Coronavirus, senza i Covid hospital non si riparte. Obiettivo: 10mila posti in tutta Italia

Coronavirus, senza i Covid hospital non si riparte. Obiettivo: 10mila posti in tutta Italia
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 22 Aprile 2020, 06:49 - Ultimo aggiornamento: 10:50

Diecimila posti letto nei Covid Hospital. In sintesi, è questo l'obiettivo per andare oltre alla precarietà causata dagli interventi nel pieno dell'emergenza, rendere stabili queste strutture, tenerle pronte in caso di nuovi focolai o della tanto temuta seconda ondata dell'epidemia del coronavirus che in molti prevedono per l'autunno. E bisogna fare presto, perché solo le regioni che hanno i Covid Hospital potranno presentarsi alla fase 2 con le carte in regola.

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Gli esempi da seguire sono quelli già visti a Roma, come la clinica Columbus, la torre del Policlinico Tor Vergata, l'Eastman all'Umberto I o la casa di cura privata a Casal Palocco: strutture autonome, che hanno anche posti di terapia intensiva, che però sono collegate al sistema sanitario. In altri termini: l'ospedale allestito dentro alla Fiera di Milano, ora semivuoto, non viene ritenuto l'esempio più luminoso. Rischia di trasformarsi in una cattedrale nel deserto. Al contrario, i nuovi posti per terapia intensiva al San Raffaele di Milano, vanno nella direzione giusta. La strategia è quella di avere ospedali dedicati, in cui non si rischia di mescolare pazienti Covid. I reparti misti moltiplicano il contagio come avvenuto all'inizio in Lombardia quando ancora nessuno conosceva la gravità di quanto stava succedendo; ma allo stesso tempo questi posti letto, se l'epidemia si fermerà, potranno essere utilizzati nella normalità, anche per recuperare il tempo perduto, visto che si sono fermati gli interventi di elezione non urgenti e le liste di attesa, ovunque, si sono necessariamente allungate.

STRATEGIA
La politica dei Covid Hospital è stata ribadita l'altro giorno dal ministro della Salute, Roberto Speranza, e sarà sviluppata nel decreto Aprile, in preparazione, che prevede investimenti anche sul fronte sanitario. All'origine di questa operazione c'è stata la decisione di aumentare considerevolmente il numero di posti di terapia intensiva: in Italia siamo passati da 5.700 a circa 9.000, c'è stata la corsa ai ventilatori, a dare una risposta all'impatto iniziale che specialmente in Lombardia ha messo alle corde il sistema, perché non si sapeva dove portare i pazienti più gravi. Dalla direzione generale della programmazione sanitaria Ministero della Salute, a marzo, è stata anche inviata una circolare alle Regioni che ha da una parte sospeso «le attività di ricovero ospedaliero, ad eccezione di quelle considerate non procrastinabili quali i ricoveri in regime di urgenza», dall'altra chiesto di «identificare prioritariamente strutture/stabilimenti dedicati alla gestione esclusiva del paziente affetto da Covid-19».

Le Regioni come hanno risposto? Nel Lazio oggi i Covid Hospital sono sei, in Lombardia, oltre alla discussa struttura a Fiera di Milano e al nuovo reparto del San Raffaele, ci sono i padiglioni realizzati al San Carlo e al San Paolo (sempre a Milano) e gli ospedali da campo di Crema, Cremona e Bergamo. Altri esempi: in Abruzzo la Regione ha puntato su un Covid Hospital a Pescara, in una palazzina dismessa, adiacente all'ospedale. All'Aquila si utilizza la struttura realizzata in occasione del G8 dopo il sisma del 2009, in provincia di Chieti è stato riconvertito un piccolo ospedale Atessa. L'Emilia-Romagna invece punta sul «Covid Intensive Care: una rete di terapie intensive con 146 posti letto», con un investimento da 26 milioni di euro a Parma, Bologna e Rimini per farne un hub nazionale.

Resta un nodo: la corsa ai Covid Hospital, sacrosanta e necessaria, deve però trovare un punto di equilibrio con il resto dell'assistenza sanitaria. Racconta dalla prima linea di un pronto soccorso romano (Policlinico Casilino) il primario, il dottor Adolfo Pagnanelli: «Sta arrivando l'onda lunga dei pazienti, con patologie importanti, che per timore del contagio non sono venuti in ospedale. Anche su questo bisognerà fare attenzione».

 

 
 
 

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