Covid, Crisanti: «Piano tamponi per l'Italia, 300mila al giorno: me lo chiede il governo»

Covid, Crisanti: «Piano tamponi per l'Italia, 300mila al giorno: me lo chiede il governo»
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Domenica 30 Agosto 2020, 15:17 - Ultimo aggiornamento: 16:44

Uno studio per un "piano nazionale di sorveglianza" sul Coronavirus, per quadruplicare il numero di tamponi, da 75-90.000 a 300.000 al giorno, è stato chiesto dal ministero della Salute al microbiologo Andrea Crisanti, considerato il 'padrè del progetto dei tamponi di massa realizzato dalla Regione in Veneto.

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Lo rende noto lo stesso Crisanti, sul "Corriere del Veneto". Il progetto, viene riportato, sarebbe al vaglio del ministero e del Cts da alcuni giorni. Prevede una spesa iniziale di 40 mln, più 1,5 mln al giorno per la gestione. «Tutto è nato da un colloquio informale con il ministro D'Incà e il sottosegretario Sileri - spiega Crisanti - che mi hanno chiesto cosa fare per affrontare la nuova ondata di contagi. Ho dato il mio contributo di idee e loro mi hanno sollecitato a mettere tutto nero su bianco».

 


Crisanti: casi di oggi diversi dal passato

I dati quotidiani sul Coronavirus «non possono essere interpretati: i casi di oggi non hanno nulla a che vedere, dal punto di vista numerico, con quelli del passato. Ecco perché non si può dire nulla e non si possono commentare». Lo ha affermato stasera a Vicenza l'immunologo Andrea Crisanti. Anche nel rapporto tra decessi, nuovi casi di contagi e i quasi 100 mila tamponi, per Crisanti «non si può fare nessun paragone, sono cose completamente diverse. Adesso - ha poi aggiunto - intercettiamo tantissime persone che stanno bene e tantissimi asintomatici. Prima gli asintomatici nemmeno 'esistevanò e a malapena si faceva il test a quelli che stavano per morire». Crisanti ha infine tracciato un'analisi complessiva a livello nazionale ed internazionale: «I dati ci dicono - ha concluso - che tutti i Paesi che hanno riaperto subito tutto hanno innescato un aumento della trasmissione molto precoce. Da parte sua l'Italia si è invece differenziata e le regioni che hanno riaperto prima stanno registrando più casi delle altre».

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