Boom di donazioni, italiani spaventati dal futuro: 45% pensa che nei prossimi 10 anni l'Italia peggiorerà

Nel 2022 il 38% ha fatto almeno una donazione, ben 10 punti in più rispetto a ciascuno dei 2 anni precedenti

Boom di donazioni, italiani spaventati dal futuro: 45% pensa che nei prossimi 10 anni l'Italia peggiorerà
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Venerdì 16 Settembre 2022, 16:53

Non è più tempo di vivere solo nel presente: pandemia, conflitti e instabilità politica hanno reso gli italiani molto meno propensi all’idea del “qui e ora” e più inclini a pensare al domani. Ma lo fanno con preoccupazione: per 7 cittadini su 10 il pensiero del futuro genera un senso di incertezza e di impotenza rispetto a quanto potrà accadere e soltanto in 3 su 10 stimola una spinta concreta a impegnarsi per costruire un mondo migliore. È quanto emerso dall’“Indagine sugli Orientamenti degli Italiani verso le Donazioni e il Testamento Solidale” promossa dal Comitato Testamento Solidale e condotta da Walden Lab tra l’ultima settimana di giugno e la prima settimana di luglio 2022, su un campione di 1006 persone di età compresa tra i 25 e i 75 anni (campione statisticamente rappresentativo di circa 40 milioni di italiani).

La ricerca è stata presentata in occasione della Giornata Internazionale del Lascito Solidale (13 settembre): un panel di esperti ha fatto il punto sullo stato della solidarietà in Italia a partire proprio da quanto emerso dall’indagine. Sono intervenuti: Rossano Bartoli, Portavoce del Comitato Testamento Solidale e Presidente Lega del Filo d’Oro; Paolo Anselmi, Fondatore e Presidente di Walden Lab e Docente di Marketing Sociale presso l’Università Cattolica di Milano; Flavia Fiocchi, Consigliere Nazionale del Notariato con delega alla Comunicazione del Terzo Settore; Luisa Leonini, Professore di Sociologia dei Processi Culturali all’Università degli Studi di Milano e Mario Pollo, Professore di Pedagogia Generale e Sociale e di Psicologia alla LUMSA di Roma.

PIÙ PESSIMISTI E DESIDEROSI DI UNA VITA FATTA DI AFFETTI E COSE SEMPLICI

Sulle sorti dell’Italia, la ricerca registra una caduta verticale dell’ottimismo: il 45% pensa che nei prossimi 10 anni il Paese peggiorerà, solo il 25% si aspetta miglioramenti. Ma di sicuro quello che gli italiani desiderano dal proprio domani sono anzitutto le persone care e una vita fatta di cose semplici. Guardando al privato, le preoccupazioni più ricorrenti sono le malattie (64%), il decadimento fisico (47%), le difficoltà economiche (45%), la solitudine (34%). Sollevando lo sguardo al futuro della collettività, la paura più diffusa è legata alla crisi climatica (53%) seguita da guerre (44%), crescita della povertà (40%) e pandemie (37%). Retrocedono nelle ultime posizioni temi fino a pochi anni fa molto più sentiti come l’aumento dei flussi migratori (15%) e il terrorismo (10%). Nell’insieme, il quadro che l’indagine ci restituisce è quello della ricerca di un ritorno alle cose semplici ma vere, alla felicità privata: più di 6 Italiani su 10 desiderano per il futuro personale una vita tranquilla e in qualche modo più autentica; per la collettività aspirano a una crescita del senso civico, del rispetto per la natura e dell’equità sociale.

LA PAURA NON SCHIACCIA L’ALTRUISMO

Ma una buona, anzi buonissima notizia, c’è: la preoccupazione per il domani non ci sta rendendo più chiusi e individualisti. Nel 2022 dichiara di aver fatto almeno una donazione il 38% degli italiani, ben 10 punti in più rispetto a ciascuno dei 2 anni precedenti e l’importo della donazione media balza a 118 euro, contro i 90 del 2021 e i 77 del 2020. In generale il 71% degli italiani ha donato almeno una volta nella vita. Tra le cause sostenute negli ultimi 12 mesi, salgono ricerca medico-scientifica (45% vs 37% nel 2021) ed emergenze umanitarie (28% vs 15% del 2021). Restano fanalino di coda le donazioni per la tutela del patrimonio artistico (3% vs 5% del 2021). Tra i criteri di scelta dell’organizzazione sostenuta, cresce in modo significativo il tema della fiducia: il 61% dichiara di avere donato a un’organizzazione di cui si fida (era il 44% nel 2021).

