Eitan, eredità e risarcimenti: i parenti in guerra. «Forse il denaro ha un ruolo»

Eitan, eredità e risarcimenti: i parenti in guerra
di Claudia Guasco
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Venerdì 17 Settembre 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 16:14

dal nostro inviato
PAVIA Tensioni famigliari, dissidi religiosi ma anche questioni economiche. Con accuse da una parte e dall'altra. La prima a lanciare il sasso è stata Esther Cohen, la nonna materna di Eitan, unico sopravvissuto alla strage della funivia del Mottarone costata la vita a quattordici persone. Indagata con l'ex marito Schmuel Peleg per sequestro di persona aggravato, in un'intervista a un quotidiano israeliano ha spiegato che la storia del nipotino ha toccato il cuore di tante organizzazioni benefiche raccogliendo centinaia di migliaia di euro a favore del bimbo. «Forse il denaro ha un ruolo», ha insinuato Etty.

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Eitan, contesa economica 

Nello schianto della cabina numero 3 Eitan ha perso i genitori, il fratellino e i bisnonni materni.

E ora è un bambino diviso a metà: la zia paterna Aya Biran, con il marito Or Nirko, ha ottenuto la tutela legale del piccolo che stava rinascendo con le cugine nella villetta di Travacò Siccomario, il nonno materno Schmuel Peleg con un atto di forza l'ha riportato a Tel Aviv. Una contesa nella quale gli interessi economici, si rinfacciano i familiari, hanno un peso. C'è la cospicua eredità dei bisnonni Itshak e Barbara Cohen, morti nella gita sul Mottarone, ma arriveranno anche i risarcimenti a Eitan quando saranno definite le responsabilità dell'incidente. Si tratta di diversi milioni di euro. Entrambi i rami della famiglia dicono di agire «per il bene del bambino», ma l'uno contro l'altro si rinfacciano che, dietro l'amore per Eitan, c'è sia anche l'ombra del denaro. Or Nirko ha raccontato che il bisnonno materno era molto legato alla nipote e ciò lascia supporre che proprio a lei abbia lasciato in eredità buona parte del suo ingente patrimonio: ora che la mamma non c'è più, Eitan è il primo discendente diretto per questa parte di denaro.

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Quanto ai risarcimenti, aumentano in proporzione alla giovane età delle vittime: Amit Biran aveva trent'anni, Tal Peleg 27, Tom solo due anni. E lo stesso Eitan ha subito lesioni gravissime, tanto che ancora oggi cammina con un girello. Ma per una tragedie delle proporzioni del Mottarone la sofferenza interiore, cioè il danno morale, può essere risarcita anche al di fuori dei criteri oggettivi di legge poiché - come ha stabilito una sentenza della Cassazione del 2016 - «tali conseguenze non sono mai catalogabili secondo universali automatismi, poiché non esiste una tabella universale della sofferenza». A ciò si aggiungono le raccolte fondi. Una, in particolare. Quella con cui la famiglia Peleg ha racimolato circa 150 mila euro tramite il sito israeliano Giusmehalev. Il denaro, stando alla dichiarazione d'intenti vidimata da un avvocato, doveva servire «per il sostentamento in Italia e le spese processuali del bambino». Ma dopo la pioggia di adesioni, nei giorni scorsi sono arrivate anche le richieste di rimborso. Alcuni donatori, spiega l'emittente locale Canale 12, «sono furiosi e dicono che il loro denaro sarebbe in realtà servito a pagare il volo privato con cui Peleg ha riportato Eitan a Tel Aviv».

Il viaggio

Ieri Aya Biran e Or Nirko sono rimasti in silenzio, per celebrare la festività dello Yom Kippur: sono usciti in auto solo per andare a trovare le figlie, protette dal clamore a casa di un'amica. Hanno già il biglietto per Tel Aviv, la partenza prevista per le prossime ore. Aya ha chiesto al tribunale israeliano l'immediato ritorno del piccolo in Italia, attivando la convenzione dell'Aja che prevede il rientro del minore «presso l'affidatario e il Paese di residenza» nei casi di sottrazione internazionale. L'udienza è fissata per il 29 settembre e la zia ci sarà. Mentre il nonno Peleg, in un'intervista tv, racconta dell'entusiasmo del nipote per il ritorno a casa: «Sono passato per la frontiera con una regolare vidimazione dei passaporti. Eitan non ha mai smesso di chiedere quando saremmo arrivati e gridava: Voliamo in Israele, voliamo in Israele. Un giorno crescerà e dirà: Il nonno mi ha salvato».
 

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