Daspo 2.0, l’idea della Valle d’Aosta contro i giovani violenti: «Via il telefonino ai baby-bulli»

"Mi rendo conto che è una misura molto forte - spiega il questore Morelli - il telefonino è uno strumento indispensabile e il divieto di utilizzarlo è una vera e propria privazione della libertà"

Daspo 2.0, l’idea della Valle d’Aosta contro i giovani violenti: «Via il telefonino ai baby-bulli»
di Valentina Errante
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Sabato 12 Novembre 2022, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 12:12

Applicare il decreto legislativo sulle misure di prevenzione Antimafia ai bulli, vietando l’uso dei cellulari che, per i giovanissimi, sono diventati anche uno strumento per compiere reati. L’idea è venuta in mente al questore Ivo Morelli, che si occupa di sicurezza in una delle zone più tranquille del Paese. Dove un’emergenza baby gang non c’è. Eppure alcuni episodi hanno fatto scattare l’allarme e l’alto dirigente sta ipotizzando di servirsi di uno strumento legislativo che, finora, è stato utilizzato solo per la criminalità. Quasi una provocazione che, però, potrebbe davvero trovare attuazione, visto che l’ipotesi è stata affrontata durante il Comitato per l’ordine e la sicurezza. 

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IL QUESTORE

«Mi rendo conto che è una misura molto forte - spiega Morelli - il telefonino è uno strumento indispensabile e il divieto di utilizzarlo è una vera e propria privazione della libertà. Tuttavia, penso che sia uno strumento attraverso il quale vengono anche perpetrate violenze e commessi reati, soprattutto tra i ragazze. E che il fenomeno vada arginato. Per quanto la Valle sia tranquilla, soprattutto rispetto ad altre zone del Paese, e non ci siano fenomeni di baby gang violente, credo che i giovani si debbano rendere conto di quanto le loro azioni possano condizionare il loro futuro e quello dei loro coetanei. La legge ci dà gli strumenti per intervenire» 
A far scoppiare il caso sono stati alcuni fatti avvenuti a Verres, paese di 2.500 abitanti, dove si concentrano in un polo scolastico quasi mille studenti di scuola media e superiore, provenienti da diversi paesi della zona.

Una situazione che può favorire l’emergere anche di episodi come la rissa tra ragazzine - per ragioni “amorose” - filmata nelle scorse settimane e finita alla ribalta nazionale. Ma non solo. «Ci sono dei ragazzi - ha aggiunto il questore - che ancora non hanno capito quali siano le conseguenze di un’eccessiva modalità di divertimento, forse stimolata dal fatto di abusare probabilmente anche di alcolici. C’è una spinta verso l’emulazione di quello che vedono sui social. Noi monitoriamo cosa pubblicano, poi possiamo anche porre in essere delle misure di prevenzione che impediscano al ragazzo l’utilizzo del telefono per un mese oppure per tre mesi»

IL DECRETO

Il riferimento di Morelli è al decreto legislativo del Codice Antimafia e delle Misure di prevenzione del settembre 2011. L’articolo 1 indica i destinatari: ossia i soggetti «che, per il loro comportamento, debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che siano dediti alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo l’integrità fisica o morale dei minorenni». A questi soggetti, purché siano definitivamente condannati per delitti non colposi, il Questore può intimare un avviso orale e «il divieto di possedere o utilizzare, in tutto o in parte, qualsiasi apparato di comunicazione radiotrasmittente». Un atto amministrativo che può avere una durata da sei mesi a un anno. Il tema è stato affrontato in una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica (Cosp) della Valle d’Aosta, nella quale è stato deciso di intensificare la presenza delle forze dell’ordine sul territorio. Soprattutto per i minorenni, il richiamo è rivolto anche ai genitori, perché dedichino maggiore attenzione ai figli. Ma se i ragazzi dovessero spingersi più in là, il questore interverrà. 

IL CONTESTO

Il consigliere regionale della Lega Vda, Andrea Manfrin, solo pochi giorni fa - citando uno studio di Transcrime pubblicato sul sito del Ministero dell’Interno - aveva parlato di «una significativa presenza di baby gang» nella regione alpina. «Si tratta di ragazzi che compiono azioni violente, lesioni, aggressioni e atti di bullismo verso i coetanei, ma anche atti di vandalismo e di disturbo della quiete pubblica», aveva aggiunto. Il presidente della Regione, Erik Lavevaz, ha gettato acqua sul fuoco: «Non c’è alcuna chiara evidenza del fenomeno». Per il questore Morelli «nella realtà valdostana parlare di baby gang non è corretto, perché è necessario chiamare i fenomeni con i giusti termini».

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