Coronavirus, Bertolaso: «L'ospedale alla Fiera di Milano servirà non solo al nord»

Coronavirus, Bertolaso: «L'ospedale alla Fiera di Milano servirà non solo al nord»
di Mario Ajello
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Lunedì 16 Marzo 2020, 06:44 - Ultimo aggiornamento: 11:24

«Io sono un Patriota con la P maiuscola». In questo mood Guido Bertolaso sta per arrivare a Milano. Si è imbarcato a Johannesburg, e in Sud Africa era a trovare la figlia pediatra e volontaria, sa ovviamente molto bene la delicatezza del compito che lo aspetta - la costruzione dell'ospedale che gli è stata affidata dalla Regione Lombardia nella vecchia Fiera di Milano - e conosce perfettamente le insidie politiche che riguardano questa vicenda. «Ma state tranquilli - dice agli amici - nessuno mi tirerà per la giacchetta». Il suo piano è molto semplice e ai suoi interlocutori lo sta spiegando così: «Sono un tecnico super partes, lavorerò per il mio paese e tra qualche mese, quando tutto sarà finito, sparisco di nuovo».

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La nuova sfida, contro un virus che lui considera più pericoloso di Ebola, l'ex capo della Protezione Civile non l'ha cercata. Gli è stata sollecitata dagli altri - ci sono imprenditori che gli scrivono: «Lei è una garanzia di serietà e se c'è lei io metto i soldi per il nuovo ospedale» - e che affronta senza fanfare. «Io - è il suo mantra - non sono un super-eroe. Ma uno che ha affrontato tante emergenze nel suo lavoro e mi viene riconosciuta una certa esperienza. Tutto qui».

I DETTAGLI
I dettagli tecnici di come la struttura milanese sarà, ancora non li ha studiati. Appena arriva a Milano si farà relazionare dai tecnici della Regione. Quel che è certa è la sua determinazione a farlo: «Sarà un ospedale importantissimo e che va assolutamente allestito in tempi brevi». Il progetto, questa l'intesa di base con Fontana, è che «non è si tratterà di una struttura solo per Milano e per il Nord ma, nella previsione si spera smentita che il morbo sfondi al Sud, l'ospedale accoglierà pazienti anche dal resto d'Italia». Bertolaso starà direttamente al lavoro h24 nel cantiere dell'ex fiera, come se fosse - raccontano i suoi - in uno di quei campi umanitari in giro per il mondo dove c'è da fare tutto, dagli impianti elettrici agli strumenti di cura. Venerdì compie 70 anni e tutto si risolverà in una semplice bicchierata nel cantiere insieme a nuovi compagni di lavoro.
 


Intanto dal Sud Africa ha dettato un tweet, ed eccolo qui: «Grazie a tutti gli italiani per le belle parole e gli attestati di stima». Per la nomina a consulente del governatore lombardo Fontana per il Coronavirus. E ha postato anche un tricolore che sventola e la celebre citazione di John Fitzgerald Kennedy: «Non chiederti mai che cosa il tuo Paese può fare per te ma sempre che cosa tu puoi fare per il tuo Paese».
Starà in mezzo ai malati - «Queste sono le che so fare, e la politica non rientra nel mio orizzonte» - l'ex capo della Protezione Civile e non vuole neanche lontanamente essere coinvolto in polemiche con l'attuale Protezione Civile. «Tutti insieme a lavorare per l'Italia, questo dobbiamo fare»: questa la sua convinzione. E già prima di arrivare in Italia ha attivato la rete di rapporti che ha formato lungo decenni, e che gli sarà utile - appena definisce la strategia d'intervento - per acquisire macchinari medici, ventilatori, strutture di lavoro e tutto quel che serve per una missione che lui stesso considera immane. «Ma non è certo uno che si scoraggia», dicono i suoi. E lui: «Darò tutto me stesso». Ma non sul versante politico dell'emergenza. La sua strategia è quella del pragmatismo più assoluto. E gli fa ben sperare che non solo il centrodestra - con Salvini in prima fila ma anche la Meloni e l'amico Berlusconi che dalla Francia sta facendo il tifo per lui: «È la persona più in buona fede e migliore che io conosca» - ma anche Renzi e i renziani e quel mondo riformista di provenienza rutelliana (con Rutelli fece il Giubileo del 2000) che sta nel Pd apprezzino il suo ritorno in campo. «Da pensionato e senza prendere neppure un euro», ci tiene a precisare lui.
Non ha nessuna intenzione di essere dipinto come l'Anti-Conte, che come commissario governativo gli ha preferito Domenico Arcuri, ma senz'altro per il premier che sta accentrando su se stesso tutti i riflettori qualche problema potrebbe crearlo la presenza di un personaggio straconosciuto qual è Bertolaso. I suoi account si stanno riempendo in queste ore di centinaia di messaggi, anche del tipo: «Saresti il miglior sindaco di Roma». Lui a candidarsi non ci pensa, ma gli piange il cuore vedere la sua città così malridotta. Ora però la sfida non si chiama Campidoglio ma coronavirus.

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