Coronavirus, svolta sulle mascherine made in Italy: due milioni al giorno

Coronavirus, svolta sulle mascherine made in Italy: due milioni al giorno
di Giuseppe Scarpa
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Mercoledì 25 Marzo 2020, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 09:55

ROMA Parla di «munizioni» il commissario straordinario all'emergenza al coronavirus Domenico Arcuri. «Cartucce» quindi, come se questi termini fossero diventati il nuovo sinonimo perfetto di mascherine. E forse sono le parole più appropriate visto che, sempre Arcuri, sostiene che le munizioni ci servano appunto «per combattere una guerra commerciale» così da «evitare la dipendenza dalle esportazioni».

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IL CONSORZIO
Ecco che allora un Paese affamato come l'Italia, di questa merce diventata improvvisamente rara e preziosa, cerca di autoprodursele. Di svincolarsi dagli stranieri. «Fra quattro giorni un consorzio di produttori italiani inizierà a realizzarle», ha aggiunto il commissario all'emergenza durante la conferenza stampa di ieri.

Lo stimolo all'home made arriva con 50 milioni cash da far calare sul sistema produttivo nostrano per spingere le fabbriche a sfornarne 2 milioni al giorno. Una quantità vicina al consumo nazionale che comunque è sempre più alto, pari a tre milioni al dì. I liquidi arrivano con il decreto legge Cura Italia (saranno gestiti da Invitalia) così da permettere alle aziende che vi aderiscono, e vengono selezionate, di modificare le loro linee produttive. Le imprese potranno ottenere fino a un massimo di 800mila euro, con la possibilità di poterli incassare a fondo perduto se dopo 15 giorni, dal rilascio delle autorizzazioni, riuscissero a fare partire la macchina.

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LA CINA
Ad ogni modo, ad oggi, l'Italia non è ancora autonoma. Tuttavia, rispetto a pochi giorni fa, la situazione è migliorata. La fabbrica del mondo, la Cina, dopo essersi messa alle spalle l'emergenza covid-19, sta spingendo le sue aziende ai massimi livelli. Ci sono imprese che ne realizzano 5 milioni al giorno. Sia chiaro, si parla soprattutto delle chirurgiche, non di quelle più sofisticate le ffp2 e le ffp3. Ed è sulle prime che si concentra soprattutto l'azione di Arcuri. Proprio dal gigante asiatico ne pioveranno sul nostro Paese 120 milioni in due mesi. Una maxi partita gestita dal commissario straordinario che ha spiegato come da lunedì «ne sono state distribuite 4,9 milioni, di cui 1,5 milioni di ffp2 e ffp3 per il personale sanitario. Siamo passati da 370mila pezzi al giorno a un milione e 337mila al giorno».
 



I VENTILATORI
L'altra partita fondamentale è quella sui ventilatori. Fondamentali per far funzionare le terapie intensive. «Martedì abbiamo distribuito 135 ventilatori nei reparti di terapia intensiva, lunedì ne abbiamo consegnati 121. Siamo passati da 13 a 73 al giorno, oltre cinque volte di più. Sono ancora pochi - ha precisato Arcuri - confidiamo che questi numeri possano crescere fino a raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati».

IL SEQUESTRO
Intanto, anche la Guardia di finanza si è data da fare sul fronte macchinari sanitari. Ieri ha sequestrato ad Ancona un camion che stava per imbarcarsi su una nave diretta in Grecia. Nel cassone custodiva 1.840 circuiti respiratori (tubo, pallone, valvola e maschera respiratoria) per la ventilazione meccanica dei pazienti con gravi patologie. Tipo il covid-19, insomma. Il sequestro delle Fiamme gialle, inconsueto in tempi di pace, trova la sua legittimità nell'ordinanza della Protezione civile che vieta alle imprese di cedere all'estero determinati dispositivi medici. E adesso, proprio alla Protezione civile, verrà consegnato questo materiale, che lo assegnerà agli ospedali che ne faranno richiesta. Il rappresentante della società italiana, con sede nel milanese, che ha tentato la vendita a una società greca, ha incassato una denuncia.

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