Denny Magina giù dalla finestra. «Una trappola dei pusher, non è stato un suicidio»

Giallo sulla morte del 29enne: il volo dal quarto piano non è stato volontario. Caccia agli occupanti abusivi della casa dove il ragazzo ha perso la vita: sono spariti

Denny Magina giù dalla finestra. «Una trappola dei pusher, non è stato un suicidio»
di Michela Allegri
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Lunedì 29 Agosto 2022, 06:38 - Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 08:18

Una lite, un incidente, oppure un agguato. Il sospetto è che Denny Magina, 29 anni, non fosse solo quando è precipitato dal quarto piano di una casa popolare a Livorno, in via Giordano Bruno, alle tre di notte del 22 agosto. Forse, era andato nel palazzo per acquistare droga, ma chi potrebbe avere dettagli sulla sua morte ora è scomparso. Dalle indagini dei carabinieri è emerso che l'appartamento dal quale è caduto Denny - da una finestra che non ha retto sotto il suo peso - era un luogo abituale di spaccio, una sorta di base operativa sulla quale erano già in corso indagini.

La casa

Sul caso la procura di Livorno ha aperto un fascicolo per omicidio volontario, mentre tra gli amici e nel quartiere gira voce che il giovane sia stato attirato in una trappola: un amico lo avrebbe convinto a trascorrere insieme la serata in quella casa, dove secondo il Comune abitano - abusivamente - due donne italiane e due minorenni, ma dove, secondo i residenti, in realtà da tempo vive un gruppo di tunisini che ha trasformato l'alloggio in un market della droga. Sembra che il giovane avesse un debito con gli spacciatori e potrebbe essere stato spinto contro la finestra al culmine di una discussione ed essere caduto di sotto. Chi indaga, ora, cerca chi ha vissuto nell'alloggio al civico numero 8 negli ultimi mesi. La madre e gli amici di Denny non hanno mai creduto all'ipotesi del suicidio, circolata nelle prime ore. Ma sarà l'autopsia a fornire una prima risposta: verrà effettuata questa mattina e gli esami tossicologici chiariranno anche se il ventinovenne - con un passato di tossicodipendenza - avesse assunto sostanze. Da un primo esame esterno non sono emersi segni di violenza.
In questi giorni sono stati ascoltati diversi residenti. È stato uno di loro a chiamare i carabinieri, dopo avere trovato Denny agonizzante.

Il giovane è morto in ospedale poche ore dopo. Nessuno, però, ha sentito urla o rumori allarmanti, che facciano pensare a una lite. Il contesto in cui si stanno svolgendo le indagini, però, non è dei più semplici.

 

I fatti

È la notte tra domenica e lunedì scorso quando Denny viene trovato agonizzante nel cortile dello stabile al civico numero 8 di via Giordano Bruno. Impossibile che fosse solo: abita da tutt'altra parte - in zona Sorgenti -, probabilmente doveva incontrarsi con qualcuno, forse per comprare stupefacenti, considerata la zona. Nelle chat degli amici di Denny circola un messaggio vocale in cui si racconta che quella sera, all'interno della casa, c'erano un trentenne italiano - l'amico del giovane - e i pusher tunisini. Alcune persone hanno parlato ai carabinieri di una trappola, ma altre hanno detto di avere incontrato Denny più volte in quello stabile. Da qui, l'ipotesi del debito di droga. Un testimone, inoltre, avrebbe raccontato di avere visto due persone uscire in fretta dal palazzo dopo la morte del ventinovenne e di avere visto alcune sagome dietro le finestre, evidenziate dalla luce accesa. Quando sono arrivate le forze dell'ordine, però, dentro alla casa non c'era più nessuno.

L'arresto

La figura dell'amico di Denny ritorna in molte testimonianze. L'uomo è stato arrestato giovedì dalla Squadra mobile per una tentata rapina, commessa il 12 agosto in danno di un tabaccaio. È accusato anche di lesioni ed estorsione. Insieme a lui è finito in manette pure un tunisino di 18 anni. Per il momento, nessuno risulta indagato per la morte di Denny.

L'operazione

Intanto, nel condominio di via Giordano Bruno è scattata un'operazione antidegrado, che ha impegnato polizia municipale, carabinieri e polizia di Stato. È stata effettuata un'ispezione e sono state murate alcune abitazioni vuote. Le famiglie che abitano regolarmente nello stabile hanno tirato un sospiro di sollievo: «Aspettavamo questo momento». Da tempo hanno paura. Due giorni dopo la morte del ventinovenne, nel cortile sono stati incendiati un camper e alcune auto parcheggiate, che venivano utilizzati come depositi di stupefacenti. Le carcasse dei veicoli sono state rimosse.

 

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