CRESCONO LA CONOSCENZA E L’ATTITUDINE AL LASCITO SOLIDALE

Quasi 8 italiani su 10, tra gli over 50, sanno oggi cosa sia un lascito solidale (79%): un dato in netta crescita rispetto al 73% del 2021 e al 72% del 2020. Segno che le campagne di informazione e di sensibilizzazione sullo strumento di solidarietà legato al post mortem stanno scavando solchi di consapevolezza sempre più efficaci e durevoli tra la popolazione più adulta, che si traducono anche in una parallela crescita dell’orientamento a utilizzarlo concretamente: nel 2022 sale al 26% la percentuale di quanti lo hanno fatto o sono propensi a farlo, ben 4 punti in più rispetto al 2021 (22%) e 6 punti rispetto al 2020 (20%).

CHI FA UN LASCITO SOLIDALE: IDENTIKIT DI UN OTTIMISTA CONSAPEVOLE

Fiducioso nel ruolo del Terzo Settore e desideroso di “rimboccarsi le maniche”. Queste le caratteristiche principali emerse dall’analisi trasversale delle risposte fornite all’indagine da quel significativo 26% di over 50 propensi al lascito solidale. Il donatore tipo, infatti, non si arrende alle previsioni pessimistiche che si addensano all’orizzonte. Rispetto al dato medio raccolto nella rilevazione, questo segmento di intervistati pensa di più al futuro (+3), in particolare al futuro dell’Italia (+10), del pianeta (+5) e dei propri cari (+4); nutre maggiore preoccupazione per inquinamento (+7), guerre (+5), sovrappopolazione (+4) e migrazioni (+4); ma è anche decisamente più ottimista riguardo al futuro in particolare per quanto riguarda la previsione di maggiore solidarietà (+8), maggiori opportunità per i giovani (+7), maggiore eguaglianza (+6), maggiore democrazia (+6) e benessere economico (+5). Desidera una vita semplice (+4), attenta alla dimensione spirituale (+4) e ricca di relazioni (+3). Soprattutto, questo è il dato che evidenzia lo scarto maggiore rispetto alla media, crede che le Organizzazioni Non Profit possano dare un contributo decisivo alla costruzione di una società migliore (+15 punti percentuali rispetto alla media).

“Gli eventi drammatici degli ultimi due anni hanno fatto crescere il senso di preoccupazione e forse hanno condotto a una riflessione su ciò che è davvero importante nella vita: la famiglia, gli affetti, le cose semplici - spiega Rossano Bartoli, Portavoce del Comitato Testamento Solidale e Presidente della Lega del Filo d’Oro - L’aspetto interessante però è che l’ansia del futuro non ci ha resi più individualisti, anzi: rispetto al 2020 tra gli over 50 cresce di 7 punti la conoscenza del lascito solidale e di 6 punti la propensione a farlo. Si tratta di una scelta che non lede in alcun modo i diritti degli eredi e che può davvero tradursi in un gesto concreto per lasciare una traccia, un senso di responsabilità verso il prossimo. È anche un gesto di fiducia verso le organizzazioni del Terzo Settore che, con il loro operato, garantiscono in trasparenza che le ultime volontà di un donatore si trasformino in progetti concreti laddove ce n’è più bisogno”.

“Le campagne di informazione e sensibilizzazione sul tema del lascito solidale, che il Notariato da anni sostiene, stanno dando grandi risultati ma il lavoro da compiere è ancora tanto.

