Don Riboldi, vescovo anticamorra che accese il lume della speranza

Don Riboldi, vescovo anticamorra che accese il lume della speranza
di Mario Ajello
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Mercoledì 16 Novembre 2022, 12:43

Non è solo una storia edificante quella di don Riboldi, che fu vescovo di Acerra e grande protagonista della lotta di liberazione di tanti giovani contro la camorra nei primi anni 80, e la sua non è unicamente la parabola di un eroe civile.
No, il libro appassionante e a tratti commovente di Pietro Perone racconta anche - attraverso le vicende di Don Riboldi, 1923-2023. Il coraggio tradito, edizioni San Paolo - di quando la politica sapeva fare politica e i partiti vivevano della «connessione sentimentale», copyright Gramsci, con i cosiddetti soggetti sociali.

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I giovani


Perone, ora giornalista del Mattino, era tra i giovani che con il vescovo di Acerra si mobilitarono dalla fine dell'82, marciarono a Napoli, a Ottaviano, a Torre Annunziata e negli altri comuni martoriati dai clan e accesero una speranza, credettero insieme a don Antonio in una riforma possibile di cui ora purtroppo, nella Terra dei fuochi abbandonata a se stessa e martoriata dai clan, non c'è più traccia: la riforma del vivere civile.
C'è nel racconto di Perone la mobilitazione dal basso e c'è l'intreccio con i partiti (anzi con uno solo: il Pci berlingueriano) e con il sindacato di Luciano Lama.

Una delle scene che più colpisce è il viaggio a Roma, destinazione Botteghe Oscure, di una delegazione di quei ragazzi campani. Un anno dopo, Berlinguer sarebbe morto in battaglia. Un anno prima, nell'83, in una giornata di pioggia, la delegazione degli studenti incontra nella sede del partitone il segretario, e Napolitano, Bassolino, Pecchioli. Berlinguer «compare sull'uscio un po' curvo, con un cartoccio di documenti e di giornali che sembra sovradimensionato per il suo fisico. Il posto del segretario è al centro del tavolo, ma lui decide di sedersi su una delle poltrone libere di fianco alla fila di studenti». Loro gli chiedono appoggio nella lotta, lui assicura che li sosterrà, e non ha fretta di sbolognarli, li ascolta, s'informa e arriva ad un'ammissione importante: «Non penso che il mio partito sia indenne da infiltrazioni. Anzi, dobbiamo alzare la guardia».

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La cappa


L'incontro finisce con il leader che dice: «Non perdiamoci di vista». La questione morale,  ossia la piena agibilità democratica dei cittadini e la pienezza dei loro diritti di libertà, erano in cima alle preoccupazioni di Berlinguer, dei ragazzi campani e del loro prete di strada, don Antonio. Poi però la cappa degli anni 80 sarebbe calata su quei territori e, tra luci e ombre, ancora li fa sentire prigionieri.

 

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