Segue le indicazioni del diario del nonno e fa ritrovare i resti di 12 soldati della Prima guerra mondiale

I corpi dei soldati sono rimasti lì per oltre cento anni. Il nonno aveva voluto raccontare nei diari la violenza della guerra

Nipote segue le indicazioni del diario del nonno e fa ritrovare i resti di 12 soldati della Prima guerra mondiale
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Domenica 7 Agosto 2022, 10:36 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 01:06

Ha cercato quella fossa comune per anni, basandosi sui diari del nonno che aveva combattuto nella Prima guerra mondiale. Ora Sergio Boem, volontario dell'Ana di Brescia e alpino, autore del libro "Sui prati del Tonale 94 stelle alpine" ha avuto il riscontro che si aspettava dopo aver letto i diari del nonno, il tenente Ubaldo Ingravalle. Quella fossa comune così descritta nei racconti, esiste davvero. E a comunicare l'incredibile ritrovamento è stata la Provincia autonoma di Trento: «Dodici corpi scheletrizzati sono stati recuperati nei giorni scorsi, in una fossa comune sopra il Passo del Tonale, dall’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, in accordo con il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti del Ministero della Difesa che ha la competenza esclusiva del recupero di resti umani appartenenti a soldati. L’indagine archeologica è nata da una segnalazione di Sergio Boem, nipote di Ubaldo Ingravalle, ufficiale del battaglione Valcamonica durante la Grande Guerra».

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Il ritrovamento 

«Tutto è partito infatti dal diario dell’ufficiale, custodito dal nipote, che riportava l’informazione di una fossa comune contenente decine di soldati caduti nella Prima Guerra mondiale, durante l’Operazione Valanga del 13 giugno 1918.

Solo la perseveranza di Boem, ha permesso di dimostrare che quell’informazione era vera e che in una delle buche di granata che si possono intravedere sopra il passo del Tonale erano ancora presenti i resti di dodici caduti dell’Esercito austro-ungarico». 

I corpi recuperati grazie al diario

I corpi dei soldati sono rimasti lì per oltre cento anni. Il nonno aveva voluto raccontare nei diari la violenza della guerra che aveva spezzato le vite di tanti giovani. Il nipote con la sua perseveranza ha portato avanti un progetto che ha finalmente trovato il suo compimento. «Erano proprio lì – dice Boem - lo sapevamo che quella nota non poteva essere stata scritta invano. La stanchezza e l’orrore dopo quella giornata di combattimenti, doveva essere molta eppure, il nonno volle segnalare personalmente quella frettolosa sepoltura... non lo aveva mai fatto prima. Sono per ora 12 ma attendiamo decisioni dalla Soprintendenza di Brescia e Cremona».

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