Francesco Pio Maimone ucciso a Napoli: «L'altro ha sparato ad altezza d'uomo per dimostrare che la pistola era vera»

Francesco Pio Valda in manette: il ventenne è accusato di omicidio aggravato dal metodo mafioso

Francesco Pio Maimone ucciso a Napoli: «L'altro ha sparato ad altezza d'uomo per dimostrare che la pistola era vera»
di Leandro Del Gaudio
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Giovedì 23 Marzo 2023, 09:59 - Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 08:48

Ha sparato ad altezza d’uomo e lo ha fatto per uccidere. E ha premuto il grilletto quando ha avuto la percezione chiara che stava avendo la peggio, sia da un punto di vista fisico (aveva ricevuto un calcio ed era incalzato da altri facinorosi), sia da un punto di vista morale (quando lo hanno provocato sulla sua tempra da pistolero). Ha sparato nel preciso momento in cui, nel pieno della zuffa, qualcuno ha osato mettere in discussione che la pistola che impugnava fosse un’arma vera. Appena gli hanno rinfacciato che i primi colpi erano «a salve», ha deciso di non tenersi l’affronto e ha abbassato il braccio, dopo aver esploso i primi due colpi in aria e ha fatto fuoco ad altezza d’uomo: ha c’entrato il cofano di un’auto, mandando in frantumi un vetro e ha provato a uccidere uno degli aggessori. È stato in questo momento che ha centrato e ucciso Francesco Pio Maimone, un lavoratore incensurato di 18 anni che nulla aveva a che spartire con le ragioni del litigio, con le logiche di violenza e di sopraffazione che animano le notti di Mergellina e della mala movida a Napoli: quelle - per intenderci - che spingono i pm della Dda partenopea a fare un’analisi impietosa.

Sentiamoli, i pm: «Mergellina è diventata territorio neutrale, dove si confrontano giovani appartenenti alle famiglie di camorra, che assumono atteggiamenti spavaldi e di prevaricazione nei confronti di altri gruppi pronti a lanciare la sfida lanciata anche per futili motivi». È questo il contenuto del fermo a carico di Francesco Pio Valda, il ventenne finito in manette con l’accusa di omicidio aggravato dal metodo mafioso.

Difeso dal penalista Antonio Iavarone, questa mattina il presunto assassino del 18enne è atteso dinanzi al gip per la convalida del fermo, chiamato a rispondere alle accuse emerse al termine del lavoro della Mobile. Inchiesta condotta dai pm Antonella Fratello e Claudio Onorati, agli atti ci sono testimonianze rese da alcuni soggetti che hanno preso parte alla rissa, ma anche il contenuto di una intercettazione in cui si ascolta la voce del presunto assassino, mentre riceve la soffiata di un complice, che lo invita ad allontanarsi dalla casa della nonna perché la polizia lo sta cercando.

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Ma andiamo con ordine, alla luce del provvedimento di fermo che tiene in cella Valda. Testimonianze e immagini confermano un dato su tutti: il 18enne di Pianura è stato colpito per caso, in via puramente accidentale, essendo estraneo (e lontano alcuni metri) rispetto alla rissa scoppiata tra due gruppi rivali. Da un lato quello di Valda, ritenuto vicino al clan Aprea di Barra; dall’altro un gruppo di soggetti di rione Traiano. Tutti ammassati all’esterno dello chalet da Sasà di Mergellina, in una sorta di “polveriera” a cielo aperto, a giudicare dal numero di pregiudicati censiti il giorno dopo dalla Mobile. E appare confermato anche un altro dato. Il litigio nasce per un pestone accidentale ricevuto da Valda, che gli avrebbe macchiato una scarpa. Non una scarpa qualsiasi, ma un modello griffato Louis Vuitton, roba da mille euro a paio.

Ecco come descrivono la scena della lite, alcuni soggetti interrogati dagli agenti: «Un ragazzo che usciva dallo chalet fortuitamente è salito sopra le scarpe di Francesco Pio Valda, in quell’istante si è creata la prima discussione. Valda ha detto al ragazzo di fare attenzione, in quanto quelle scarpe erano costose, erano marca Louis Vuitton da mille euro. E il ragazzo gli ha risposto che gliene avrebbe comprate dieci paia». Una provocazione, un guanto di sfida, lanciato da un soggetto ritenuto legato alla più importante piazza di spaccio di Napoli, parliamo della zona della Loggetta al rione Traiano. Apriti cielo. Un affronto che ha scatenato l’inferno. Nella zuffa, è giunto anche un uomo di 50 anni, che avrebbe sferrato un calcio a Valda, che sarebbe stato inseguito, fino ad estrarre un’arma che aveva nascosto tra i pantaloni. Una calibro 38 special, revolver con il colpo in canna.

Spiega un altro testimone: «Quando siamo tornati a Barra, abbiamo incontrato Francesco Pio Valda, che mi ha detto di aver sparato prima due colpi in aria, poi, siccome gli avversari gridavano che erano colpi a salve, lui, per dimostrare che la pistola era vera ha sparato due colpi in aria, poi uno nel vetro di un’autovettura modello 500...». Colpi ad altezza d’uomo, per uccidere e dimostrare la propria consistenza criminale, come chiariscono i pm che hanno firmato il fermo. E non ci sarebbe stato alcun ripensamento da parte del presunto killer, anche quando una ragazza del gruppo che fa ritorno in quel di Barra, lancia l’allarme sulle conseguenze drammatiche della scena da far west. Spiega un testimone: «Una ragazza che non conosco ci ha avvisato che c’era un ragazzo a terra che non respirava e che erano giunte le forze dell’ordine». È uno dei punti messi in rilievo da parte del capo della Mobile Alfredo Fabbrocini, nel corso di una conferenza stampa all’indomani degli arresti del ventenne di corso Sirena. C’è chi ha fornito indicazioni, ma anche chi ha taciuto dinanzi alle domande degli inquirenti.

 

Ma agli atti dell’inchiesta spuntano anche alcune telefonate, intercettate la mattina dopo il delitto. Sono le 11.36, quando Francesco Pio Valda conversa con un uomo non identificato, che lo avvisa di scappare, perché sono in corso indagini per omicidio. La più classica delle soffiate, per giunta da parte di un soggetto che era uscito da poco dalla Questura per i controlli di rito.

Ecco il testo dell’intercettazione: Uomo: «Vattene via, vedi di andartene, vestiti presto e vattene, fratello». Francesco Pio Valda: «Perché?». Uomo: «Hanno preso tutti quanti, stamattina alle sette ci sono venuti a prendere alle sette, erano in dieci, ora sto in via Medina...». Francesco Pio Valda: «Mica hanno preso anche il parente, capiscimi, ma non fare il nome...». Uomo: «Vestiti, fai presto, stanno venendo a casa».

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