Pedinato per 3 anni, accusato di fingere la malattia: il giudice assolve il finanziere

Venezia: la storia Domiziano Danieli, 59 anni. «Il fatto non sussiste»

Pedinato per 3 anni, accusato di fingere la malattia: il giudice assolve il finanziere
di Nicola Munaro
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Lunedì 6 Febbraio 2023, 10:27 - Ultimo aggiornamento: 8 Febbraio, 13:59

QUARTO D’ALTINO - Tre anni di inchiesta, tre anni di pedinamenti, di accertamenti sui conti bancari e sui telefoni per arrivare a provare che il maresciallo aiutante della Guardia di Finanza, Domiziano Danieli, 59 anni, salentino di origine e da oltre vent’anni residente a Quarto D’Altino (a seguito di minacce subite dalla Sacra Corona Unita) e in servizio alla Compagnia di Portogruaro, aveva simulato malattie con l’obiettivo di non lavorare e ricevere comunque lo stipendio. Una truffa, secondo la procura militare di Verona. Nulla di tutto questo, invece, per il tribunale militare scaligero che ha assolto il maresciallo - difeso dall’avvocato Antonio Maria La Scala, ex ufficiale della Finanza - perché «il fatto non sussiste». In altre parole assoluzione piena, oltre ogni ragionevole dubbio.

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LA STORIA

Le radici della vicenda sono in un incidente stradale che il maresciallo Danieli aveva avuto nel 2014 mentre era in servizio. Da quell’uscita di strada aveva riportato una serie di problemi: cervicalgia acuta, vertigini, blocco lombare cervicale e poliartralgie. Tutte malattie riconosciute da certificati medici e che gli avevano impedito di tornare a lavoro. Nel 2018 però la Finanza, per notificargli un atto, si accorge che il militare non era nella sua casa di Quarto D’Altino, ma in Puglia, nel Leccese, a trovare la sua famiglia d’origine. Ne era nata un’inchiesta fatta di pedinamenti fino nel Sud Italia per vedere come si comportasse il cinquantanovenne e se il suo stile di vita fosse compatibile con la malattia denunciata.

Le indagini erano proseguite per tre anni: i vertici delle Fiamme gialle avevano messo a segno anche accertamenti bancari per ricostruire, attraverso i pagamenti elettronici, gli spostamenti dell’uomo. E lo stesso obiettivo era da raggiungere con il controllo dei tabulati telefonici e delle celle agganciate durante le chiamate. In due casi gli era stata mandata anche una visita fiscale a casa sua a Quarto D’Altino, dov’era stato trovato e dove gli erano state riconosciute le malattie citate dai certificati medici. Per andare fino in fondo la Finanza gli aveva imposto un visita medica all’ospedale militare di Padova: malattia per «dipendenza da servizio», la diagnosi dei medici.

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IL PROCESSO

«Le patologie non erano simulate bensì veritiere ed oggettivamente documentate; in più anche l’attività di pedinamento ed analisi tabulati telefonici e conti correnti ha prodotto soltanto dati che attestavano una ordinaria vita da parte del militare. Sono stati impiegati uomini, risorse e mezzi per individuare un profilo che avrebbe potuto essere facilmente accertabile con la semplice analisi della ingente documentazione medica in possesso della stessa guardia di finanza» ha detto l’avvocato La Scala nella sua arringa, per rispondere alla richiesta di tre anni di reclusione proposta dalla procura militare. Tesi rimandata al mittente dal tribunale che, carte alla mano, ha assolto il maresciallo. Esito identico ai procedimenti di fronte al Tar e al Consiglio di Stato, che hanno visto vincitore il militare, in questo fronte assistito dall’avvocato Manlio Ferrario.

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