Covid, il nuovo Dpcm: mascherine all’aperto in tutta Italia. E limitazioni per feste, nozze e funerali

Covid, il nuovo Dpcm: mascherine all aperto in tutta Italia. E limitazioni per feste, nozze e funerali
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 5 Ottobre 2020, 00:44 - Ultimo aggiornamento: 17:53

Mascherine anche per strada, sempre e ovunque. Obbligatorie in tutta Italia come hanno già deciso alcune regioni. Questa mossa, da inserire nel Dpcm che verrà presentato domani o al massimo mercoledì in un Consiglio dei ministri ad hoc, dopo che il ministro della Salute, Roberto Speranza, avrà illustrato in Parlamento le misure che resteranno in vigore sino al 31 gennaio. Di tutto ciò si è parlato a lungo, nel vertice a Palazzo Chigi protrattosi ieri fino a tarda sera. L’obiettivo è evitare gli errori di altri Paesi come la Spagna che sono intervenuti quando ormai era troppo tardi, quando la corsa dei contagi era fuori controllo. I provvedimenti del Dpcm corrono paralleli alla proroga dello stato di emergenza fino al 31 gennaio e potrebbero contenere anche il divieto per le Regioni di introdurre norme più soft rispetto alle indicazioni nazionali. Questo per non ripetere il caos avvenuto con le discoteche.

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Altra mossa, sostenuta anche dagli esperti del Comitato tecnico scientifico: stop a cerimonie, feste ed eventi con troppe persone, perché si è dimostrato che queste sono le occasioni più insidiose, in cui il virus vola e si trasmette da una persona all’altra. Si pensa ad un tetto massimo di 200 persone, più severe precauzioni e controlli. Fin dall’inizio dell’epidemia, ad esempio, ci sono stati numerosi focolai durante i funerali, dove le persone si abbracciano e si consolano. Sul “numero chiuso” per eventi e riunioni si sta ragionando a fondo; c’è chi vorrebbe anche limiti - come hanno fatto altri Paesi a partire dal Regno Unito di Boris Johnson - ai partecipanti a cene di famiglia e feste tra amici. Altrettanto delicata la mossa che riguarda la limitazione degli orari di bar, pub e ristoranti: anche in questo caso ci sono vari esempi in altre nazioni europee, pure in quelle in cui la situazione non è ancora grave (ad esempio il Portogallo), ma imporre già adesso lo stop alle 23 agli esercizi pubblici viene ritenuto prematuro da una parte del governo anche se ci si sta pensando seriamente. Altrimenti si pensa di lasciare libere le Regioni di prendere misure di questo tipo qualora i contagi dovessero aumentare in determinati territori.

Più in generale, c’è ormai la convinzione che servano contromisure più decise per convincere tutti - giovani e meno giovani - ad evitare assembramenti. Abbiamo in mente le immagini di quest’estate in tutta Italia, ma in realtà, soprattutto nelle regioni dove comunque ancora le temperature non si sono abbassate troppo, certe cattive abitudini non sono cessate. Paradossalmente, proprio una storia assai lontana dall’Italia - il contagio di Trump, dei suoi familiari e dei suoi collaboratori - sviluppatosi, pare, in un evento pubblico, dimostra che anche all’aperto, se non si mantengono le distanze, è possibile trasmettere copiosamente il virus. Su questo Speranza ha insistito: «Io credo molto nel dialogo con i cittadini, nella persuasione, ma comunque le regole vanno fatte rispettare, anche se l’approccio securitario non è sufficiente». E Speranza ieri in tv lo ha ripetuto: «Vogliamo evitare un altro lockdown, non ce lo possiamo permettere». Per questo motivo, saranno potenziati i controlli nelle aree della movida, con il coinvolgimento non solo delle forze dell’ordine ma anche dei militari.

Dopo il vertice di ieri, quali saranno i prossimi passaggi del Dpcm? Il testo sarà esaminato nel corso di una riunione del consiglio dei ministri ma solo dopo che il ministro della Salute, Roberto Speranza, in Parlamento - martedì - avrà relazionato sulla situazione e le intenzioni del governo. Mercoledì Conte firmerà il provvedimento, anche se ovviamente molto dipenderà dai numeri dei nuovi casi, specialmente in alcune regioni come la Campania che appaiono maggiormente in sofferenza. La situazione che al Cts definiscono «non allarmante, ma comunque da tenere sotto osservazione», va a confermare il no all’aumento del numero di spettatori consentiti negli stadi (1.000) per il calcio e nei palasport per gli sport al chiuso (200). Il premier Conte: «Il nemico non è stato ancora sconfitto, siamo consci che non possiamo disperdere i sacrifici compiuti».
 

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