​Coronavirus, 300 mila test al giorno per frenare l’epidemia

Coronavirus, 300 mila test al giorno per frenare l epidemia
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 31 Agosto 2020, 00:48

Il professor Andrea Crisanti, docente dell’Università di Padova e da sempre sostenitore della necessità di eseguire un numero di tamponi estremamente più alto di quello attuale, ne ha già parlato con il viceministro della Salute, Pier Paolo Sileri, e con il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. «Servirebbero 300 mila tamponi al giorno» è la tesi che va ripetendo da tempo. E gli è stato chiesto di inviare una proposta più organica, un progetto per spiegare come si può arrivare a strutturare una rete di laboratori e controlli che cambi radicalmente il modo di fare i test in Italia. «Per applicare il piano che ho preparato è necessario un investimento di almeno 40 milioni di euro».

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E serve anche un’accelerazione sul fronte dell’accelerazione del personale, il potenziamento della rete dei laboratori e una maggiore presenza sul territorio. «Ma si può fare» ribatte Crisanti, che ricorda sempre in questi casi qual è stato il danno economico causato dal lockdown, neppure lontanamente comparabile con la spesa che comporterebbe il raggiungimento dell’obiettivo di quadruplicare i tamponi. Va detto che nelle ultime settimane, anche alla luce di operazioni di screening organizzate dalle regioni su chi sta tornando dalle vacanze, c’è stata un incremento dei tamponi. I dati: il 30 luglio se ne facevano circa 60mila al giorno, oggi si oscilla ogni giorno tra 80 e 90 mila, qualcosa è cambiato. «Ma non è sufficiente - dice Crisanti - perché dobbiamo puntare soprattutto a essere pronti quando riapriranno le scuole e inevitabilmente ci sarà un innalzamento della trasmissione del virus. E poi dobbiamo intercettare chi ancora deve tornare dalle vacanze, servirebbero postazioni per i controlli con i tamponi molecolari negli aeroporti come Fiumicino, Venezia, Bologna, Malpensa, Bergamo. Io non credo molto all’utilità dei tamponi rapidi, perché comunque sui grandi numeri rapidi non sono. Meglio ricorrere ai molecolari, sono più affidabili». Sui test gli scienziati in realtà sono divisi e c’è chi sostiene che vada trovato un punto di equilibrio tra attendibilità ma anche praticità e rapidità del sistema utilizzato. Ad ogni modo, il piano che Crisanti invia al governo prevede anche la realizzazione di almeno dieci nuovi laboratori per ogni regione, con strutture anche mobili attrezzate che si spostano «per andare a eseguire i tamponi in modo efficace in aree lontane dalle città principali o in zone dove ci sono problemi con il coronavirus». 

Ma l’Italia sta facendo meno tamponi degli altri paesi europei? No, in realtà il nostro Paese è tra quelli che ne eseguono di più, siamo già a 8,5 milioni. Se ci basiamo sui dati di ieri, Lombardia e Lazio sono le regioni che ne hanno eseguiti di più in 24 ore, attorno a 12.800. Segue l’Emilia-Romagna, con 9.200. La Francia sta facendo comunque molti più test, spinta però anche dall’andamento dell’epidemia in forte ascesa: ieri ha annunciato di avere eseguito 900 mila tamponi in una settimana, l’Italia ne ha fatti circa 500 mila nello stesso periodo. La Spagna in agosto ha un numero di test settimanali simile a quello dell’Italia, ma anche qui c’è stata un’accelerazione determinata dalla diffusione più elevata del contagio (e c’è un aumento anche dei ricoveri, dunque l’aumento dei positivi nella penisola iberica non è solo l’effetto del fatto che ci sono più test). In totale, però, la Spagna (che comunque ha meno abitanti) ha eseguito circa 6 milioni di tamponi, dunque meno dell’Italia.
 

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