Coronavirus, picco tra lunedì e martedì, la stima tecnica: «Fuori dal tunnel ad aprile»

Coronvirus, la stima: «Fuori dal tunnel ad aprile». Picco tra lunedì e martedì
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 13 Marzo 2020, 01:19 - Ultimo aggiornamento: 14:35

In un giorno il numero dei morti è aumentato di 189 unità, ha superato quota mille, facendo segnare un incremento del 22,8 per cento. La Lombardia non vede ancora la fine del tunnel, 127 nuovi decessi per il coronavirus, che porta a un totale regionale di 744. Eppure, se si legge con attenzione non ci sono solo numeri negativi tra quelli diffusi ieri dal capo della Protezione civile, Angelo Borrelli.

Ad esempio il Veneto sta tenendo e, benché avesse avuto uno dei primi focolai in provincia di Padova, ora ha meno contagiati dell'Emilia-Romagna, anche se ieri ha registrato un nuovo incremento di più 357, per un totale di casi attualmente positivi pari a 1.297, ma va sempre tenuto conto che quella di Zaia è la Regione che sta effettuando più tamponi, esclusa la Lombardia: sono già stati 23.438. Anche l'Emilia-Romagna sta limitando la curva di crescita, con circa 200 nuovi casi e il focolaio di Piacenza, collegato a Codogno, che sembra fermarsi, con soli 15 nuovi positivi, anche se c'è un altro fronte che preoccupa molto, quello di Rimini, con 312 positivi.

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Il Lazio per ora resiste, come se stessa aspettando la grande onda, supera quota 200 positivi, con più 50 ieri che sono tanti, ma non sono ancora il temuto tsunami. Tornando al dato nazionale, tutti gli esperti sono preoccupati per quello che potrebbe succedere al sud (la Sicilia ha già 111 positivi e 2 deceduti), anche per effetto delle decine di migliaia di persone che la notte del primo decreto si sono spostate verso le regioni meridionali. Su questo dice il presidente dell'Istituto superiore della Sanità, Silvio Brusaferro: «È possibile che al Sud possa esserci una circolazione più limitata del nuovo coronavirus e che i picchi di pazienti che necessitano di terapia intensiva, e dunque di essere intubati, non siano così importanti come è stato al Nord, a patto che si rispettino le attuali misure stringenti di contenimento. Al Sud i casi sono ancora limitati e se si agisce in un momento iniziale della curva epidemica si può intervenire in modo significativo. Se dunque il rispetto delle misure varate, a partire dalle limitazioni dei contatti interpersonali, è fondamentale in tutto il Paese, ancora più cruciale è nelle regioni meridionali proprio per rallentare dagli inizi la circolazione del virus».

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I dati complessivi, rimessi in fila, parlano di 12.839 attualmente positivi (2.249 in più rispetto a ieri, il 21,2 per cento), 1.258 guariti (più 20,4 per cento), 1.016 deceduti (più 22,8) e 15.113 casi totali. I pazienti in terapia intensiva, il vero punto debole del sistema, sono 1.153, ieri erano 1.028.

Come mai la curva della crescita non si sta fermando? Replica Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute: «Gli effetti delle misure di contenimento più severe li vedremo solo tra 15 giorni. Stare a casa è obbligatorio, un obbligo categorico». Le previsioni che girano in ambito governativo prevedono per il 16 e 17 marzo il raggiungimento del picco dei nuovi casi. Si tratta di una stima contenuta nella relazione tecnica allegata ad una bozza del decreto economico. Il grafico ipotizza che l'aumento del numero dei nuovi infetti sia costante fino a metà marzo, con una proiezione che addirittura prevede fino a quasi 4.500 positivi rilevati in un giorno, ma poi la curva scende progressivamente per raggiungere numeri accettabili, con pochi contagi giornalieri, il 22 aprile. Ovviamente, ribadiamolo, si tratta solo di proiezioni.
 

 

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