Alessandro e Martina. Ed Elena Del Pozzo. Quando i cronisti chiedono ai carabinieri di Catania quale sentimento, con quale disposizione d'animo la mamma di Elena, Martina Patti, ha raccontato agli investigatori quello che ha fatto sul corpo della figlia, loro rispondono che era «fredda». Durante la confessione dell'omicidio di Mascalucia non c'era più quella disperazione messa in scena durante la denuncia del finto rapimento.
Ma Martina non ricorda tutto quello che è successo ieri. Gli investigatori hanno invece scavato tra i ricordi di questa famiglia catanese. E allora, bisogna parlare di Alessandro Del Pozzo e Martina Patti. Ventiquattro anni tutti e due e una relazione finita, nonostante l'arrivo di Elena, 4 anni fa. Ma i figli non ricompattano. In questo caso, i carabinieri usano proprio questo verbo: ricompattare. Segno che le vite di Alessandro e Martina erano uscite dai binari della convivenza e del «rispetto reciproco». Anche questo mancava, sottolinea chi ha interrogato la donna che ha confessato l'omicidio di sua figlia. Gelosie e violenze si sono consumate negli anni passati, riferiscono nella lunga conferenza stampa il comandante provinciale Rino Coppola e Piercarmine Sica, il comandante del Reparto Operativo.
Non era una famiglia felice, dicono i militari. Dicono che la gioia della bimba «non è servita», non era riuscita a ricompattare una coppia che era scoppiata da tempo. I genitori di Elena si erano separati. Alessandro da poco aveva trovato una nuova compagna. Qui, in queste vite che si biforcano e prendono altre strade sarebbe maturato il movente. Nel tentativo non riuscito di essere di nuovo felice, nelle tensioni continue tra le famiglie della coppia. I genitori e la sorella di Alessandro che accusano Martina di picchiare la piccola e di far di tutto per "incastrare" l'ex.
Quel che hanno potuto capire gli investigatori in queste ultime ventiquattro ore è che il movente che ha armato mamma Martina è la gelosia. La gelosia di sapere e immaginare l'ex compagno, felice, con un'altra donna. E poi un'altra gelosia l'avrebbe divorata, quella che anche sua figlia potesse rivolgere attenzioni e affetto alla nuova compagna del suo papà. Anche se lei, un movente, di questo omicidio che, secondo i carabinieri, è premeditato e pluriaggravato, non lo ha dato. Lei non ha ammesso questa versione. Lei non ha detto che era gelosa ai carabinieri.
Ma Elena aveva raccontato ai nonni paterni di aver conosciuto la nuova fidanzata di Alessandro. Dai racconti sembrava che la serata era andata bene, molto bene. Troppo forse per Martina che probabilmente si è sentita estranea e respinta da una situazione di complicità che non la contemplava. Ma è il regno delle congetture. Questo dolore carsico che l'ha portata ad afferrare una zappa da giardino e una pala per sistemare con diligenza l'orrore dentro un sacco, emerge dai racconti dei parenti, anche loro a lungo ascoltati dai carabinieri. Si torna lì, dunque, al rapporto di questi due ex coniugi.
Alessandro e Martina avevano vissuto momenti turbolenti. Quattro anni fa la mamma di Elena aveva denunciato il marito per maltrattamenti. Poi Alessandro era rimasto invischiato in una storia di spaccio di droga. E un anno e mezzo fa era stato anche arrestato per rapina. Ne è uscito solo un anno dopo, prosciolto, non c'entrava nulla con quell'assalto ma aveva ricevuto delle minacce anonime. «Stai zitto», si leggeva nel biglietto recapitato. Martina ha usato quelle minacce per corroborare il finto rapimento, per inscenare un odio rivolto contro il marito, lei e la loro figlia. Il rapimento o la sua montatura, dopo tutto, consentiva di essere ancora una famiglia.
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