Cucchi, il carabiniere che accusa i colleghi: «Sono rinato, ho fatto il mio dovere»

Cucchi, parla Francesco Tedesco: «Sono rinato, ho fatto il mio dovere». Indagati altri due carabinieri
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Venerdì 12 Ottobre 2018, 15:19 - Ultimo aggiornamento: 19:26

«Sono rinato. Ora non mi interessa nulla se sarò condannato o destituito dall'Arma: ho fatto il mio dovere; quello che volevo fare fin dall'inizio e che mi è stato impedito». Il giorno dopo il clamoroso colpo di scena nella tragica vicenda della morte di Stefano Cucchi, avvenuta nove anni fa, il «grande accusatore» e anche imputato per omicidio preterintenzionale Francesco Tedesco si dichiara sereno. 

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Il muro di omertà su quanto accaduto nella caserma Casilina è cominciato a crollare il 20 giugno scorso dopo che Tedesco ha presentato una denuncia contro ignoti. In tre interrogatori, tutti inizialmente secretati dalla Procura e avvenuti negli uffici di piazzale Clodio tra giugno e ottobre, il militare dell'Arma ha ricostruito quanto avvenuto quella notte di ottobre del 2009. 

 



Tedesco ha accusato Raffaele D'Alessandro e Alessio Di Bernardo, coimputati, di essere stati gli autori del pestaggio di Stefano. Autori di «un'azione combinata», calci anche quando Cucchi era già a terra. Entro gennaio sarà ascoltato in aula. «Confermerò tutto», ha fatto sapere tramite il suo avvocato Eugenio Pini. Dal canto suo Ilaria Cucchi, invitata ufficialmente ieri dal ministro Matteo Salvini al Viminale, chiede prima le vengano presentate le scuse. 


«Il giorno in cui il ministro dell'Interno chiederà scusa - ha dichiarato oggi la sorella di Cucchi - a me, alla mia famiglia e a Stefano allora potrò pensare di andarci, prima di allora non credo proprio». A chiedere scusa, intanto, è il ministro per il Sud, Barbara Lezzi. «Io come membro del governo chiedo scusa per tutti questi anni di attesa. Quello che è successo alla famiglia Cucchi è atroce, questa terribile vicenda getta un'ombra terribile sul nostro Paese. Ringrazio Ilaria e la sua caparbietà e determinazione». 


ACCERTAMENTI SU FALSI E OMISSIONI Nuovi accertamenti e attività di indagine potrebbero essere svolti a seguito della testimonianza del carabiniere Francesco Tedesco. Il carabiniere nel verbale punta il dito su una serie di minacce, omissioni e atti falsificati sui quali la Procura attiverà verifiche. Non è escluso che nelle prossime settimane i magistrati possano ascoltare altri militari coinvolti nella vicenda.

Sotto la lente degli inquirenti ci sono anche gli interlocutori del comandante della stazione Appia, il maresciallo Roberto Mandolini, imputato per falso e calunnia. In particolare l'interlocutore di una telefonata che avvenne alla presenza di Tedesco, secondo la sua testimonianza. «Il maresciallo Mandolini in tale occasione chiese al suo interlocutore di modificare le annotazioni redatte dai militari in servizio presso il comando in stazione di Tor sapienza nella notte del 16 ottobre 2009 -si legge nel verbale- Annotazioni che in effetti furono modificate: erano state richieste dalla catena gerarchica nell'ambito di un'indagine interna successiva al decesso Cucchi».

Da individuare anche chi fu convocato e da chi dopo questa telefonata. «Nei giorni successivi diversi militari furono chiamati a rapporto da un alto ufficiale dell'Arma (non ricordo chi mi disse che era una Generale) -prosegue Tedesco nel verbale- nell'ambito di un'indagine interna, io non fui convocato».

INDAGATI ALTRI DUE CARABINIERI Altri due carabinieri indagati nell'ambito degli accertamenti sui presunti atti falsificati seguiti alla morte di Cucchi. Si tratta di Francesco Di Sano, carabiniere scelto della caserma di Tor Sapienza che ebbe in custodia Cucchi, e del luogotenente Massimiliano Colombo, comandante della stessa caserma. Colombo sarà interrogato la prossima settimana dai pm. Nei giorni scorsi è stato sottoposto ad una perquisizione:l'atto istruttorio puntava ad individuare eventuali comunicazioni tra lui e i suoi superiori dell'epoca sul caso Cucchi.

Il nuovo filone di indagine è stato avviato dopo l'audizione di Di Sano nel processo a carico di cinque carabinieri.
Rispondendo alle domande del pm Giovanni Musarò, il militare dell'arma il 17 aprile scorso ammise di avere modificato l'annotazione di salute di Cucchi. «Mi chiesero di farlo - racconto davanti alla prima corte d'assise - perchè la prima era troppo dettagliata. Non ricordo per certo chi è stato; certo il nostro primo rapporto è con il Comandante della Stazione, ma posso dire che si è trattato di un ordine gerarchico».

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