Decreto ripartenza: governatori liberi di fissare le regole

Decreto ripartenza: governatori liberi di fissare le regole
di Simone Canettieri
4 Minuti di Lettura
Venerdì 15 Maggio 2020, 00:34 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 20:06

I governatori potranno fissare le regole sulla distanza dei tavolini nei ristoranti, ma anche negli stabilimenti balneari, tra un ombrellone e l’altro. Ci saranno certo dei parametri minimi da rispettare imposti dal governo centrale con le linee guida, ma poi le singole Regioni, sulla base delle valutazioni dei comitati scientifici locali, avranno la possibilità di agire in deroga. 

LEGGI ANCHE --> Virus: dati in ritardo, caos Regioni. Il rischio è riaprire al buio

Sempre a seconda della situazione del virus nei loro territori (peccato al momento non ci siano ancora le pagelle del ministero della Sanità). E assumendosene la responsabilità. 
E’ la proposta che oggi il ministro Francesco Boccia farà ai presidenti durante la conferenza Stato-Regioni. Da quando sono uscite le linee guida dell’Inail e dell’Istituto superiore di Sanità, infatti, sono scoppiate le proteste dei commercianti che da lunedì dovrebbero rispettare paletti molto rigidi per garantire il distanziamento sociale nelle attività che da lunedì riapriranno i battenti. Un caso sollevato dai ristoratori che sarebbero costretti a diminuire drasticamente i coperti, ma anche dal comparto degli stabilimenti balneari. Il primo a sollevare il caso è stato il governatore del Veneto Luca Zaia: «Stiamo discutendo sul posizionamento dei tavoli. Spero che tutta questa partita si possa risolvere domani (oggi-ndr), al massimo alla volta di sabato», ha detto. Per poi concludere: «Bisognerà - ha aggiunto - che ci siano gel per le mani, un flacone per tavolo, che ci sia la misurazione della temperatura. Poi ci sarà anche il distanziamento, valuteremo. Ma prima serve l’autorizzazione ad applicare linee regionali». Torna così l’autonomia delle Regioni che in questa fase 2 potranno decidere di allargare le aperture delle attività e dunque anche di elaborare proprie linee guida per le riaperture. 
D’altronde anche Stefano Bonaccini l’altro giorno aveva spiegato: «Occorre trovare un compromesso, altrimenti molte attività potrebbero non farcela». E così sarà, dunque.

Oggi è atteso un consiglio dei ministri alle 12 ma solo per intervenire su alcune leggi regionali in scadenza. Non dovrebbe essere questo, infatti, l’appuntamento per varare il decreto con le nuove regole che entreranno in vigore da lunedì prossimo per gli italiani alle prese con l’emergenza Covid-19 e la fine, step by step, del lockdown. Un dl, appunto, come annunciato mercoledì dal premier Giuseppe Conte, che quindi -a differenza dei consueti Dpcm finiti nel mirino delle opposizioni- dovrà passare per un Consiglio dei ministri e poi dal Parlamento. Ma il varo del decreto, con ogni probabilità, slitterà a domani se non a domenica, per dare il tempo, nella giornata di oogi, di avviare un confronto con le regioni -al quale prenderanno parte i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza, non è ancora sicuro che partecipi anche il presidente del Consiglio - ma anche di fare un passaggio con il Comitato tecnico scientifico e con la task force guidata da Vittorio Colao.

Tecnicamente però dovrebbe esserci comunque un Dpcm con i contenuti delle novità che entreranno in vigore da lunedì. Il decreto legge, invece, servirà a creare la cornice normativa con la quale si darà alle Regioni la possibilità di allargare le misure. Al contrario di quello che in piena emergenza vietava ai governatori di allentare le misure. Gli uffici legislativi sono al lavoro da ieri per cercare di far combaciare i tempi e i provvedimenti, soprattutto nell’interlocuzione con i governatori. 

Da lunedì come annunciato dal premier Conte potranno riaprire bar e ristoranti, i negozi di vendita al dettaglio e i centri commerciali, i barbieri e le parrucchiere e infine gli stabilimenti balneari. Cambieranno - sempre nel rispetto del distanziamento fisico e con l’obbligo di mascherine - le norme sulla libertà dei cittadini. Si potrà così circolare liberamente nella propria regione senza più l’autocertificazione, comprese dunque le seconde case. Si potranno incontrare anche gli amici e non solo i congiunti.

Gli spostamenti tra le regioni saranno invece proibiti - salvo motivi di necessità, lavoro e salute - almeno fino al 1° giugno. Nel decreto ci saranno anche le linee guida di Inail e Iss che però potranno essere rimodellate dalla realtà locali.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA