Coronavirus Italia, obiettivo quota zero. Le stime: «Nessun nuovo caso tra 7/10 giorni»

Coronavirus Italia. Contagi, in fondo al tunnel si intravede «quota zero»
di Diodato Pirone
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Martedì 31 Marzo 2020, 00:50 - Ultimo aggiornamento: 15:03

Il penultimo giorno di questo marzo maledetto ha portato una gran bella notizia: l'aumento dei positivi al coronavirus non è mai stato così basso. Ieri è stato registrato un modesto +4,1% considerando il totale dei casi e addirittura solo un +2,2% scorporando dal totale i guariti e i deceduti. Si tratta di circa 1.600 casi in più rispetto a domenica, gran parte dei quali leggeri, curati a casa e non in ospedale. Sarà bene ricordare che il 9 marzo, giorno nel quale fu deciso il blocco dell'Italia intera, la velocità d'espansione della malattia era del 24,4%, cioè i nuovi malati quel giorno erano aumentati di quasi il 25% rispetto a quelli del giorno prima e molti di loro erano casi gravissimi che oggi si riflettono sul bollettino dei morti.

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Una crescita netta dei contagi ridotta al 2% non vuol dire che l'incubo stia finendo ma che si può iniziare a intravedere il mitico traguardo di quota zero. Con una avvertenza: la fine assoluta dei contagi non si presenterà come una uscita improvvisa e veloce da un tunnel, quota zero sarà raggiunta infatti quando si registreranno casi sporadici di nuovi malati, come già oggi accade a Codogno o a Vo' Euganeo, le prime zone rosse italiane, o all'estero in Cina e in Corea.

E tuttavia quota zero da ieri non è più un miraggio. Non si parla solo di sensazioni o di stime ma di qualcosa che piano piano sta emergendo dai dati ufficiali. Domenica scorsa Giulio Gallera, assessore al Welfare della Regione Lombardia, ha mostrato pubblicamente due grafici sull'andamento dell'epidemia in Lombardia che dimostravano come la curva regionale dei contagi avesse toccato il picco di massima diffusione dell'epidemia e che si stava avviando ad una graduale discesa.

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Molti Centri Studi italiani e decine di docenti universitari concordano sul fatto che il picco sia stato superato e non solo in Lombardia. Ieri i professori dell'università di Padova Maria Castiglioni e Giampiero Della Zuanna hanno scritto un saggio su Neodemos.info nel quale sottolineano che il picco di massima acutezza della malattia sia alle spalle in quasi tutte le regioni italiane. Secondo un gruppo di statistici delle Università di Palermo e di Cagliari già da qualche giorno l'importantissimo moltiplicatore dell'epidemia (gli epidemiologi lo chiamano fattore R0 perché quando scende sotto quota 1 indica che l'epidemia si avvia a finire) sarebbe già a quota 0,9 in Lombardia e solo a quota 1,15 nel Sud Italia (dove sarebbe stato a 2,6 l'8 marzo).

Alcuni professori si spingono anche a indicare un lasso di tempo nel quale l'epidemia dovrebbe avvicinarsi (attenzione avvicinarsi non raggiungere) la mitica quota zero. A Mezz'ora, su Rai3, l'astrofisico Fabrizio Nicastro ha indicato il lasso di tempo a cavallo del prossimo week end (grosso modo dal 4 al 10 aprile) come un traguardo credibile per la stabilizzazione a livelli prossimi allo zero dell'aumento dei casi. Ieri il Centro Studi Eief di Roma (Einaudi Institute for Economics and Finance) ha indicato nella seconda o terza settimana di maggio il periodo durante il quale non si dovrebbero più trovare nuovi contagiati in tutt'Italia ma ha specificato che l'ondata epidemica - sempre a bocce ferme, ovvero se continueremo ad adottare in massa il distanziamento sociale - si spegnerà in tempi diversi in ogni Regione. Per il Lazio, ad esempio, il traguardo dovrebbe essere raggiunto intorno al 16 aprile, in Campania e Lombardia fra il 20 e il 22 aprile, in Toscana il 5 maggio.

Questo dello spegnimento differenziato dei focolai è un concetto fondamentale. Alla Protezione Civile lo spiegano così: «Stiamo sconfiggendo il virus sul principale campo di battaglia, la Lombardia. Nei prossimi giorni bisognerà passare ai rastrellamenti su tutti i territori per sopprimerlo focolaio dopo focolaio». Questo significa in pratica che non saranno più gli ospedali il principale terreno di battaglia ma i medici (e gli informatici che tracciano gli spostamenti dei cellulari) dovranno identificare i positivi, uno a uno, e portarli in alberghi dedicati per fermare i microcontagi.

Poi arriverà inevitabilmente una terza fase: il coordinamento fra gli stati europei. Ieri il giornale economico francese Les Echos ha pubblicato uno studio di epidemiologi francesi secondo il quale l'epidemia si avvicinerà a quota zero prima in Italia poi, intorno al 14 aprile in Francia e Svizzera, e qualche giorno dopo in Spagna. Poi tutti i paesi europei dovranno bloccare sul nascere i casi di ritorno dei contagiati che si sposteranno. Come stanno facendo da qualche giorno in Cina. Là dove l'incubo sta finendo e per davvero.
 

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