Dobbiamo superare tanti luoghi comuni e altrettanti tabù sul tema del testamento in generale – spiega Flavia Fiocchi, Consigliere Nazionale del Notariato con delega alla Comunicazione del Terzo Settore – Tra i compiti del notaio, assume un ruolo importante quello di ricordare a tutti che un'adeguata pianificazione del futuro del proprio patrimonio, nel rispetto della legge, semplifica la vita agli eredi, che non avranno poi problemi ad accedere ai beni ereditati, ma soprattutto permette di destinare il proprio patrimonio secondo i propri desideri, evitando frammentazione in quote, eventuali liti in famiglia, ottimizzando l’impatto fiscale e garantendo continuità ad un’attività. Al contempo è possibile anche scegliere di destinare una parte del patrimonio, la cosiddetta ‘disponibile’, ad un lascito solidale, e quindi sostenere post mortem un progetto benefico, senza ledere i diritti degli eredi”.

Del Comitato Testamento Solidale fanno parte 26 organizzazioni non profit: ActionAid, AIL, AISM, Aiuto alla Chiesa che Soffre Onlus, Amnesty International, Amref, Associazione Luca Coscioni, CBM, Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, Fondazione Don Gnocchi, Fondazione Humanitas per la Ricerca, Fondazione Lega del Filo d’Oro, Fondazione Mission Bambini, Fondazione Operation Smile Italia, Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus, Fondazione Progetto Arca, Fondazione Telethon, Fondazione Umberto Veronesi, Greenpeace, Istituto Pasteur Italia, Save the Children, Smile House Fondazione Onlus, UICI, Università Campus Bio-Medico di Roma, Unicef e Vidas.

KEY MESSAGES

La visione del futuro - Nell’immaginario e nel sentire degli italiani il domani è un tema molto presente, ma non è affatto confortevole: genera un senso di preoccupazione e di impotenza e solo in 3 cittadini su 10 stimola il desiderio di impegnarsi per costruire un mondo migliore. Sulle sorti dell’Italia, si registra una caduta verticale dell’ottimismo: il 45% pensa che nei prossimi 10 anni il Paese peggiorerà, solo il 25% si aspetta miglioramenti. A inizio pandemia (2020), solo il 27% si aspettava un peggioramento mentre il 32% era fiducioso.

L’attitudine alla solidarietà - Timore e smarrimento inducono una doppia reazione. Da un lato gli Italiani tendono a ricrearsi una zona di comfort nel privato: auspicano un ritorno alle cose semplici ma vere, alla serenità della vita tranquilla. Dall’altro, la paura del domani non ci sta rendendo più chiusi e individualisti. Infatti nel 2022 ha fatto almeno una donazione il 38% degli italiani, ben 10 punti in più rispetto a ciascuno dei 2 anni precedenti, e la donazione media sale a 118 euro.

Il lascito solidale - La propensione a fare testamento appare stabile, ma una significativa crescita fa registrare il lascito solidale. Aumenta la conoscenza di questo strumento (sale al 79% vs il 73% del 2021); aumenta parallelamente anche l’orientamento a utilizzarlo concretamente (26% vs 22% del 2021 e 20% del 2020).

Il donatore tipo – Gli over 50 predisposti al lascito si caratterizzano per un maggiore ottimismo sul futuro, nonostante siano ben consapevoli delle nubi minacciose all’orizzonte, con una grande fiducia nel ruolo del Terzo Settore e il desiderio di “rimboccarsi le maniche” per migliorare le cose. È questo il dato che segnala lo scarto maggiore rispetto alla media: la convinzione che le Organizzazioni Non Profit possano dare un contributo decisivo alla costruzione di una società migliore (+15 punti percentuali rispetto alla media).

