Coronavirus, garantiamo i respiratori per Spallanzani e Gemelli

Coronavirus, garantiamo i respiratori per Spallanzani e Gemelli
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Martedì 21 Aprile 2020, 07:27 - Ultimo aggiornamento: 22 Aprile, 08:25

A Roma e nel Lazio la curva dei contagi continua a piegarsi verso il basso, ma per chi è in trincea nelle terapie intensive la pressione non si allenta. «È vero, la valanga per fortuna non c'è stata, da una settimana c'è una riduzione dei nuovi ricoveri. Ma per trattare un paziente affetto da coronavirus ci vuole molto tempo. Di media 20 giorni e si può arrivare fino a un mese. Ecco perché il posto in rianimazione è ancora più prezioso. E serve oggi come un mese fa». Ore 15, Antonio Dell'Anna, dirigente medico dell'unità di Terapia Intensiva del policlinico Gemelli, ha appena terminato il turno. «E stanotte si ricomincia», racconta.

Coronavirus, l'infettivologa dello Spallanzani: «Morbo sconosciuto, i ventilatori polmonari sono una certezza»

Il Gemelli, insieme allo Spallanzani, è il baluardo della Capitale nella guerra al Covid-19. Quasi tremila pazienti ricoverati dall'inizio dell'epidemia. E il virus non è ancora sconfitto. Per questo è importante continuare a donare, per acquistare più respiratori e rafforzare le rianimazioni. Le uniche armi certe per battere il morbo. La gara di solidarietà dei lettori del Messaggero ha già permesso di donare 200 mila euro, con cui sono stati acquistati subito 12 ventilatori polmonari. Insieme agli altri quotidiani della Caltagirone Editore, si è raggiunto il traguardo di un milione di euro. E la nostra sottoscrizione va avanti.

IN PRIMA LINEA
«L'impatto con il coronavirus è stato uno shock riprende il dirigente del Gemelli - Ci siamo trovati a lavorare in condizioni che rendevano difficile perfino riconoscere i colleghi con cui si lavorava da dieci anni. Tutti bardati da tute e mascherine. Abbiamo visto medici di altri reparti ammalarsi, ma lo spirito di squadra ci ha permesso di ritrovare le energie nei momenti in cui ci sentivamo più vulnerabili». Il coronavirus, racconta, può essere molto aggressivo. Quando la situazione precipita, «il problema principale è che i pazienti non riescono più a respirare. E l'unico modo per salvarli, a quel punto, è il ventilatore: senza questi macchinari non avremmo la possibilità di curare i pazienti. A Roma abbiamo capito quanto fosse importante farsi trovare pronti: abbiamo sfruttato bene il tempo in più rispetto ai colleghi del Nord, ci siamo attrezzati. E al Gemelli abbiamo aumentato del 100% i posti letto in terapia intensiva». Uno sforzo accompagnato da migliaia di donazioni dei nostri lettori. A cui i medici adesso dicono grazie. «È la benzina che ci permette di continuare a fare il nostro lavoro ogni giorno. Ci aiutate ad essere in prima linea con le armi migliori».
L. De Cic.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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