Fatima, svolta nella morte della bimba di 3 anni a Torino: il patrigno la buttò giù dal balcone

Le accuse della madre confermate dai rilievi: "Non è stato un incidente"

Fatima, svolta nella morte della bimba di 3 anni a Torino: il patrigno la buttò giù dal balcone
di Giacomo Nicola
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Sabato 9 Aprile 2022, 07:26 - Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 19:05

Non si è trattato di un incidente. La piccola Fatima è stata gettata dal patrigno dal balcone. Un volo che non le ha lasciato scampo. C'è una svolta nell'indagine sulla morte della piccola, precipitata a soli tre anni dall'ultimo piano di una palazzina in via Milano 18, poco lontano dal centro di Torino lo scorso gennaio. Il giudice per le indagini preliminari Agostino Pasquariello ha ordinato una nuova misura di custodia cautelare in carcere nei confronti dell'ex compagno della madre della bimba, Mohssine Azhar, contestando questa volta l'omicidio volontario. E dire che tra qualche giorno sarebbe dovuto tornare in libertà. Doveva essere scarcerato martedì per decorrenza dei termini di custodia cautelare e c'era la possibilità chi intendesse partire per la Tunisia. Ci sono anche queste considerazioni dietro la decisione della procura di Torino di chiedere un nuovo provvedimento restrittivo a suo carico.
Subito dopo la morte di Fatima, l'uomo, marocchino di 32 anni difeso dall'avvocato Alessandro Sena, era stato arrestato per omicidio colposo. L'ipotesi iniziale degli inquirenti era che avesse fatto scivolare giù la bambina. Ma ora l'accusa diventa per omicidio doloso.

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LA RICOSTRUZIONE
Tesi che la pm Valentina Sellaroli, che coordina l'inchiesta della squadra mobile, cercava di provare fin dall'inizio.

E che adesso, dopo che il gip ha accolto la nuova richiesta della procura, diventa un assunto avallato anche dal giudice per le indagini preliminari. «L'ha afferrata e lanciata di sotto», ha raccontato la madre agli investigatori. Quella sera, secondo alcuni testimoni, Mohssine aveva bevuto molto ed era, forse, sotto l'uso di sostanze stupefacenti. Mentre si trovava nella sua mansarda con altri connazionali, la piccola Fatima era salita da lui per prendere un regalo. La madre, Lucia Chinelli l'aveva seguita su in mansarda. Secondo gli inquirenti, in casa di Mohssine sarebbe nata una lite. E lui, dopo avere afferrato la piccola e averla scaraventata a terra, avrebbe urlato: «La bambina è mia». Per poi lanciarla giù dal ballatoio. L'indagato ha sin dall'inizio negato ogni sua colpa. «Io volevo bene a Fatima. Giocavamo al vola vola. La tenevo in braccio sul ballatoio. Mi è scivolata giù all'improvviso. Non le avrei mai fatto del male». Le parole di Mohssine sarebbero però messe in discussione, secondo la procura, dai rilievi della Scientifica e della squadra mobile, dalla perizia del medico legale Roberto Testi e da altre due consulenze tecniche effettuate sulla traiettoria del volo della bambina: Fatima non sarebbe scivolata accidentalmente. Qualcuno l'avrebbe lanciata in avanti, un metro e sessanta più in là rispetto al muro. I traumi su cranio, schiena e naso, la posizione del corpicino nel cortile, l'assenza di ulteriori segni o macchie di sangue su ballatoio, tetto e ringhiera confermerebbero, secondo i periti, l'ipotesi più agghiacciante: una spinta, violenta e diretta, giù dal quinto piano. Una telecamera di sorveglianza ha ripreso il momento dell'impatto sull'asfalto: il filmato è breve (un paio di secondi) ma, sempre secondo gli esperti, permette di capire che la traiettoria è stata a parabola. Non solo: se Fatima fosse stata davvero lanciata in aria, sia pure per gioco, avrebbe toccato il sottotetto, e il suo corpicino, precipitando, avrebbe seguito un altro percorso.

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