2000, i primi 20 anni Crisi terrorismo, social: un millennio che corre

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Domenica 29 Dicembre 2019, 11:24 - Ultimo aggiornamento: 14:24
di Carlo Nordio

I filosofi della Storia si possono dividere in due categorie: quelli che credono che il comportamento dell'Umanità sia orientato verso un fine, e quelli che considerano le nostre vicende come frutto casuale di fattori imprevedibili. Per i primi, noi procediamo verso un progresso virtuoso, saltuariamente vulnerato da inciampi occasionali; per i secondi siamo in balia del Caso, che fa di noi una sorta di burattini di una farsa già scritta. Entrambe le tesi hanno qualcosa di vero. L'umanità effettivamente avanza nella scienza e nel benessere, ma gli accidenti sono così tanti che rischiamo di tornare all'età della pietra. Ebbene, il ventennio che si chiude dimostra che non c'è un filo logico nello sviluppo degli eventi: tuttavia proviamo ad analizzarne alcuni fondamentali: la guerra, l'economia, la politica e la religione.

1. LA GUERRA
Passata la paura del millennium bug, il 2001 ha riacceso i timori - ben più fondati - di una sanguinaria offensiva terroristica. Il crollo delle torri gemelle, ha posto il mondo davanti allo spettro di un nemico subdolo, onnipresente e feroce. L'Occidente ha reagito colpendo le basi di questi banditi, e portando il conflitto lontano dai nostri confini. Talvolta ha colpito giusto, come in Afghanistan e, nel 2011, uccidendo Bin Laden; talvolta mirando al bersaglio sbagliato, come ha fatto nel 2003 invadendo l'Iraq e quindi in Libia eliminando Gheddafi. Il terrorismo ha replicato con una serie di attentati diffusi, culminati nel 2015 con la strage del Bataclan. Vi fu un momento in cui si temette un'offensiva generalizzata, e a presidio dei nostri luoghi pubblici abbiamo visto, per la prima volta, l'esercito in armi. Ma il fenomeno è stato controllato. Vuoi per l'abilità dell'intelligence, vuoi per la capillarità del controllo territoriale, vuoi per le sconfitte subite dall'Isis sul campo, questa minaccia, sembra, se non eliminata, almeno contenuta.

2. L'ECONOMIA
Nel 2002 l'entrata in vigore dell'Euro suscitò speranze e sollevò perplessità. Le prime riposavano sulla stabilità monetaria che avrebbe tranquillizzato i nostri risparmi; le seconde sulla tempistica e sulle conseguenze di una costruzione che ad alcuni sembrò artificiosa e affrettata. Molte di queste critiche erano più che fondate. Buon senso avrebbe infatti voluto che prima di creare un tetto comune si costruisse un edificio in grado di sostenerlo, dando ai condòmini un'unità giuridica, tributaria e possibilmente costituzionale. Per quanto riguarda noi, si sarebbe anche dovuto spiegare che, associandoci a una Germania unita, fortissima e disciplinatissima, avremmo dovuto rivedere non solo le nostre leggi, ma anche la nostra mentalità, aumentando la produttività e mettendo in ordine i conti. Nel 2008, quando è scoppiata la crisi finanziaria mondiale, noi invece siamo precipitati in una crisi che sembra infinita, e il nostro declino è sotto gli occhi di tutti. Qualcuno ha, incautamente proposto l'uscita dall'Euro. Una follia. Ormai il matrimonio celebrato nel peggior modo possibile, è indissolubile. Un eventuale divorzio ci escluderebbe dal mercato mondiale, e piomberemmo in un inflazione degna della Repubblica di Weimar. Si possono - e si devono - modificare i patti nuziali. Ma questo dipenderà dalla nostra forza contrattuale, cioè dalla politica.

3. LA POLITICA
Nella prima decade di questo ventennio abbiamo assistito all'alternanza dei governi in un sistema maggioritario. Nel 2001 Berlusconi; nel 2006 Prodi; nel 2008 ancora Berlusconi. Poi, travolti dalla crisi, ci siamo affidati a tecnici di prestigio, come Monti, e successivamente a governi ballerini di centrosinistra fino alle elezioni del 2018. Visti retrospettivamente, tutti questi governi non hanno poi agito in modo tanto diverso. Tra agguati e polemiche non hanno corretto i nostri endemici difetti: la proliferazione di leggi contraddittorie e pasticciate; la lentezza della giustizia, l'invadenza della magistratura, l'inefficienza della burocrazia, lo sfascio della scuola e, peggio di tutto, l'aggravamento del debito pubblico. Alcuni disastri, come l'incagliamento della Costa Concordia nel 2012 e il crollo del ponte Morandi nel 2018 sembrano riflettere l'immagine di un paese abbandonato a un dilettantismo fatale. Il ventennio che si chiude con un governo fondato sulla discontinuità dove il Presidente del Consiglio è succeduto a sé stesso rinnegando buona parte di quello che aveva fatto prima, è sintomatico di questa oscillazione rapsodica che sconfina nella schizofrenia.

4. LA RELIGIONE
Anche in uno stato laico e in una cultura secolarizzata la Religione mantiene, o dovrebbe mantenere, una fondamentale funzione coesiva. La parola stessa (re-ligio) esprime un legame che, per millenni, ha vincolato gli uomini più di qualsiasi altra istituzione. Questo nostro ventennio si è aperto con un Papa che aveva rivoluzionato il mondo, contribuendo a distruggere il comunismo e coniugando una profonda spiritualità cristiana con una lungimirante visione universale. Gli ultimi anni di Wojtyla , logorato dalla malattia, furono tristi e cupi, ma l' impressionante concorso di folla ai suoi funerali nel 2005 dimostrò quanto il Pontefice fosse amato. Il suo successore, Ratzinger, provò ad accentuare l'aspetto teologico del cattolicesimo. Raggiunse il culmine nella solenne Lectio di Ratisbona, dove conciliò il Lògos razionale con i dogmi della fede, e la geometria dell'universo con i misteri della sua creazione.

Purtroppo non fu capito, e la poca attenzione riservata a questo nobile documento fu limitata a una speciosa polemica sulla figura di Maometto. Forse fu anche questa delusione a ispirare a Benedetto l'annuncio delle dimissioni. Il nuovo Pontefice pare muoversi su una linea diversa, privilegiando temi sociali, ambientali e comunque meno attinenti alla visione escatologica che dovrebbe contrassegnare una fede fondata sull'aspettativa della Vita Eterna. Non sembra che i risultati siano promettenti: le Chiese continuano a svuotarsi , e le vocazioni a precipitare. Vedremo. Da questo breve excursus, naturalmente limitato e parziale, ognuno può trarre le conclusioni che crede sul prossimo futuro nostro e internazionale. Ma vorremmo concludere con una nota di ottimismo. Da quando si cominciarono a documentare le vicende dell'Umanità, questa si è sempre distinta per guerre, massacri e stragi, occasionalmente interrotte da qualche pausa dedicata all'arte, alla scienza e al pensiero. Ma l'Europa e l'Italia non hanno mai goduto di una pace così duratura e di una libertà così estesa come in questi ultimi 75 anni. Questo ci lascia ben sperare. Purché siamo consapevoli che entrambe sono delle pianticelle preziose ma fragili, che possono essere mantenute solo con una vigilanza costante e amorevole.
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