Coronavirus, su "Nature" lo studio di Vò: asintomatico il 40% degli infetti, bambini più resistenti

Il posto di blocco dei militari a Vò
di Raffaele Alliegro
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Giovedì 2 Luglio 2020, 13:07 - Ultimo aggiornamento: 15:09

Più del 40% delle infezioni da Covid 19 sono asintomatiche. Tra sintomatici e asintomatici non risultano significative differenze di carica virale, dunque dovrebbe essere potenzialmente contagioso anche chi contrae il virus con scarsi sintomi o nessuno. I bambini sono più resistenti all'infezione. Sono queste alcune delle indicazioni emerse dallo studio sul caso di Vò Euganeo pubblicato nei giorni scorsi su “Nature”.

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"Suppression of a Sars-CoV-2 outbreak in the Italian municipality of Vo" è il titolo dell'articolo firmato da Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Medicina molecolare dell'università di Padova, e da Ilaria Dorigatti del Mrc Centre for Global Infectious Disease Analysis dell'Imperial College di Londra.

Uno studio che comincia con la ricostruzione di quel che è avvenuto a Vò: il 21 febbraio 2020 - spiegano i ricercatori - un residente del comune in provincia di Padova muore di polmonite a causa di un'infezione da Sars-CoV-2. È il primo decesso di Covid-19 registrato in Italia dopo la comparsa del virus a Wuhan. Le autorità regionali impongono l'isolamento dell'intero comune per 14 giorni. Vengono fatti tamponi nasofaringei sull'85,9% e sul 71,5% della popolazione di Vò in due momenti consecutivi.

Il monitoraggio dell'infezione, spiegano dunque gli autori, «con tamponi esteso a tutta la popolazione, l'isolamento domiciliare per i positivi (inclusi asintomatici o paucisintomatici), il distanziamento sociale e l'uso di dispositivi di protezione individuale sono risultati altamente efficaci nel sopprimere la trasmissione di Sars-CoV-2».

 


«La prima indagine, condotta all'inizio dell'isolamento della città - spiega Crisanti - rivela una prevalenza di infezione del 2,6% (intervallo di confidenza-Ci del 95%, 2,1-3,3%). La seconda indagine, eseguita alla fine del blocco, evidenza una prevalenza dell'1,2% (95% Ci, 0,8-1,8%). In particolare, il 42,5% delle infezioni confermate da Sars-CoV-2 e identificate nelle due indagini sono asintomatiche, ovvero non presentano sintomi al momento del test con tampone, né li hanno sviluppati in seguito».

«Particolarmente interessante» secondo lo studio «è ciò che emerge sull'infezione da Covid-19 nei bambini», che «sembrano ammalarsi di meno e con pochi sintomi, dimostrando una certa resistenza al virus. A Vò, su un campione di 234 bambini da 1 a 10 anni, nessuno è risultato positivo al tampone, anche se spesso hanno convissuto con genitori infetti». Un altro dato importante, per gli autori, è questo: «Lo studio mostra come non si rilevi alcuna differenza statisticamente significativa nella carica virale delle infezioni sintomatiche rispetto a quelle asintomatiche. Questo risultato implica che, potenzialmente, anche le infezioni asintomatiche o paucisintomatiche potrebbero contribuire alla trasmissione di Sars-CoV-2».

Inoltre «questo lavoro mette in risalto l'efficacia delle strategie di contenimento messe in atto a partire dall'identificazione del primo paziente positivo al Sars CoV-2 residente nella piccola comunità di Vò - afferma Elisa Franchin del dipartimento di Medicina molecolare dell'università di Padova, prima co-autrice dello studio - Dal punto di vista tecnico tutto questo è stato possibile utilizzando le più moderne e avanzate tecnologie diagnostiche che ci sono state messe a disposizione, ma anche grazie al lavoro di figure professionali con competenze diverse: dall'infermiere al segretario, dal tecnico al biologo, al medico. Senza dimenticare la massiva partecipazione della popolazione di Vò che ci farà capire molto su questo virus, sulla sua trasmissione e su come poterci difendere nel prossimo futuro».

«Lo studio di Vò - commenta Dorigatti - ha dimostrato che identificare precocemente clusters di infezioni e intervenire in maniera tempestiva con l'isolamento dei casi infetti sono strategie in grado di sopprimere la trasmissione e bloccare sul nascere un'epidemia. Questo risultato è estremamente attuale visto il rischio di nuovi clusters di infezioni e di una seconda ondata. Ci sono ancora molte domande aperte sul virus.
Rispondere a queste domande permetterà di combatterlo nei prossimi mesi».

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