Covid, Roma è vicina al limite, Milano e le grandi città «sono già fuori controllo»

Covid, Roma è vicina al limite, Milano e le grandi città «sono già fuori controllo»
di Claudia Guasco
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Giovedì 22 Ottobre 2020, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 10:24

Il virus assedia le grandi città. «Alcune aree metropolitane come Milano, Napoli e probabilmente Roma, sono già fuori controllo dal punto di vista del contenimento della pandemia, hanno numeri troppo alti per essere gestiti con il metodo tradizionale del testing e tracciamento. E, come insegna la storia di precedenti epidemie, quando non riesci a contenere devi mitigare, ovvero bloccare la mobilità», afferma Walter Ricciardi, professore di Igiene generale all’Università Cattolica e consigliere del ministero della Salute. «Ci troviamo come nel 1400 a Venezia, nonostante le tecnologie di cui disponiamo».

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AUMENTO DELL’RT


Allora il grande nemico era la peste, oggi il coronavirus: in provincia di Milano una settimana fa c’erano 1.032 nuovi contagiati, ieri 1.858.

Allarme anche a Napoli, con 1.406 tamponi positivi in più in un giorno, mentre Roma resiste meglio benché osservata speciale con 806 nuovi casi: «Ci aspettiamo un incremento dell’indice di trasmissibilità Rt soprattutto nelle province, Roma sta tenendo», spiega l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato.

La rete ospedaliera è entrata nella settima fase e sono programmati a regime circa 3.000 posti riservati al pazienti Covid. La mappa della migrazione del virus dice che, in questo momento, sono le metropoli i focolai da arginare. A Milano, Roma e Napoli si concentra il 53% del totale dei contagiati a livello nazionale: 83.710 nelle tre città su complessivi 155.442 casi. «È inevitabile. Sono le aree metropolitane a maggior concentrazione di abitanti, con conseguenti problemi di distanziamento sui mezzi pubblici e nei locali. Lo abbiamo già visto a Parigi, Madrid e Londra», riflette il professor Claudio Mastroianni, direttore dell’unità operativa complessa di Malattie infettive dell’Umberto I.

«Come intervenire lo sappiamo, speriamo che le misure messe in atto siano sufficienti. Ma credo siano inevitabili ulteriori strette». Per comprendere la gravità di questa seconda ondata basta analizzare la progressione in Campania nel primi 21 giorni di ottobre: 17.743 tamponi positivi, più della somma dei contagiati da febbraio a settembre scorso. «A Napoli 5.622 persone sono in isolamento domiciliare perché positive, 178 ricoverate in ospedale e altre 6.023 a casa in sorveglianza: oltre 11.823 cittadini napoletani. Ad agosto erano 502», elenca il direttore della Asl Napoli 1, Ciro Verdoliva. «Siamo seriamente preoccupati. E senza l’ordinanza di De Luca lo saremmo maggiormente. Altrimenti non staremmo preparando 72 posti di terapia intensiva al Covid center dell’ospedale del Mare riorganizzando le degenze».

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SERVONO POSTI LETTO


La riapertura delle scuole primarie lunedì 26 ottobre è a forte rischio, mentre da oggi in Lombardia scatta il coprifuoco serale e dalla prossima settimana la didattica a distanza per i licei, Roma si prepara a una serrata dei locali a mezzanotte. «A questo punto è necessario ricorrere a misure più drastiche, quelle messe in atto non sono sufficienti», avverte Massimo Andreoni, direttore della Società italiana di malattie infettive e tropicali. «E servono subito altri posti letto, nel giro di due, tre settimane il numero di pazienti Covid sarà difficilmente gestibile se rimaniamo al livello attuale di ricoveri disponibili nelle terapie intensive e nei reparti ordinari dedicati».

Una situazione di «sofferenza si sta iniziando a registrare anche a Roma - rileva Andreoni - A Tor Vergata, dove lavoro, la situazione è complicata e stiamo aprendo reparti». Quanto alla Lombardia, già in piena emergenza, torna operativo l’ospedale in Fiera con i primi 153 letti per cure intensive. In questo momento, dice il sindaco Giuseppe Sala, «c’è un’impennata dei ricoveri in Lombardia tranne che per tre province: Bergamo, Brescia e Cremona, perché li c’è una sorta di immunità. Ma che prezzo hanno pagato per arrivarci? Milano non può, per le sue dimensioni avrebbe un problema enorme. Quando il virus si scatena in una grande città ha un effetto dirompente».

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