KEY FINDINGS

IL FUTURO: PREOCCUPAZIONI ED ASPETTATIVE - Non si può dire che siamo un popolo del hic et nunc: nell’immaginario e nel sentire degli italiani il domani è un tema molto presente, ma non è affatto confortevole. Per 7 cittadini su 10 il pensiero del futuro genera un senso di preoccupazione e di impotenza rispetto a quanto potrà accadere e solo in 3 su 10 stimola il desiderio di impegnarsi per costruire un mondo migliore. Per 9 Italiani su 10 il futuro è un pensiero costante (40%) o comunque frequente (51%). Un futuro fatto principalmente di cose private e care: cosa sarà delle persone amate (93%), come sarà la propria vita (84%). Ma molti si interrogano anche sul futuro del pianeta (84%) e del nostro Paese (80%). Guardando al privato, le preoccupazioni più ricorrenti sono le malattie (64%), il decadimento fisico (47%), le difficoltà economiche (45%), la solitudine (34%). Sollevando lo sguardo al futuro della collettività, la paura più diffusa è legata alla crisi climatica (53%) seguita da guerre (44%), crescita della povertà (40%) e pandemie (37%). Retrocedono nelle ultime posizioni temi fino a pochi anni fa molto più sentiti come l’aumento dei flussi migratori (15%) e il terrorismo (10%).

LA SOCIETÀ ITALIANA TRA 10 ANNI - La visione poco rosea è confermata dalle previsioni degli italiani circa il futuro del Paese: il 45% pensa che nei prossimi 10 anni l’Italia peggiorerà, solo il 25% si aspetta miglioramenti, mentre per il 30% non cambierà nulla. Una caduta verticale dell’ottimismo rispetto all’inizio della pandemia, nel 2020, quando solo il 27% si aspettava un peggioramento mentre il 32% era fiducioso. Il 58% prevede che nei prossimi 10 anni in Italia aumenterà l’attenzione per l’ambiente, ma il 61% si aspetta peggioramenti nel benessere materiale ed economico e nell’eguaglianza economica tra gli individui. Va evidenziato il profilo di quel 25% che possiamo definire ottimista: si tratta di persone che sono soddisfatte della propria vita (46%), desiderano impegnarsi per un mondo migliore (41%), hanno un titolo di studio alto (33%), fanno volontariato (32%), frequentano riti religiosi (31%) e, dato anagrafico, hanno meno di 49 anni (31%). Nell’insieme, il quadro che l’indagine ci restituisce è quello della ricerca di un ritorno alle cose semplici ma vere, alla felicità privata: più di 6 Italiani su 10 desiderano per il futuro personale una vita tranquilla e in qualche modo più autentica; per la collettività aspirano a una crescita del senso civico, del rispetto per la natura e dell’equità sociale.

GLI ITALIANI E LE DONAZIONI - Ma una buona, anzi buonissima notizia, c’è: la preoccupazione per il domani non ci sta rendendo più chiusi e individualisti. Nel 2022 dichiara di aver fatto almeno una donazione il 38% degli italiani, ben 10 punti in più rispetto a ciascuno dei 2 anni precedenti e l’importo della donazione media balza a 118 euro, contro i 90 del 2021 e i 77 del 2020. In generale il 71% degli italiani ha donato almeno una volta nella vita. Tra le cause sostenute negli ultimi 12 mesi, salgono ricerca medico-scientifica (45% vs 37% nel 2021) ed emergenze umanitarie (28% vs 15% del 2021). Restano fanalino di coda le donazioni per la tutela dei diritti civili (3% vs 6% del 2021) e per la tutela del patrimonio artistico (3% vs 5% del 2021). Tra i criteri di scelta dell’organizzazione sostenuta, cresce in modo significativo il tema della fiducia: il 61% dichiara di avere donato a un’organizzazione di cui si fida (era il 44% nel 2021).

IL TESTAMENTO E IL LASCITO SOLIDALE NELLA POPOLAZIONE 50+  - La propensione a fare testamento risulta stabile: come lo scorso anno, anche nel 2022 il 17% degli over 50 l’ha fatto o pensa di farlo a fronte di un 35% di nettamente contrari all’idea. La propensione a fare testamento risulta particolarmente elevata presso chi ha un titolo di studio alto (27%), fa volontariato (22%), ha più di 70 anni (22% vs 15% della fascia 50-69 anni) e, dato significativo, non ha figli (21% vs 13% di chi è genitore). Più della metà di chi ha fatto testamento non lega la decisione a un momento particolare della sua vita, ma il 46% la spiega con motivi di equità e di pax familiaris: decidere a chi destinare i propri beni (23%), evitare discussioni tra eredi (16%), fare una ripartizione equa (7%). Vi è poi un 5% di favorevoli al testamento, circa 450mila italiani over 50, che introduce spontaneamente l’elemento della solidarietà: è un modo, dicono, che consente di “fare del bene”.

