Treviso, segano le sbarre e si calano con le lenzuola dal carcere: evadono in tre. Due presi, caccia al terzo: è un omicida

Treviso, tre detenuti evasi dal carcere calandosi con le lenzuola: solo uno è riuscito a fuggire
di Lucia Russo
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Giovedì 9 Giugno 2022, 18:34 - Ultimo aggiornamento: 20:51

Evasi dal carcere tre detenuti di origine albanese. Attorno alle 5 di questa mattina, 9 giugno, tre detenuti hanno tagliato le sbarre della cella del carcere di Treviso de stavano scontando la propria pena e si sono calati all'esterno con delle lenzuola riuscendo a scappare. Una scena tipica del cartone "I fratelli Dalton" ispirato al fumetto Lucky Luke. Due sono stati prontamente ripresi dalla Polizia penitenziaria, ancora prima che lasciassero l’istituto, l’altro è riuscito a far perdere le proprie tracce ed è allo stato ricercato dalla stessa Polizia penitenziaria e dalle altre forze dell’ordine. Il 27enne Edison Pula, è ancora in fuga.

 

I dentenuti si sono calati con le lenzuola

Ancora in fuga Edison Pula, 27 anni albanese.

Arrestato lo scorso febbraio al centro commerciale Emisfero di Silea. Faceva parte della banda delle rapine in abitazione che ha messo a segno 50 colpi tra Treviso e Belluno ed è tra i sospettati della rapina al petroliere Miotto a Mogliano Veneto.

 

Il fuggitivo Edison Pula in carcere per omicidio, rapina e traffico di stupefacenti

Il detenuto di origini albanesi che era in carcere su mandato d’arresto europeo, per tentato omicidio, rapina, detenzione di materiale esplosivo e altri reati connessi al traffico di stupefacenti, tutti commessi fuori dall’Italia. Ne dà notizia Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria: «Giusto qualche ora fa, in un comunicato, con una metafora, parlavamo di fuga dal carcere di operatori e dirigenti penitenziari; neanche il tempo di diffonderlo e abbiamo appreso di un’evasione vera, l’ennesima, condotta con il metodo più classico. Tutto questo restituisce, se ancora ce ne fosse bisogno e qualcuno non lo avesse capito, il quadro d’inefficienza, approssimazione e insicurezza in cui versano le carceri del Paese». 

Il problema di sicurezza nelle carceri, i sindacati: «Questione segnalata più volte»

«Anche a Treviso le nostre articolazioni territoriali hanno ripetutamente segnalato a vari livelli dell’Amministrazione penitenziaria i rischi per la tenuta della sicurezza interna, trovando, tuttavia, come spesso accade, interlocutori distratti e approssimativi, nella migliore delle ipotesi. Ma, sia chiaro, non intendiamo buttare la croce addosso a chi opera in periferia, che pure molto di più a livello organizzativo e gestionale potrebbe e dovrebbe fare e qualche spiegazione dovrà darla, ma ribadiamo che è tutto il sistema d’esecuzione penale che deve essere reingegnerizzato, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria rifondato e il Corpo di polizia penitenziaria riorganizzato - prosegue il sindacalista De Fazio - Per farlo, peraltro, non si può prescindere dall’adeguamento degli organici della Polizia penitenziaria, mancanti di 18mila unità, e dal potenziamento di tecnologie ed equipaggiamenti. Di questo dovrebbero occuparsi il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, e il Capo del DAP, Carlo Renoldi, di cui, in verità, non abbiamo notizia di tangibili interventi dal suo insediamento. Il resto sono solo declamazioni di principio e passerelle utili, forse, a raccogliere qualche consenso, ma non certo alla causa». 

I dati delle evasioni dalle carceri: «Questa è solo l'ultima di una lunga serie»

Ad intervenire sulla questione è anche Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia penitenziaria. «L'evasione del pericoloso detenuto albanese dal carcere di Treviso è purtroppo solo l'ultima di una lunga serie avvenuta nell'ultimo anno e mezzo: 8 evasioni da istituti penitenziari; 36 evasioni da permessi premio; 25 evasioni da lavoro all'esterno; 14 evasioni da semilibertà; 36 mancati rientri di internati - spiega - Fuggire dalla detenzione come insegna la rocambolesca fuga all'alba dalla casa circondariale di Santa Bona è diventato un sistema facile. Come nei più classici e famosi film si evade tagliando le sbarre della cella e calandosi con le lenzuola. Adesso ci aspettiamo il solito clamore dei media e le solite note dei politici allarmati solo quando queste cose accadono. La realtà è che le evasioni, tutte messe insieme, si sono triplicate nel giro di pochi anni innanzitutto perché chi organizza la fuga approfitta dei 'grandi buchì del sistema penitenziario: dall'insufficienza di personale alla carenza di sistemi di sorveglianza ed infrastrutturale in istituti che hanno anche un secolo di vita». Forte la denuncia del sindacato: «E invece il ministero pensa alle "case dell'amore" in attuazione del cosiddetto piano per l'affettività e il sesso dei detenuti sottoposti a regime 41 bis con i 28 milioni di euro trovati dal Governo in un battito d'occhio. È la più classica prova provata che ministro e Governo non si rendono conto di cosa accade nel carcere dove boss e capo clan continuano a comandare anche comodamente via telefono e dove evadere diventa il copione di un film». 

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