Riforma della Giustizia, toghe progressiste chiedono confronto al governo: «Così la magistratura depotenziata»

Riforma della Giustizia, toghe progressiste chiedono confronto al governo: «Così la magistratura depotenziata»
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Domenica 14 Luglio 2019, 23:56 - Ultimo aggiornamento: 10 Giugno, 17:49
La riforma della giustizia ha «finalità punitive verso i magistrati» che vengono realizzate «attraverso il disciplinare abnormemente ampliato e l'introduzione di termini capestro per la durata delle indagini e dei processi». Lo sostiene Area, il gruppo che rappresenta le toghe progressiste, che chiede «un confronto» per arrivare a «una riforma condivisa e realmente utile al Paese, a cui non serve una magistratura depotenziata e intimidita, ma un sistema giudiziario moderno ed efficiente». «Preoccupa - spiegano i magistrati - la previsione di una drastica riduzione della durata delle indagini preliminari e le forme di discovery anticipata, oltre che l'introduzione di automatismi e previsioni standardizzate di termini di durata dei procedimenti civili e penali», affermano Cristina Ornano e Maurizio Carbone, rispettivamente segretario e presidente di Area. Misure che «non tengono conto della diversa complessità dei procedimenti e di un carico giudiziario in costante aumento, ormai insostenibile con gli organici e le risorse attuali».
Anche rispetto al Csm, «l'introduzione del sorteggio annulla il sistema della rappresentanza previsto dalla Costituzione», manifestandosi come «una proposta demagogica che nulla garantisce sul piano del recupero dell'etica della funzione, prestandosi a distorsioni clientelari». Insomma, secondo Ornano e Carbone, «siamo in presenza dell'ennesimo tentativo di riversare sui magistrati le conseguenze delle colpevoli disattenzioni verso la giustizia di cui, da oltre un ventennio, si sono resi responsabili la politica e i governi che si sono avvicendati». Al contrario, concludono, «servono coraggiosi provvedimenti di natura strutturale e di deflazione che assicurino un effettivo recupero di efficienza» e non «misure che vogliono punire e normalizzare la magistratura».
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