La pandemia intreccia notizie buone e cattive in particolare sul tema cruciale dei tamponi. Su questo fronte si registra un dato pessimo: in tutte le regioni, ma in particolare in Lombardia, c'è una drammatica carenza di kit chimici necessari per processare i tamponi. Spiega un esperto: «In Italia le scorte stanno per finire, in meno di una settimana se non c'è un intervento rapido, le regioni non potranno più eseguire i test perché mancano i kit chimici».
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INCREMENTO
Eppure proprio negli ultimi due giorni la quantità di tamponi lavorati è schizzata in alto: l'altro ieri ben 36.615 cui se ne sono aggiunti altri 33.000 ieri, il doppio rispetto ai 17.000 del 23 marzo e un terzo in più rispetto ai 27 mila del 25 marzo. E qui arriva la notizia buona, anzi ottima: la percentuale di casi positivi rispetto ai tamponi effettuati è crollata dal 28% registrato lo scorso 23 marzo al 17/18% registrato ieri e l'altro ieri.
Come ormai abbiamo imparato, in una pandemia i numeri assoluti contano fino a un certo punto, la cifra importante è la tendenza. E la tendenza è chiara: rispetto al boom dei tamponi i contagiati individuati ora sono molto meno di una settimana fa. Alla Protezione Civile la spiegano così: «Negli ultimi due giorni i casi positivi riscontrati sono tornati intorno a quota 4.400 contro i 3.500 circa del 25. Ma se si analizza la tendenza si scoprono due cose. La prima: i positivi ai controlli sono una percentuale più bassa che in passato. La seconda: l'aumento percentuale del totale degli infettati ieri è sceso a quota +7,4% mentre una settimana fa, il 21 marzo, era al +14,6%».
LA CORSA
Il maggiore produttore è una multinazionale americana, la Qiagen, ma ora che gli Stati Uniti sono divenuti la nazione al mondo con più contagiati (quasi 100mila) il materiale comincia a scarseggiare. L'altro giorno ha fatto molto discutere l'acquisto di 500mila tamponi da parte degli americani da un'azienda lombarda, la Copan. Ma dalla società spiegano: «I media fanno confusione tra tamponi e test. I tamponi non scarseggiano, ne abbiamo consegnati 1,3 milioni in Italia. Ma il tampone è solo il dispositivo di prelievo del campione. Nel laboratorio, con una serie di tecniche complesse, che richiedono macchinari sofisticati e reagenti specifici, si esegue il test vero e proprio. A quanto ci risulta, anche questo recentemente confermato dalle istituzioni, sono i test a scarseggiare: mancano i reagenti (kit diagnostici) e i macchinari, il personale ed il tempo per eseguire i test, quantomeno rispetto alla domanda immensa causata dalla pandemia». In Spagna hanno tentato di aggirare il problema acquistando 640mila test rapidi (differenti dunque da quelli usati in Italia) da un distributore locale che se li era procurati in Cina. Sono però risultati difettosi e inaffidabili. In Francia la morte per Covid-19 di una ragazzina di 16 anni ha fatto emergere il problema dell'affidabilità dei test, perché in due occasioni era risultata negativa.
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