Covid 19, primi risultati dei test sul sangue: a Nerola un caso, via la zona rossa

Covid 19, primi risultati dei test sul sangue: a Nerola un caso, via la zona rossa
di Mauro Evangelisti
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Domenica 12 Aprile 2020, 00:45 - Ultimo aggiornamento: 13:53

Puglia, test sierologici sugli operatori sanitari. Un campione ancora piccolo, 500 tra medici e infermieri, però ad oggi emerge che solo l'1 per cento è positivo o lo è stato e dunque ha sviluppato gli anticorpi. Nerola, provincia di Roma, paese per il quale è stato annunciato lo stop della zona rossa a partire da martedì (analoga decisione per Fondi, in provincia di Latina): c'era un focolaio in una casa di riposo, è diventato un grande laboratorio perché tra i cittadini è stato svolto uno screening di massa, sia con il sierologico, sia con il tampone. Cosa è emerso? 56 positivi c'erano fin dall'inizio, mentre degli altri 900 cittadini di Nerola sottoposti al test solo uno è risultato infetto. Nel Lazio, dove faranno 300mila test sierologici, l'assessore Alessio D'Amato prevede che il sommerso, i positivi o ex positivi, siano attorno al 3-4 per cento, non di più. In Sicilia su 4.000 tamponi a persone tornate da altre zone del Paese, solo 39 sono risultati infette: l'1 per cento.

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Si dirà: Puglia, Lazio e Sicilia hanno percentuali così basse perché non sono regioni del nord. Spostiamoci in Emilia-Romagna: 15 mila test sierologici a medici e infermieri; la percentuale di chi ha sviluppato gli anticorpi (dunque è positivo asintomatico o lo è stato e ora è immunizzato) è attorno al 3 per cento. In vista della grande ricerca nazionale che stanno preparando Istituto superiore di sanità e Istat, questi primi riscontri, per quanto parziali, sembrano sfumare una convinzione che sembrava solida. Studi e analisi ipotizzano che in Italia vi siano fino a dieci volte positivi asintomatici (o persone che lo sono state) di quelli che risultano dai dati. Bene, non è così scontato, tenendo conto che i test sierologici in Puglia e in Emilia-Romagna sono stati svolti su una categoria molto esposta come il personale sanitario. Spiega il professor Pierluigi Lopalco, ordinario di Igiene all'Università di Pisa e responsabile emergenze epidemiologiche della Regione Puglia: «Premetto che sono risultati preliminari, solo su 500 operatori. Però io mi aspettavo un esito così basso. Il virus nella popolazione non ha circolato molto. Ovviamente parlo della Puglia, non della Lombardia. Il lockdown ha funzionato».
Guardando i risultati di Nerola ma anche dell'Emilia-Romagna, viene da pensare che la convinzione che in giro ci siano molti positivi (o ex positivi) vada rivista. Lopalco: «Nelle zone epidemiche ci potrebbe essere stata una circolazione più elevata, ma dove non ci sono stati picchi epidemici non vedo come possa esserci stata una diffusione massiccia. Quello che mi preoccupa di più è un altro fatto: se questo è vero, allora non abbiamo una vasta popolazione protetta». Non possiamo contare su una immunizzazione diffusa. «Temo di no. Abbiamo dimostrato che l'epidemia si può fermare, però tenendo tutto chiuso. E per potere allentare la chiusura dobbiamo mantenere un livello di allerta altissimo». Ci sono però anche elementi, soprattutto nelle regioni del nord, che fanno propendere per una diffusione del virus più rilevante di quella raccontata dai numeri.

Quando a Vo' Euganeo la Regione Veneto, all'inizio dell'epidemia, fece fare i tamponi a tutti i cittadini, emersero su 2.778 persone, 66 positivi, molti asintomatici, dunque 2,5 per cento, malgrado la diffusione del coronavirus fosse appena iniziata. Raffaele Donini, assessore alla Salute dell'Emilia-Romagna, avverte: «Vero, il 3 per cento di positivi ai test sierologici sui nostri operatori sanitari non è una percentuale alta, però stiamo vedendo anche altro: mano a mano che aumentiamo il numero dei tamponi tra la popolazione, in parallelo aumenta anche quello dei positivi che troviamo. Per fortuna, grazie a una maggiore azione sul territorio, riusciamo a curare più persone a casa. Sui test sierologici, che valutano la presenza degli anticorpi, c'è un altro elemento da capire: io sono stato contagiato, sono guarito, ora sono negativo. Però non ho sviluppato gli anticorpi o comunque non compaiono nel test».
 

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