Istat, Pil giù a -8,3%: nel 2021 +4,6%. «Consumi famiglie in caduta libera»

Istat, Pil giù a -8,3%: nel 2021 +4,6%. «Consumi famiglie in caduta libera»
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Lunedì 8 Giugno 2020, 11:18 - Ultimo aggiornamento: 14:27

Una caduta del Pil dell'8,3%: è quanto prevede l'Istat che parla di una «una marcata contrazione nel 2020»,  e «una ripresa parziale nel 2021», stimando un rialzo del 4,6%. L'Istituto, nelle Prospettive per l'economia italiana, rimarca come «il dilagare dell'epidemia di Covid-19 e i conseguenti provvedimenti di contenimento decisi dal Governo» abbiano «determinato un impatto profondo». Uno «shock senza precedenti», la cui quantificazione è connotata «da ampi livelli di incertezza». Rispetto alle precedenti stime sul 2020 «nel complesso la revisione al ribasso del Pil è stata pari a circa 9 punti percentuali».

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La crisi. Insomma «il Covid-19 si è manifestato in una fase del ciclo economico italiano caratterizzata da segnali di debolezza». L'Istituto ricorda che alla fine del 2019, l'economia italiana «presentava evidenti segnali di stagnazione». E «nonostante la ripresa» stimata «alla fine del 2021 i livelli dei principali aggregati del quadro macroeconomico risulterebbero inferiori a quelli del 2019». Le previsioni dell' Istat «sono basate su ipotesi che riguardano prevalentemente l'ampiezza della caduta della produzione nel secondo trimestre del 2020, più marcata di quella del primo, e la velocità della ripresa dei ritmi produttivi nel terzo e quarto trimestre. Ulteriori assunzioni riguardano - aggiunge - l'assenza di una significativa ripresa dei contagi nella seconda parte dell'anno, l'efficacia delle misure di sostegno ai redditi e gli impegni di spesa previsti nei recenti decreti e, infine, il proseguimento di una politica monetaria accomodante».

L'occupazione. Per l' Istat quest'anno la caduta del Pil «sarà determinata prevalentemente dalla domanda interna al netto delle scorte (-7,2 punti percentuali) ma
«anche la domanda estera netta e la variazione delle scorte sono attese fornire un contributo negativo alla crescita». Quanto al lavoro, «l'occupazione, misurata in termini di Ula (unità di lavoro a tempo pieno, ndr) è prevista evolversi in linea con il Pil, con una brusca riduzione nel 2020 (-9,3%) e una ripresa nel 2021 (+4,1%)».  Passando alle imprese, l'Istituto riconosce che «il recente allentamento delle misure di contenimento ha permesso la ripresa di alcune produzioni ma le condizioni sfavorevoli legate all'incertezza sul recupero della domanda costituiranno un ambiente sfavorevole per il riavvio del processo di accumulazione del capitale». Dopo di che «la normalizzazione delle attività produttive prevista a partire dal secondo semestre dell'anno è attesa sostenere la ripresa dell'attività di investimento anche nel 2021 (+6,3%) con effetti limitati però sulla quota rispetto al Pil che dovrebbe rimanere inferiore al 18%». Quanto ai prezzi, «nei prossimi mesi dovrebbero continuare a prevalere segnali deflativi»

 

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