La salvezza delle discoteche, ancora chiuse, passa dal green pass. L'ipotesi delle capienze ridotte, al contrario, si scontra con le resistenze dei gestori, che dopo il lungo letargo non possono permettersi il lusso di tornare a lavorare a mezzo regime. La questione verrà affrontata oggi al ministero della Salute dove è previsto un primo vertice per capire come riaprire in sicurezza le porte dei locali in cui si balla.
Ma le chiusure prolungate hanno già mandato in bancarotta un terzo delle discoteche, quasi mille locali in tutto. «I locali da ballo in Italia sono quasi 3 mila, di questi circa il 30 per cento ha già fallito e perciò non potrà comunque riaprire i battenti una volta che il governo darà semaforo verde», mette in chiaro il presidente della Silb-Fipe di Confcommercio, Maurizio Pasca, che rappresenta il settore delle discoteche e dell'intrattenimento serale in generale. Piove sul bagnato in pratica. Come se non bastasse infatti gli eventi test nelle discoteche Praja di Gallipoli e Fabrique di Milano, previsti inizialmente il 5 giugno e poi rimandati al 12 giugno, non è escluso un altro rinvio. «Non ci risultano ancora confermati», spiega sempre Maurizio Pasca.
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LA RICETTA
Ma la ricetta dei gestori dei locali per ripartire è già scritta: i gestori non sono disposti a riaprire a capienza ridotta e spingono sul passaporto vaccinale per uscire dal tunnel delle chiusure. «In questo modo», prosegue il presidente della Silb-Fipe di Confcommercio, «avremo delle discoteche bolla, impermeabili al virus e ai contagi. È l'unica strada percorribile». In gioco d'altronde c'è la sopravvivenza di un intero settore che prima del Covid registrava un giro d'affari annuo di 800 milioni di euro e 2 miliardi di fatturato, con centomila occupati complessivi, la maggior parte dei quali è rimasta senza protezioni nel corso dell'emergenza. Come ricorda la Silb-Fipe infatti, in questo settore lavorano quasi tutte figure atipiche, a chiamata, che perciò non hanno beneficiato degli ammortizzatori sociali messi in campo dal governo nel corso dell'emergenza.
I proprietari dei locali insistono ora su due punti. «Il primo riguarda la programmazione» continua il presidente dell'associazione di Confcommercio, «il 21 giugno verrà abolito il coprifuoco su tutto il territorio nazionale e programmare una riapertura i primi di luglio ci darebbe la possibilità di poter salvare almeno la stagione estiva». Il secondo punto su cui insistono i gestori è che solo riaprendo le discoteche si metterà un freno ai party clandestini e agli assembramenti incontrollati di giovani in cerca di sfoghi alternativi.
«Il nostro obiettivo», precisa ancora il numero uno di Silb-Fipe, «è quello di riaprire in sicurezza per dare divertimento sano e sicuro, anche perché altrimenti con le discoteche chiuse milioni di ragazzi, nel fine settimana specialmente, andranno a riempire piazze, strade, spiagge e altri luoghi non controllati. Al contrario nelle discoteche il controllo è garantito».
I PROTOCOLLI
In ogni caso il tema arriverà oggi sul tavolo del sottosegretario alla Salute Andrea Costa che poi se ne farà portavoce con il governo. Riaccendere le luci sulle piste da ballo però non sarà semplice perché, ad esempio, bisognerà garantire in maniera adeguata tracciamento e monitoraggio degli ingressi nei locali notturni. Oltre ovviamente alle peculiarità di una attività in cui, è evidente, garantire il distanziamento è davvero difficile. Non è casuale in pratica se il settore delle discoteche nel frattempo l'unico senza una data di riapertura e il protocollo, già inoltrato dalle associazioni di categoria è ancora oggetto di valutazione da parte del Cts. «Qualcosa si muove, il governo sembra aver compreso le nostre richieste e abbiamo l'impressione che si possa arrivare a sciogliere questo nodo», conclude Maurizio Pasca, «ma bisogna fare presto o i locali da ballo in bancarotta continueranno ad aumentare».
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