Salma del figlio impresentabile: famiglia pronta a chiedere i danni morali all'Usl

Salma del figlio impresentabile. Famiglia pronta a chiedere i danni morali all'obitorio (Foto di carolynabooth da Pixabay )
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Sabato 8 Febbraio 2020, 11:24 - Ultimo aggiornamento: 17:15
DOLO (VENEZIA) - Una vicenda amara per tutti avvenuta un mese fa in Riviera del Brenta: la salma del figlio è in condizioni pessime e i genitori non possono salutarlo per l'ultima volta perché la bara deve essere subito chiusa. Di chi sia "la colpa" ancora non è chiaro, ma da questa vicenda ne è nata una diatriba tra la famiglia del giovane deceduto, l'obitorio dell'ospedale di Dolo e le pompe funebri. Oggi alla vicenda si aggiunge un nuovo tassello.

Paolo Lucarda, titolare dell’impresa di onoranze funebri a cui la famiglia si è rivolta, aveva sporto denuncia per lo stato di conservazione disastroso in cui aveva trovato la salma all’atto della vestizione, il giorno delle esequie, sentendosi contestare dall’Ospedale che il corpo del defunto era giunto in obitorio a Dolo già in uno stato compromesso. L’Asl 3 avrebbe quindi  ttribuito la responsabilità del fatto sull’impresario funebre.

Ma la famiglia la pensa diversamente: ecco la ricostruzione della vicenda da parte dei genitori. La madre aveva sentito al telefono il figlio alle ore 16 di quella domenica e il ritrovamento del cadavere in casa è avvenuto verso le 18.10, quando i genitori sono rientrati e hanno cercato di soccorrere il figlio ormai senza vita. Il corpo era ancora caldo. Hanno chiamato telefonicamente il 118, la cui ambulanza è giunta e il personale medico e infermieristico dopo aver tentato, secondo protocollo, le manovre rianimatorie, non ha potuto che constatarne il decesso. Le successive operazioni sono state rapide: alle 18.50 i carabinieri erano già sul posto; alle 19.15 concedevano il nulla osta alla rimozione del cadavere e, arrivata subito dopo l’impresa funebre, alle 20.05 la salma è stata consegnata all’obitorio di Dolo. Il giorno successivo, di prima mattina, all’obitorio, il medico legale, effettuata l’ispezione cadaverica esterna, ha certificato che il corpo era in buono stato. Ma da allora qualcosa non ha funzionato. Il martedì i familiari e Lucarda hanno concordato la data dei funerali per il giovedì successivo, con partenza dall’obitorio alle 14.30: il giovane aveva tanti amici, anche da fuori regione, e i familiari desideravano allestire una degna camera ardente. L’impresa funebre ha dunque chiesto anticipatamente di poter preparare e vestire adeguatamente la salma, ma dall’obitorio è stato risposto che le operazioni non si potevano compiere prima delle 11 del giorno stesso del funerale. Inutili i tentativi effettuati dal titolare per anticipare la preparazione.

La scoperta della salma impresentabile in obitorio. Quando, giovedì, alle 11, Lucarda si è presentato in obitorio, ha trovato la salma gonfia, con fuoriuscite di liquidi e sangue, ormai in avanzato stato di decomposizione. Non gli è rimasto che avvisare la famiglia e spiegare che era impossibile tenere la bara aperta. «Siamo rimasti offesi e indignati da questa gestione del caso da parte dell’obitorio di Dolo che, oltre a ferire noi, ha screditato ingiustamente l’impresa funebre a cui ci siamo rivolti», affermano i familiari della vittima, che intendono andare a fondo della questione per conoscere le responsabilità. Per fare piena luce sui fatti, si sono affidati, tramite l’Area manager Riccardo Vizzi, a Studio3A-Valore S.p.A. «In un momento tragico per noi, di elaborazione di un lutto immane, c’è stato impedito di salutare nostro figlio come avremmo voluto e come avrebbe meritato e, questo, è stato impedito anche alle tantissime persone, giunte da ogni dove, presenti alla cerimonia funebre - proseguono i genitori -. Qui si tratta di inciviltà nella gestione delle salme, nel terzo millennio, quando fin dalle origini del mondo c’è sempre stato un sacro rispetto per i morti. Questa è una violazione profonda che ha ripercussioni umane, culturali e sociali: chi si nasconde dietro la burocrazia fa emergere solo la sua pochezza umana, tanto più grave da parte di chi rappresenta un’Istituzione cardine com’è quella sanitaria». 

Ora la famiglia, attraverso Studio3A, scriverà una formale lettera di rimostranze alla direzione sanitaria, e - conclude Riccardo Vizzi -, «ci riserviamo di valutare se vi siano i presupposti per chiedere i danni morali per i nostri assistiti. In questi casi, l’unica forma di tutela per le salme è rappresentata dall’articolo del codice penale che punisce il vilipendio di cadavere, reato che però qui non si configura, ma al di là del diritto e della giurisprudenza esistono delle “leggi non scritte”, morali, che tutelano la vita e la dignità delle persone e che qui sono state violate». 
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