Coronavirus Lombardia, Fontana: «Fatti più tamponi, sta iniziando la discesa. Bertolaso? Migliora»

Coronavirus Lombardia, Fontana: «Fatti più tamponi, sta iniziando la discesa. Bertolaso? Migliora»
7 Minuti di Lettura
Venerdì 27 Marzo 2020, 09:01 - Ultimo aggiornamento: 17:38

«Sicuramente non sta crescendo la linea di contagi ma penso stia per iniziare la discesa»: è quanto ha detto il governatore della Lombardia Attilio Fontana. «Anche oggi c'è stato un processamento di maggiori tamponi rispetto ai giorni precedenti - ha detto - e oggi si assiste a una riduzione del numero dei contagi. La cosa ci fa piacere ma è la dimostrazione che evidentemente bisogna fare la media di almeno 5 giorni per avere una visione, la visione ci conferma che quello di ieri è stato determinato da situazione assolutamente particolare».

La riapertura dell'ex area protetta di Codogno (Lodi) dove fu scoperto oltre un mese fa il primo contagiato da coronavirus avrebbe causato nuovi casi di positività a Covid-19. Lo scrive il Corriere della Sera secondo il quale dopo settimane di progressivo calo del trend, arrivato anche a toccare l'uno per cento, negli ultimi giorni il trend è in risalita. «Abbiamo sei positivi in più - spiega Francesco Passerini, sindaco di Codogno e presidente della Provincia di Lodi - Nelle ultime giornate eravamo fermi a 268 casi. Un segnale che i divieti introdotti con la zona rossa avevano funzionato
»

Coronavirus. Stati Uniti primi per numero di contagi: superate Cina e Italia. Trump e Xi: «Lavoriamo insieme»


Fontana spiega il boom di contagi. «Noi rispettiamo quelle che sono le regole che ci sono state dettate dall'Iss che con una delibera del proprio comitato tecnico scientifico del 27 febbraio ci aveva detto che i tamponi si dovevano fare esclusivamente ai sintomatici, in un primo momento dovevano essere anche plurisintomatici, dovevano avere quindi due sui tre classici sintomi, adesso basta essere mono-sintomatico, anche chi ha un solo sintomo, o febbre o raffreddore o tosse, può essere essere sottoposta a tampone». Lo ha dichiarato il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, in collegamento a Mattino 5 commentando l'aumento dei tamponi di ieri che hanno superato le seimila unità. «Vedendo poi i dati, e tenendo conto del fatto che la nostra capacità media giornaliera è di cinquemila, visto che ieri eravamo a seimila, evidentemente qualche laboratorio era in arretrato», ha concluso Fontana.

«Chi viene trovato contagiato oggi con queste analisi si è contagiato prima che entrassero in vigore le nuove misure più restrittive, quindi sono confidente nel fatto che le nuove misure applicate bloccheranno l'aumento dei contagi», ha spiegato il governatore lombardo, Attilio Fontana, a Mattino Cinque, replicando a chi gli chiedeva se fosse preoccupato per l'aumento di positivi al coronavirus a Milano.


«Ieri, quando ho comunicato i dati sui nuovi contagi, avevo solo disposizione del numero e non dell'elaborazione. Nel pomeriggio è stato chiarito che nei giorni precedenti erano stati elaborati dei dati in meno che si erano quindi sommati a quelli di ieri. Direi che siamo ancora in linea», ha aggiunto.

Il boom di nuovi casi in Lombardia, 2534 in più, comunque, è arrivato come una doccia fredda dopo le cifre positive degli ultimi giorni. «Il numero di contagiati è aumentato un pò troppo», aveva già annunciato il governatore Attilio Fontana all'ora di pranzo, dicendosi «preoccupato», e i dati non hanno lasciato dubbi: 387 morti in 24 ore, più di mille in totale solo a Brescia e una crescita più che raddoppiata di positivi a Milano. Bergamo, intanto, guidata da Giorgio Gori e martoriata dal Coronavirus, sceglie di affidarsi a calcoli propri che fanno registrare un numero di decessi 7 volte superiore ai periodi 'normalì e una situazione, è la denuncia, «molto più grave rispetto a quella che emerge dai dati ufficiali».

