​Fase 2, distanze minime e capienze: prove generali sui trasporti

Fase 2, distanze minime e capienze: prove generali sui trasporti
di Camilla Mozzetti e Umberto Mancini
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Lunedì 4 Maggio 2020, 00:35 - Ultimo aggiornamento: 06:55

L'Italia si rimette in moto con oltre 4 milioni di persone che, da oggi, torneranno a circolare per recarsi a lavoro e non solo. Molti di loro utilizzeranno i mezzi pubblici: bus, metro, tram. E il Paese si troverà di fronte a una prova importante, dimostrare che il sistema di trasporti per la Fase 2 - elaborato dal governo e applicato dalle singole Regioni - sia consono nel rispettare i limiti interpersonali di distanza nell'ottica anti-contagio. Non tutto potrebbe filare liscio, complice la difficoltà di garantire i controlli a bordo delle vetture, mentre sempre il governo sta studiando un piano di finanziamenti per aiutare le aziende del trasporto pubblico a risalire la china dopo mesi di stop, caratterizzati dal crollo del traffico passeggeri e, di riflesso, dai mancati incassi. Ogni Regione ha attivato un piano per l'uso dei mezzi pubblici contingentando gli ingressi - dalle stazioni della metro alle capienze delle vetture, ai treni - ma i nodi sono molti. Soprattutto per le grandi città, Roma in primis, che si troverà nella migliore delle ipotesi a fronteggiare un flusso di almeno 100 mila utenti solo per oggi. Proprio nella Capitale l'Atac, la municipalizzata dei trasporti, ha apposto all'interno dei mezzi degli adesivi per indicare dove le persone possono accomodarsi o stare in piedi.

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Alla fine gli spazi indicati sono molto inferiori rispetto alla soglia della capienza massima al 50%. Ad accorgersene è stato l'assessorato ai Trasporti anche se l'azienda, pur rispondendo che garantirà il 50% massimo, spiega che i conti sono stati fatti tenendo conto del metro lineare di distanza. Anche Milano e Napoli sono pronte con un piano di trasporti per la Fase 2. Nel capoluogo partenopeo la metropolitana, ad esempio, viaggerà con massimo 120 persone rispetto alle abituali 800. Ma il nodo principale riguarda le verifiche soprattutto nella Capitale dove a fronte di 1.450 vetture circolanti la maggior parte dei controllori sarà spedita in strada alle stazioni e ai capolinea per dare informazioni all'utenza lasciando le vetture scoperte di verifiche. Il compito ricadrà principalmente sugli autisti - e questo anche a Milano - che promettono a Roma già rientri autogestiti in rimessa se non verranno garantiti i limiti minimi di sicurezza. 



In questo scenario c'è poi il problema economico delle aziende dei trasporti che il governo sta pensando di affrontare con un fondo di compensazione da almeno 700-800 milioni. Per cercare di aiutare, quanto meno in questa prima fase, le aziende del trasporto pubblico a superare l'emergenza legata al coronavirus. Una crisi che sembra la tempesta perfetta. Con maggiori costi fissi, di fatto incomprimibili, e il taglio simultaneo dei ricavi visto che i posti a disposizione, l'offerta ai passeggeri, sarà meno del 50%, visto che la distanza da fare rispettare, sulle metropolitane così come sui bus, deve essere di almeno un metro. E poi ci sono le spese per la sanificazione, quelle legate alrestyling dell'offerta con posti e prenotazioni a scacchiera, fino alla sicurezza del personale e, ovviamente, dei clienti. Da qui l'idea del Ministero dei Trasporti di inserire nel prossimo decreto, quello da varare ai primi di maggio, di una norma ad hoc per ristorare le aziende del Tpl, il trasporto pubblico locale, e non solo loro. Un primo contributo da utilizzare subito per evitare squilibri di bilancio ancora più gravi dopo la quarantena di questi mesi. A soffrire oltre a bus e metropolitane, ci sono anche treni ed aerei. Ma per quest'ultimi i provvedimenti di soccorso potrebbero avere una cornice più ampia, di stampo europeo. In attesa che il quadro si chiarisca, gli amministratori locali e le associazioni di categoria hanno già fatto arrivare sul tavolo della ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli le prime stime economiche sui danni subiti.

E le cifre presentate sono ovviamente ben superiori agli 800 milioni di cui si sta ragionando al Mit. Non è chiaro se lo sbilancio complessivo - tra minori introiti legati al calo del traffico e alle restrizioni disposte dal governo - possa arrivare fino a quota 5 miliardi, mettendo insieme appunto ferrovie, autobus urbani ed extraurbani, linee metropolitane e comparto aereo e marittimo. Ma è evidente che solo le Fs in questo periodo hanno visto quasi azzerato il traffico, mentre Alitalia ha messo a terra quasi tutta la flotta. Stesso discorso ovviamente anche per il gruppo Ntv dei treni Italo o per il comparto dei traghetti. Per il bilancio finale bisognerà aspettare ancora qualche mese, di fatto però c'è il rischio che quasi sei mesi di attività vengano bruciati dalla pandemia. Per questo, per dare un supporto immediato, il governo pensa ad un piano in due tranche, 800 milioni subito, inserendo la norma nel decreto in arrivo, e un secondo intervento più organico dopo l'estate, quando la situazione, si spera, sarà più chiara. 
 

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