CRESCONO LA CONOSCENZA E L’ATTITUDINE AL LASCITO SOLIDALE - Quasi 8 over 50 su 10 sanno oggi cosa sia un lascito solidale (79%): un dato in netta crescita rispetto al 73% del 2021 e al 72% del 2020. Segno che le campagne di informazione e di sensibilizzazione sullo strumento di solidarietà legato al post mortem stanno scavando solchi di consapevolezza sempre più efficaci e durevoli tra la popolazione più adulta, che si traducono anche in una parallela crescita dell’orientamento a utilizzarlo concretamente: nel 2022 sale al 26% la percentuale di quanti lo hanno fatto o sono propensi a farlo, ben 4 punti in più rispetto al 2021 (22%) e 6 punti rispetto al 2020 (20%). La propensione al testamento solidale è maggiore presso chi fa volontariato (36% vs 14% di chi non lo fa), frequenta riti religiosi (29% vs 18% di chi non frequenta), è un donatore (26% vs 16% di chi non dona), ha un titolo di studio alto (24% vs 17%). Tra le cause più sentite, stabili ricerca medico-scientifica (52%) e assistenza ai malati (28%); salgono aiuti per fame e povertà in altri Paesi (25% vs 18% del 2021) e l’aiuto a persone con disabilità (22% vs 14%); calano l’aiuto alle persone povere in Italia (26% vs 37% del 2021) e la protezione dell’ambiente (16% vs 23% del 2021): dati in apparente contraddizione con lo scenario di crescente preoccupazione per il futuro, per l’aumento delle povertà e i cambiamenti climatici. Con quali criteri si sceglie l’organizzazione a cui fare un lascito? Ai piani alti della classifica rimangono stabili l’affidabilità (47%) e la trasparenza (37%), seguite dalla fidelizzazione alle cause già sostenute nel corso della vita (32%). Cala leggermente il numero di quanti pensano di coinvolgere i familiari nella scelta: sono il 64% a fronte del 66% nel 2021 e del 71% nel 2020. L’aspetto principale su cui interpellare i propri cari è comunque l’importo o il bene da destinare al lascito solidale (53% vs 28% del 2021) seguito con un certo distacco dalla scelta dell’organizzazione da supportare (24% vs 31% del 2021).

LASCITO SOLIDALE: IL PROFILO DEL DONATORE TIPO - Un ottimista consapevole, con una grande fiducia nel ruolo del Terzo Settore e il desiderio di “rimboccarsi le maniche” e non arrendersi alle previsioni pessimistiche che si addensano all’orizzonte. Questo il profilo che emerge dall’analisi trasversale delle risposte fornite all’indagine da quel significativo 26% di over 50 propensi al lascito solidale. Rispetto al dato medio raccolto nella rilevazione, infatti, questo segmento di intervistati pensa di più al futuro (+3), in particolare al futuro dell’Italia (+10), del pianeta (+5) e dei propri cari (+4); nutre maggiore preoccupazione per inquinamento (+7), guerre (+5), sovrappopolazione (+4) e migrazioni (+4); ma è anche decisamente più ottimista riguardo al futuro in particolare per quanto riguarda la previsione di maggiore solidarietà (+8), maggiori opportunità per i giovani (+7), maggiore eguaglianza (+6), maggiore democrazia (+6) e benessere economico (+5). Desidera una vita semplice (+4), attenta alla dimensione spirituale (+4) e ricca di relazioni (+3). Soprattutto, questo è il dato che evidenzia lo scarto maggiore rispetto alla media, crede che le Organizzazioni Non Profit possano dare un contributo decisivo alla costruzione di una società migliore (+15 punti percentuali rispetto alla media).

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