Coronavirus, mappa contagio: +3,5% di ricoveri in terapia intensiva, dimessi e guariti su del 10,7%

I dati di Gallera. Notizie drammatiche, dunque, da quel «caso unico» che è la Lombardia, dove è scoppiata la guerra italiana a Covid-19, mentre montano le polemiche sulla gestione dell'emergenza, sui malati sommersì e sui tamponi, tra il Pirellone e i sindaci delle aree più in crisi. Nel giorno in cui, dopo Guido Bertolaso, è stato ricoverato per Coronavirus anche Luigi Cajazzo, dg dell'assessorato al Welfare, stretto collaboratore di Giulio Gallera. È lo stesso Gallera a leggere il bollettino di una «crescita significativa», che gli esperti della Regione, comunque, dichiarando «cauto ottimismo», spiegano anche col fatto che è «aumentata la tamponatura», si è andati fuori «dal ghetto dei malati gravi per capire cosa sta succedendo sul territorio, aumentando le diagnosi» e quindi i positivi. Guardando le cifre i contagi arrivano a sfiorare i 35mila, i ricoverati raddoppiano rispetto a ieri (+655), ma diminuiscono gli accessi alle terapie intensive e i morti sono vicini ai 5mila (4861). Dalle province, ha detto Gallera, «luci e ombre». Se nel Lodigiano la diffusione sembra essersi arrestata (Codogno segna 11 casi, dopo due giorni addirittura a zero), Milano corre verso i 7mila positivi (+848).

Coronavirus, 40 contagiati tra medici e infermieri: allarme all'ospedale di Teramo

L'allarme di Rezza (Iss). «In una regione come la Lombardia, dove l'incidenza è molto alta, qualsiasi febbre probabilmente è attribuibile al Sars-Cov-2, perché il rischio è molto alto». Lo ha affermato Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità, intervenendo a 24Mattino su Radio24, parlando delle indicazioni sui test diagnostici. Conviene fare tanti tamponi? «Dipende molto dalla fattibilità. I tamponi vanno fatti il prima possibile a persone sintomatiche, perché bisogna fare diagnosi, individuare focolai e, se c'è bisogno, curarle. Se c'è disponibilità i tamponi possono essere fatti anche a persone con pochissimi sintomi o a contatti di pazienti. Ma qui subentra un problema di fattibilità. In una regione come la Lombardia, dove l'incidenza è molto alta, qualsiasi febbre probabilmente è attribuibile al Sars-Cov-2, perché il rischio è molto alto».

 



La crescita di Bergamo e Brescia resta stabile, ma in queste due aree la fotografia di ciò che sta accadendo la danno le morti: 1040 in provincia di Brescia. E a Bergamo, spiega Gori, «dall'1 al 24 marzo» sono state «446: 348 più della media degli ultimi anni (98)». Ufficialmente per Coronavirus, però, 136 e, dunque, «ce ne sono 212 in più» non contate. «Con una mortalità all'1,5-2%, i contagiati in città sarebbero tra 17 e 23mila», conclude il sindaco che ha deciso di patrocinare una ricognizione esterna, perché «i dati ufficiali», ossia quelli del Pirellone, per lui non rispecchiano la gravità della crisi. Settantamila addirittura, secondo i medici di famiglia, sarebbero gli infettati in provincia di Bergamo, dove, intanto, sono morti altri quattro medici. Un elenco di vittime che si allunga sempre più anche nelle case di riposo: 21 i deceduti su 70 pazienti solo in una Rsa nel Cremonese. Mentre Milano ha deciso di fermare le cremazioni per i non residenti in città, a causa della «saturazione» dell'impianto di Lambrate.

E sempre dalle zone più in sofferenza altri attacchi alla Regione, con la vicesindaca di Brescia, Laura Castelletti, e con il sindaco di Treviolo (Bergamo) Pasquale Gandolfi, sull'assenza di tamponi ai malati in casa con sintomi. «Siamo allo stremo - ha raccontato Castelletti - abbiamo 6 mila contagi riconosciuti ma ce ne sono dieci volte di più». Il presidente Fontana ha bollato le polemiche sui tamponi come «speculazioni vergognose», ricordando le indicazioni di fine febbraio dall'Iss che sostiene come «si facciano solo ai sintomatici e per gli altri siano fuorvianti». E ha chiarito di essere in attesa di risposte su un eventuale cambio di linea. Se le indicazioni muteranno, ha aggiunto, «noi seguiremo le nuove» a patto «che mi si dia tutto quanto è necessario per fare i tamponi». A detta dei tecnici del Pirellone ne sono già stati effettuati quasi 90mila, «di più solo in Cina». È una rincorsa continua su tutto, sui posti in terapia intensiva, sulle mascherine, ma anche, come ha detto Gallera, sui farmaci e sull'ossigeno. A Brescia della consegna delle bombole sono state incaricate le forze dell'ordine. Ad Alzano Lombardo (Bergamo), infine, le salme vengono smistate in tre diversi centri prima di essere portate dall'Esercito in altri luoghi per le cremazioni, scene che nessuno fino a poco più di un mese fa poteva immaginare e che sono diventate ormai quotidiane. 


 

© RIPRODUZIONE RISERVATA