Palestre e coronavirus, ecco lo sprint: riapertura (con regole molto rigide) dal 25 maggio

Coronavirus, intesa sulle palestre: riapertura (con regole molto rigide) dal 25 maggio
di Emiliano Bernardini
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Mercoledì 6 Maggio 2020, 10:56 - Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 07:54

Pronti, palestra, via! Ci siamo. Il conto alla rovescia è iniziato. Il ministro dello sport, Vincenzo Spadafora sta lavorano per anticipare la riapertura dei centri fitness (ma anche piscine e centri sportivi). La data iniziale era quella del primo giugno ma l’obiettivo è di dare il via libera già dal 18. Impresa ardua - praticamente tramontata - visto che sarà complicato per i gestori, in pochi giorni, poter garantire tutte le regole di sanificazione e distanziamento, così da evitare ogni possibile contagio. Ecco allora che la data più probabile è quella del 25 maggio. Una settimana prima dell’iniziale giorno fissato.

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REGOLE RIGIDE
Per poter accedere ci saranno regole molto rigide. Gli ingressi dovranno essere scaglionati e nelle palestre più piccole si potrà andare soltanto su appuntamento. Vietato l’uso degli spogliatoi. Quindi si dovrà arrivare già pronti all’alllenamento. Niente lezioni di gruppo. O meglio saranno ridotte al minimo: ogni persona dovrà avere almeno due metri di distanza dall’altra: è stato calcolato che lo spazio ideale è di 7 metri a persona. Gli allenatori dovranno indossare guanti e mascherina. Gli attrezzi dovranno essere sanificati subito dopo ogni utilizzo. All’ingresso e all’interno dei locali dovranno esserci vari dispenser per il disinfettante.

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GESTORI E PERSONAL TRAINER
Se da un lato i gestori spingono per riaprire dall’altro restano i dubbi. Le regole stringenti costringeranno a dimezzare gli ingressi a fronte di turni più lunghi per poter soddisfare tutti. I costi della gestione sono molto alti e i guadagni verrebbero ridotti drasticamente. Quanti si sentirebbero sicuri ad andare? Nel precedente decreto era stata fatta pressione per consentire ai personal trainer di svolgere attività all’aperto. Palazzo Chigi però ha respinto la proposta per evitare di favorire una sola categoria a scapito delle altre (ad esempio istruttori di nuoto). Ecco perché oltre ai 600 euro per i collaboratori sportivi, nel decreto maggio i soldi sono passati da 50 milioni a 270 milioni si stanno studiando altre misure per garantire la sopravvivenza di alcuni centri che rischiano di chiudere.

 

 

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