Elezioni regionali e referendum: quei seggi a prova di assembramenti

Elezioni regionali e referendum: quei seggi a prova di assembramenti
di Francesco Malfetano
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Lunedì 21 Settembre 2020, 07:00

Mascherine obbligatorie, gel igienizzante e percorsi anti-assembramento non sono bastati. Non del tutto almeno. Ieri infatti, per buona parte della giornata, i seggi della Capitale sono apparsi semi-deserti. «Non serve neanche che aiutiamo gli anziani a saltare la coda» spiega uno dei tanti operatori della Protezione civile dispiegati appositamente a Roma come nel resto del Paese, «La coda non c'è».
Il primo giorno di voto durante la Pandemia è quindi scivolato via rapido. Dalle 7 alle 23 i temuti capannelli di persone, che pure messi comunali e poliziotti erano pronti a spezzare, non si sono visti e le operazioni non hanno subito grossi intoppi.



«Alzi la mascherina sul naso» si è sentito ogni tanto all'ingresso dei seggi oppure, più spesso, praticamente ad ogni votante, «Igienizzi le mani prima di prendere la matita per cortesia». In realtà però, «Non c'è stato nessun episodio strano» dicono alcuni degli scrutatori di via Reggio Calabria, nel quartiere Nomentano. «Eravamo un po' preoccupati ma tutti rispettano le regole e soprattutto ci sono tantissimi anziani» confermano davanti ai cancelli della scuola Vincenzo Cardarelli, in zona Portuense, a una manciata di metri dall'ospedale Spallanzani. «Qui non è venuta tanta gente e anche se è triste così va tutto bene» dice Riccardo, arrivato in coppia con la moglie Stefania. «La verità è che le scuole sono fatte per i bambini, senza di loro rimbombano vuote - chiosa Luisa, mamma di un 11enne appena uscita dallo stesso seggio - Oggi sicuramente non l'ho portato con me per votare, un rischio inutile».

SENSAZIONI
L'Italia che è andata al voto ieri in pratica, è un Paese assonnato e con i capelli grigi che, in tenuta domenicale e mascherina d'ordinanza, ha scoperto l'ennesimo nuovo modo di intendere una parte della propria vita, quella elettorale. Una nuova normalità fatta di code ordinate e distanziate, profumo di gel igienizzante in ogni ambiente e più silenzio del solito. Il divieto di assembramenti e gli operatori inviati nei seggi per farlo rispettare, quando serviva si sono fatti sentire. «Ho sensazioni sovietiche» dice sorridendo Fabrizio, 88enne che uscendo dal seggio di via della Rondinella, in pieno centro a Roma, a qualche passo dal ponte S. Angelo, prima mostra la scheda elettorale piena zeppa di timbri e poi rimarca: «Quando è caduto il Muro già non ero più un ragazzino ma una situazione così in Italia non pensavo di vederla».

«Però vorrei dire che anche in mascherina votare è una cosa bellissima» si intromette Marco che di anni ne ha 72 e non vede l'ora di inforcare la matita.
«Una domenica elettorale classica» spiegano due poliziotti fuori da un seggio dei Parioli, «Solo che c'è più rispetto delle altre volte. Addirittura meno confusione, la gente fa più attenzione e poi ormai sa già come deve fare».

FUNZIONARI
E anche i messi comunali, tra un invito ad uscire e un non posso parlare, sembrano soddisfatti. «La macchina funziona» si limitano a dire. Nessun commento neanche sulla diserzione improvvisa di almeno 250 tra scrutatori e presidenti di seggio nella sola Capitale (il fenomeno ha colpito tutta Italia). All'uscita però le cose vanno diversamente. «Io sono stata reclutata solo sabato per fare la presidente della sezione - racconta ad esempio Paola, agente della Polizia Municipale - ma proprio non ne trovavano». «Finalmente un po' d'aria - dice invece M. che, poggiato alla ringhiera appena fuori un seggio del quartiere Prenestino, si accende una sigaretta - con la mascherina tutto il giorno è dura» ma passa subito.

«C'è il gel da fornire a ogni sezione, i pacchi di guanti da sostituire, le matite da cambiare e da vigilare sul distanziamento». E viene rispettato? «Qualcuno che non pensa al distanziamento c'è, ma quasi tutti entrano, votano ed escono, come se volessero fare il più in fretta possibile». Un voto mordi e fuggi, guidato dal timore. «È stato straniante» racconta fuori dalla scuola Saffi, in via dei Sardi, a San Lorenzo, Federica, 19 anni e nessun'altra presenza alle urne in passato, «Ma non potevo starmene a casa».
 

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