Belluno, parrucchiera positiva, negozio chiuso e tampone alle clienti. «Ma loro girano per il paese»

Rina De Bolfo
di Davide Piol
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Venerdì 2 Ottobre 2020, 13:25 - Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 10:21

«Il 40% delle persone che ho visto negli ultimi mesi, girando per il paese, non ha rispettato le norme anti-contagio». Lo dice senza peli sulla lingua Rina De Bolfo, la parrucchiera titolare del salone Per Te di Costalta di San Pietro di Cadore, trovata positiva al Covid e ora in quarantena. È la prima voce fuori dal coro che, di fronte al maxi-focolaio scoppiato in Comelico nelle ultime settimane, ammette che i residenti forse non si sono comportati in modo corretto. Non tutti, certo, ma il numero non ha importanza. Perché il contagio parte da un positivo e, in mancanza di precauzioni, si può diffondere a macchia d'olio a tutti i contatti. 

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IL VIDEO-MESSAGGIO
Rina De Bolfo ha annunciato la positività al Covid sul suo profilo Facebook. «Ho la faccia stravolta come se mi fosse passato sopra un camion racconta nel video . Oggi mi hanno contattata dall'ospedale e comunicato che sono positiva. Ho già provveduto a fornire i nomi di tutti i miei contatti». Non è difficile, in questo caso, risalire a chi abbia contagiato chi. Suo figlio Simone frequenta l'asilo che è stato chiuso per le due maestre trovate positive al virus. Poi hanno eseguito il tampone a tutti i bambini. «Il Dipartimento di prevenzione farà quello che deve fare continua Rina . Io starò a casa per due settimane. Il 12 ho un altro tampone. La cosa che mi pesa di più è che ti crollano tutte le certezze che pensavi di avere. Mi sono sempre comportata in modo corretto. Ma non si tratta di lebbra». 

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LA CACCIA AGLI UNTORI
La puntualizzazione non è casuale. Ancora prima di conoscere l'esito del tampone, Rina è stata contattata da diverse persone che le chiedevano come stesse visto la sua positività. Lei è caduta dalle nuvole: «Ho risposto: grazie per avermelo detto. È stato bello saperlo da persone esterne quando io stessa non ero ancora riuscita a vedere l'esito del tampone». E poi ammette di aver visto spesso «la vergogna da parte delle persone positive. Io mi faccio la quarantena, sono tranquilla per come mi sono comportata ovunque. Tanti invece nascondono la testa sotto la sabbia. So di persone che non hanno voluto fare il tampone. In questa situazione non serve a niente. Prima vengono fatti i controlli e prima ne usciamo». 

IL PROBLEMA
Perché il focolaio è scoppiato proprio in Comelico? Rina De Bolfo è la prima residente ad ammettere che forse il problema è stato sottovalutato. «Mesi fa erano tutti spavaldi confessa la parrucchiera di Costalta Qui in Comelico non c'è nulla dicevano. Il 40% delle persone, non sto parlando dei commercianti ma del paesano medio, ha sottovalutato il virus. Ho visto tanta superficialità. Dal ragazzino di 16 anni fino all'anziano di 80». Molti hanno fatto e fanno ancora la spesa «senza mascherina». Se i commessi li riprendono «si fanno una risata». Altri, addirittura, dicono di toglierla: «Tanto, a cosa serve?». E i turisti? «Tanti si attaccano al turismo chiarisce Rina Ma da quando ho riaperto il negozio, il 29 maggio scorso, la maggior parte delle mascherine le ho fornite ai residenti. Io ne tengo sempre qui per ogni evenienza. I turisti hanno rispettato le regole più dei paesani. Sono obiettiva». Nel suo negozio, invece, ha dichiarato di aver avuto sempre «un protocollo molto rigido». Un cliente alla volta. Due postazioni distanti circa due metri. Obbligo di mascherina e gel disinfettante. 

LE CLIENTI
Nonostante le precauzioni il suo pensiero va ai clienti che dovranno fare il tampone: «Ne ho circa una ventina. Sono avvilita ma ho rispettato sempre le norme. Me li immaginavo tutti in quarantena invece possono muoversi tranquillamente con la mascherina fino all'esito del tampone.

Mi hanno spiegato che è stato un contatto secondario». Rina da ieri mattina, non sente né odori né sapori. Invece il papà è all'estero. E conclude: «Non sono preoccupata. C'è di peggio. Però bisogna rispettare le regole. Si tratta di indossare una mascherina, non di trasportare 80 kg sopra la testa. È il caso di andare nella stessa direzione, altrimenti non ne usciamo più». 

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