Coronavirus, cosa si può fare nelle zone "chiuse" del Nord? Dieci domande e risposte per chiarire i dubbi

Coronavirus, cosa si può fare nelle zone "chiuse" del Nord? Dieci domande e risposte per chiarire i dubbi
di Paolo Ricci Bitti
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Domenica 8 Marzo 2020, 16:17 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 11:42

Chiuso per coronavirus: dalle piccole e periferiche zone rosse del lodigiano e del padovano che raccolgono 50mila abitanti a un'enorme parte del dell'Italia del nord  con una propaggine nelle Marche con almeno 16 milioni di cittadini direttamente interessati almeno fino al 3 aprile, data di validità del Dpcm fimato nella notte (fonda, le 3.23) fra sabato e domenica dal premier Giuseppe Conte.

Da dire subito e da ricordare che Lombardia e le 14 province Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia  non vanno assolutamente considerate zone chiuse ermeticamente, blindate e controllate dalle forze dell'ordine come le due piccole zone rosse. Su questo Conte ha insistito con fermezza. Con la considerazione che vale, al di là degli obblighi di legge, il buon senso di ciascuno di noi di fronte a una situazione di effettiva gravità. Vedi il caso della coppia di Codogno "evasa" per andare a fare la settimana bianca a Trento salvo poi scoprire di esser positiva al virus. E quei due sono pure riusciti a eludere i controlli stringenti delle piccole zone rosse. Impossibile insomma chiudere i confini della zone arancioni e quindi ognuno di noi valuti se effettivamente i suoi movimenti sono indispensabili e se non  sono in grado di aiutare il contagio. Inoltre il dpcm prevede scenari normativi non ancora chiariti e che saranno stabiliti in questi giorni, ad esempio il ruolo delle forze dell'ordine nei controlli. 

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1) Si può uscire ed entrare dalla zone arancioni?
Sì, per comprovati motivi di lavoro e per motivi di salute. Ovvero i pendolari potranno andare al lavoro anche se il Governo spinge per il telelavoro (chissà perché tradotto in smartworking), per i congedi e anche per l'uso di ferie. Anche i liberi professionisti potranno muoversi se sono in grado di dimostrare la necessità della loro presenza. Alle prefetture e alle forze dell'ordine il compito di verificare le motivazioni di chi si sposta e già qui si capisce che non sarà facile attuare questi controlli in una zona così vasta. Ovvio che i motivi di salute devono essere attestati da un certificato medico.

In altre parole all’interno dei territori arancionii bisogna limitare il più possibile gli spostamenti, così come tutte le forme di interazioni fisiche e sociali. Limitandoli alle necessità urgenti: esigenze lavorative non organizzabili in forme alternative; acquisto di beni di prima necessità (alimentari, prodotti medici); situazioni di emergenza.
Le persone in quarantena o positive al virus hanno il divieto assoluto di lasciare la propria attuale dimora.
Le persone con sintomi di infezione respiratoria e febbre superiore ai 37,5° sono richieste di non uscire di casa, e di contattare il proprio medico.

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2) E' possibile rientrare in famiglia se la residenza è nelle zone arancioni?
Sì, nessun ostacolo è previsto dal dpcm.

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3) Chi arriva dalla Lombardia e dalle 14 province quali obblighi deve rispettare?
E' una delle questioni più spinose, quella che ha causato la fuga di migliaia di persone dalla zona arancione, anche con situazioni di forte ansia come testimoniato dalla ressa alla stazione di Milano Porta Garibaldi sabato sera. Numerose regioni, ad esempio la Campania e la Calabria, sono insorte temendo l'arrivo di un grande numero di possibili portatori di contagio. In pratica chi ha lasciato le zone arancioni negli ultimi 14 giorni deve avvisare l'Asl che però, ammessa la possibilità di esaminare in fretta tutte le segnalazioni, potrà al più chiedere quali sono le condizioni di salute. Se non ci sono febbre e sintomi influenzali (tosse. gola infiammata, difficoltà respiratorie) non sono previste limitazioni.

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4) Auto quarantena volontaria?
E' quello che chiedono le regioni non arancioni quali  Abruzzo, Toscana, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia che hanno varato o stanno varando ordinanze: chi arriva da Lombardia e dalle 14 province lo segnali all'Asl e si metta volontariamente in quarantena per 14 giorni. Anche in questo caso appare difficile garantire il rispetto della 

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5) I trasporti pubblici e privati continueranno a operare?
Sì, al momento non vi sono restrizioni anche se in realtà la caduta verticale della domanda ha spinto ad esempio Trenitalia e Itolotreno a cancellare ogni giorno decine di convogli. Lo stesso vale per i voli, con l'Enac che invita a controllare ogni giorno lo stato delle prenotazioni.  

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6) Quali sono le attività sospese?
Sono chiuse tutte le scuole, vietate tutte le forme di eventi o di attività che producano aggregazione fisica e che non abbiano carattere di necessità; sono consentite le attività dettate da necessità, sia lavorativa che di acquisto di beni, ma adottando precauzioni obbligatorie tra cui il mantenimento di una distanza minima di un metro tra una persona e l’altra; sono fortemente ridotte le attività di bar e ristoranti che devono chiudere alle 18 e sempre facendo rispetarre la distanza di sicurezza. Se queste misure non sono rispettate l'esercizio rischia la chiusura provvisoria dell'attività.

7) E i centri commerciali?
 Le grandi strutture di vendita (centri commerciali) sono chiuse nei weekend.
 



8) Limiti per le strutture sanitarie?
Sono posti limiti agli accessi alle strutture sanitarie per accompagnatori e parenti. Le grandi strutture di vendita (centri commerciali) sono chiuse nei weekend.

9) Che cosa si rischia se si violano le limitazioni?
Scatta una denuncia penale (arresto fino a tre mesi e multa) in base all'articolo 650 del Codice penale: inosservanza dei provvedimenti dell’autorità ovvero arresto fino a 3 mesi o ammenda fino a 206 euro, se il fatto non costituisce reato più grave. Alcune denunce sono già state elevate.



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10) Limitazioni nello sport.
Parliamo dello sport di base: la gran parte delle società ha sospeso le attività nell'impossibilità di garantire, come richiede il decreto, controlli capillari. In generale gli sportivi e i loro familiari hanno compreso che in questo periodo meglio fermarsi oppure allenarsi da soli. Ogni evento, se consentito, all'aperto o al chiuso va comunque disputato a porte chiuse.   



 

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