Coronavirus Italia, nei dati sulle rianimazioni la prima frenata della pandemia

Coronavirus, nei dati sulle rianimazioni la prima frenata della pandemia
di Diodato Pirone
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Martedì 24 Marzo 2020, 00:40 - Ultimo aggiornamento: 10:24

Nell'enorme quantità di cifre che ogni giorno scandiscono l'emergenza Covid 19 ce n'è una - importantissima - che apre il cuore: la corsa ai posti letto di rianimazione (o terapia intensiva) sta finalmente rallentando. Gli ospedali, insomma, sembrano poter reggere. E medici, infermieri e malati intravedono la fine dell'incubo.

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La tendenza è solida. Fra il 17 e il 19 marzo ogni giorno in Italia la domanda di terapie intensive è cresciuta a due cifre, cioè a ritmi intorno al 10%. Una linea insostenibile. Poi da venerdì 20 la svolta, con un calo del ritmo di crescita dimezzato al livello del +5% giornaliero o giù di li. Ieri i posti di rianimazione occupati da malati da Covid 19 sono arrivati a quota 3.204 ma restano decisamente al di sotto del tetto dei 5.300 disponibili a febbraio poi saliti in fretta e furia ai quasi 8.000 nei giorni scorsi.



L'incubo della saturazione dei reparti di rianimazione sta scemando proprio là dove l'epidemia incide con più ferocia: in Lombardia e Emilia. «E' vero - conferma Sergio Venturi, commissario all'emergenza dell'Emilia Romagna - abbiamo smesso di consumare questi posti letto. Senza abbassare la guardia dirò di più: ne conserviamo in saccoccia ancora tanti poiché la metà restano vuoti». In effetti in Emilia il bollettino degli ultimi quattro giorni è confortante: i ricoverati in rianimazione erano 267 il 20 marzo, 265 il 21, 269 il 22 e 276 ieri. Gli aumenti in percentuale sono modestissimi e comunque decisamente inferiori al devastante +14% registrato il 17 marzo. Se la crescita dei ricoveri gravi fosse proseguita a quel ritmo alla fine del mese gli ospedali emiliani avrebbero dovuto lasciare i malati più gravi a casa loro.

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Ma è dalla Lombardia che arrivano le notizie migliori. Nella regione più devastata dall'epidemia, da qualche giorno la corsa ai posti letto in rianimazione è costantemente inferiore a quella, già rallentata, della media nazionale: +4% il 20; +4% il 21; + 4,5% il 22, +3% ieri. 

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La Lombardia resta in affanno, sia chiaro. A ieri contava ben 1.142 ricoverati in rianimazione ovvero il 30% di tutti i malati gravi italiani anche se i lombardi sono il 17% della popolazione nazionale. Alla Lombardia resta una riserva di circa 200 posti liberi anche se il numero delle intensive disponibili (ognuna delle quali costa 60.000 euro) è in costante aumento mano a mano che arrivano gli appositi respiratori.

Come vanno lette queste cifre? Fa male scriverlo ma l'alto numero di decessi ha contribuito a sgonfiare la pressione nei reparti ospedalieri. Sollievo arriva anche dai trasferimenti dei malati al Sud o, da ieri, in Germania. Ma secondo Venturi dietro le cifre c'è un'altra buona notizia: fra i nuovi contagiati sta calando la percentuale di casi gravi. «Lasciamo a casa una percentuale di malati più alta che all'inizio», spiega il commissario emiliano. La conferma arriva anche dalle Marche che avevano 141 ricoverati gravi il 19 marzo e 148 ieri.

Ma allora il sistema ospedaliero italiano può tirare un sospiro di sollievo? E davvero possiamo essere sicuri che anche nei prossimi giorni chi sarà colpito in maniera seria dal Covid avrà la certezza di essere curato degnamente? «Assolutamente no», è la risposta unanime degli addetti ai lavori. 

Il fatto è che l'epidemia sta cambiando volto. Finora ha colpito duramente soprattutto nel grande perimetro che comprende Brescia, Bergamo, Lodi, Piacenza e Parma con l'appendice del padovano. Ora invece si sta frantumando in tanti piccoli focolai. «La guerra contro il coronavirus non si combatte più sul fronte lombardo-emiliano ma si sta trasformando in una guerriglia in tante province italiane», spiegano alla Protezione Civile. Preoccupano ad esempio i dati del Piemonte (in particolare di Torino, Alessandria e Novara) dove il 19 marzo erano occupati solo 257 posti in rianimazione e ieri ben 343. I ricoverati gravi in Veneto (Verona è in allarme rosso) sono passati da 209 a 281 in sei giorni. Anche nel Centro-Sud la tensione resta altissima. In Campania ci sono pochi posti di terapia intensiva e i 110 ricoverati contati ieri sono già una soglia preoccupante. Nel Lazio, infine, i letti occupati nelle rianimazioni ieri erano 96. Pochi in assoluto. Ma più del doppio dei 44 registrati una settimana fa.
 

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