fedina penale immacolata, ha pagato con la vita la più assurda delle circostanze che in una città come Napoli pure possono trasformarsi in una fatalità senza appello: quella di essersi trovato nel posto sbagliato, al momento sbagliato. È morto per essere capitato lungo la traiettoria di un colpo di pistola esploso da Valda, che - al culmine di una scena folle - ha estratto l'arma che aveva in tasca senza esitare a puntarla contro altre persone, altri giovani che aveva forse riconosciuto come "nemici" del Rione Traiano.
L'ACCUSATO Francesco Pio Valda è il rampollo di una tristemente nota famiglia di criminali di Barra, quartiere della periferia occidentale cittadina. È figlio del capoclan Ciro (deceduto) e fratello di Luigi, un altro giovane violento che aveva fatto parte di un commando di fuoco che - sempre a Barra - esplose colpi d'arma da fuoco contro un 16enne, ferendolo alla schiena. Ma c'è di più: finito nei guai quando era minorenne e denunciato per possesso di droga, Francesco Pio Valda era stato messo alla prova e "riabilitato" per meriti sportivi (in qualità di coach di una squadra di calcio minore). Nelle ore successive alla morte del povero Maimone, i poliziotti avevano raccolto testimonianze importanti e - soprattutto - visionato i filmati degli impianti di videosorveglianza presenti nell'area degli chalet di Mergellina e dell'intero lungomare. Secondo la ricostruzione, il ventenne fermato avrebbe estratto la pistola, facendo fuoco ad altezza d'uomo e premendo almeno tre volte il grilletto. Di qui la contestazione mossa dai magistrati: omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso.
LA CATTURA Ieri mattina Francesco Pio Valda viene trovato dai poliziotti nella casa delle "palazzine" di Barra dove abita. Gli agenti procedono anche ad una perquisizione, che riguarderà anche il guardaroba del fermato, per individuare eventualmente gli abiti che indossava nel momento in cui commetteva l'atroce delitto. Subito dopo, il trasferimento in Questura e l'interrogatorio. Secondo indiscrezioni, il ventenne avrebbe fatto dichiarazioni spontanee da inquadrare in un contesto difensivo connotato anche da parziali ammissioni. Fatto sta, però, che pur avendo avuto il tempo di valutare ogni possibile considerazione su quanto avrebbe causato il proprio comportamento, il ragazzo non ha mai avuto la coscienza di costituirsi alla polizia. Sempre grazie all'indagine-lampo degli investigatori, si è ricostruita pure la fase immediatamente successiva alla sparatoria: Francesco Pio Valda sarebbe fuggito dalla scena del crimine a piedi, venendo anche ripreso da una telecamera di videosorveglianza stradale. Nelle prossime ore si terrà l'udienza di convalida del fermo, scattato perché sussistono le condizioni del pericolo di fuga e dell'inquinamento delle fonti probatorie.
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