Quei 143 anziani morti alla Baggina senza tampone: i pm cercano un nesso con il coronavirus

Quei 143 anziani morti alla Baggina senza tampone: i pm cercano un nesso con il coronavirus
di Claudia Guasco
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Martedì 14 Aprile 2020, 16:10
A fine marzo i decessi tra gli ospiti del Trivulzio erano 70, dal primo aprile a domenica scorsa i morti sono stati 73 e il numero complessivo sale a 143. Troppi, dicono i parenti e i dipendenti della struttura, perché siano determinati solo dall’anziana età dei degenti e dalle loro patologie. Ciò su cui stanno lavorando i pm della procura di Milano, coordinati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, è verificare se esiste un collegamento tra i morti della Baggina e l’epidemia Covid-19 che infuria in Lombardia.

AVVISO DI GARANZIA
Per questo gli uomini della guardia di finanza di Milano sono da questa mattina negli uffici della struttura per sequestrare cartelle cliniche, documenti sui tamponi, su ingressi e uscite di pazienti e anziani in queste ultime settimane, oltre che sui dispositivi di protezione come le mascherine. Tutti documenti, dunque, relativi alla gestione interna anche sulla base di direttive regionali. E infatti la gdf ha acuisito anche documenti sulle indicazioni ricevute dal Trivulzio e inviate dalla Regione Lombardia per la gestione dei degenti. La finanza ha inoltre notificato l'avviso di garanzia al direttore generale della struttura, Giuseppe Calicchio, il quale risulta così ufficialmente indagato per epidemia colposa e omicidio colposo. Non solo: il Pio Albergo Trivulzio risulta indagata per la legge 231 sulla responsabilità amministrativa degli enti. L'inchiesta, affidata ai sostituti Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, dovrà fare luce su eventuali carenze e negligenze nella gestione dell'emergenza sanitaria, in particolare sull'assenza, denunciata da alcuni lavoratori, di dispositivi di protezione individuali per i dipendenti.

TAMPONI NON ESEGUITI
Il Trivulzio è un ente pubblico che, prima dell’epidemia, aveva più di mille pazienti tra Rsa, riabilitazione e hospice.
E’ finanziato per il 70% dal Comune di Milano e per il 30% dalla Regione Lombardia, la quale designa il direttore generale e legale rappresentante dell’azienda d’intesa con il sindaco e nomina, insieme al Comune, i componenti del consiglio d’indirizzo aziendale. Quest’ultimo è composto da cinque membri, tre di nomina comunale (tra cui il presidente) e due scelti dalla Regione. Il governatore Attilio Fontana ha disposto una commissione di verifica sul tasso di mortalità e ha preso le distanze dai vertici della struttura: «Le Rsa hanno tutte una gestione autonoma. Al Pio Albergo Trivulzio esiste un consiglio d’amministrazione, un direttore generale, tutte persone che abbiamo nominato il sindaco Sala e io e che hanno autonomia di gestione». Uno dei problemi principali evidenziati dai dipendenti, oltre all’assenza di mascherine, è l’assenza di tamponi. Non sono stati fatti né ai pazienti né ai dipendenti. Oltre agli anziani malati in corsia, almeno un terzo del personale è a casa con sintomi Covid o con virus certificato dal test. Il caso più grave è quello di un fisioterapista di 38 anni intubato in terapia intensiva, è diabetico e i dottori ce la stanno mettendo tutta per salvarlo. Preoccupa anche un medico della struttura, non più giovane e già colpito da altre patologie. Ieri un’operatrice sanitaria ha comunicato che resta a casa perché ha febbre e tosse. «Tutto questo si sarebbe potuto evitare con una politica di contenimento del virus che non c’è stata. Del resto, senza tamponi come fai a sapere chi isolare?», accusa un dipendente del Trivulzio
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