Uccisa e fatta a pezzi dal figlio a Napoli, scomparsa la testa dell'anziana: si indaga sui prelievi bancomat

Uccisa e fatta a pezzi dal figlio a Napoli, indagine sui prelievi bancomat: scomparsa la testa dell'anziana
di Giuseppe Crimaldi
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Sabato 11 Settembre 2021, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 08:16

Lo sguardo fisso nel vuoto, a puntare un orizzonte indecifrabile. Muto, perso in un labirinto di pensieri che devono ora inseguirlo come demoni. Chiuso in un autoisolamento completo, Eduardo Chiarolanza ha trascorso la sua prima notte in carcere, guardato a vista dagli agenti della Polizia penitenziaria. Ora lo attende l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari, chiamato a convalidare il fermo emesso dalla Procura. Deve difendersi da un’accusa terribile, l’omicidio della madre 85enne: uccisa e poi fatta a pezzi in quella che oggi, in via Montagna Spaccata, a Pianura, tutti chiamano la “casa degli orrori”.

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La svolta del caso era nell’aria già giovedì notte. Dopo il macabro ritrovamento di una busta contenente i resti smembrati di Eleonora Di Vicino, 85enne madre dell’uomo finito in carcere, dal fitto riserbo imposto dagli inquirenti era filtrata la notizia dell’imminente fermo di polizia giudiziaria. «Sono stato io a fare a pezzi mia madre, troverete il corpo in un curvone di via Marano-Pianura», aveva detto ai carabinieri di Bagnoli che lo interrogavano dal primo pomeriggio.

I militari avevano eseguito anche un sopralluogo nella abitazione che il 59enne divideva con la mamma, e in casa avevano trovato anche tracce di sangue. Ma sono ancora molti i punti che restano oscuri: Chiarolanza ha agito da solo, o ha avuto dei complici? Perché è arrivato a macchiarsi del più orribile dei delitti, uccidendo e riducendo sua madre a un ammasso di carni? E perché lo ha fatto? Per denaro? In preda a un raptus di follia? 

A quanto pare i rapporti tra i due negli ultimi tempi erano diventati molto tesi, e qualcuno riferisce anche di aver sentito provenire da quell’appartamento continui litigi, e urla. E in un’ultima, feroce lite potrebbero essersi consumati gli ultimi istanti di vita della povera vittima. Chiarolanza avrebbe anche riferito di aver allertato un parente stretto dicendogli che la mamma era morta. Altro interrogativo, in attesa che il reparto scientifico dei carabinieri accerti senza ombra di dubbio anche con gli esami del Dna che quei poveri resti trovati in strada a marcire sotto il sole siano proprio della anziana: è possibile che l’indagato abbia disperso altre parti del corpo nelle campagne a ridosso dei Camaldoli? Su quest’ultimo punto è illuminante un passaggio dello stringatissimo comunicato stampa diffuso ieri mattina dal procuratore di Napoli Giovanni Melillo: «Le indagini hanno consentito di rinvenire “parti del cadavere della vittima”. A quanto pare nel bustone contenente il tronco e un braccio non si è trovata la testa della anziana.

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In questa nebbia fitta, due circostanze appaiono ormai chiare. La prima è la confessione di Chiarolanza. La regina delle prove è dunque acquisita. La seconda è legata alle condizioni psicofisiche del 59enne. Di lui, della sua vita privata si sapeva e si continua a sapere poco. Tuttavia arrivano conferme sulla sua complessa e tormentata personalità. Verifiche in corso su frequenti accessi al Bancomat. Eduardo Chiarolanza aveva un profilo social. Su Facebook. E visitare quella pagina può apparire utile per comprendere la complessità caratteriale di un uomo che amava pubblicare i suoi selfie nei quali compare con i capelli lunghi e uno sguardo sempre torvo, inquietante. Stupisce che tra i suoi contatti privilegiasse - a fronte di pochissimi italiani e residenti pianuresi - uomini e donne stranieri, tantissimi mediorientali, sauditi, indiani, pakistani, molti statunitensi e tanti altri di nazionalità, religioni e mondi lontanissimi dal nostro. Duecentoventuno “followers”. «Quando vivi da solo non devi indossare maschere», scrive sibillinamente in un post.

Poi ci sono le gallerie fotografiche. Simili a ossessioni tradotte in immagini. Album pieni zeppi di immagini inquietanti, come carri armati, camionette con i soldati dell’Esercito americano impegnato in Afghanistan. E ancora: il sorriso enigmatico della Gioconda, un teschio dalle cui orbite si sprigionano fiamme, il simbolo della Lega, e a seguire - ancora - gli autoscatti che inquadrano i suoi occhi, il suo sguardo corrucciato, alternato all’immagine di un lupo mannaro che digrigna minacciosamente i denti. A guardare foto e post la sensazione è che quest’uomo vivesse in un mondo separato. Un mondo “a parte” popolato da pensieri, incubi, fantasmi, e qualche barlume di speranza: «Se hai bisogno di credere alle favole, allora non pensare». 

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