Casi difficili di persone che si trovano in una condizione particolarmente dura per le difficoltà della lingua, la non conoscenza del diritto locale, il regime carcerario particolarmente violento, spesso nell'impossibilità di ricevere cure mediche appropriate e in più spesso lontanissimi dai familiari. Da qui il vademecum messo a punto dalla Direzione generale per gli Italiani all'Estero della Farnesina. La guida è stata concepita come uno strumento agile e di facile consultazione in grado di offrire un sostegno concreto soprattutto ai congiunti di un connazionale detenuto all'estero, per rispondere alle domande più frequenti sul tipo di assistenza alla quale il loro familiare ha diritto, a prescindere dal reato commesso e dalla pena comminata. Il punto da cui parte è che quando un cittadino italiano si reca all'estero è tenuto a rispettare le leggi locali e, se le viola, deve sottoporsi al sistema giudiziario del Paese in cui si trova e pagarne le conseguenze anche penali. La condizione di straniero o la mancata conoscenza della normativa locale non possono essere addotte quale giustificazione e non lo esonerano dalla responsabilità penale.
Il vademecum spiega, dunque, con precisione cosa la rappresentanza diplomatica può o non può fare in favore del cittadino detenuto, lo guida nelle pratiche per la richiesta di estradizione o di grazia. «A fronte di poco più di 2 mila italiani detenuti all'estero - ha spiegato il capo Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia, Francesco Basentini - in Italia sono 20 mila i detenuti stranieri.
Sarebbe dunque importante, in vista anche del reinserimento e recupero del detenuto, assicurare a tutti di poter scontare la pena nel proprio paese di origine».
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