Coronavirus, nuovo decreto: vietato lasciare il comune di residenza, stop fughe al Sud

Coronavirus, vietato lasciare le città proibiti gli spostamenti dai comuni
di Cristiana Mangani
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Lunedì 23 Marzo 2020, 00:39 - Ultimo aggiornamento: 16:47

Era stata una giornata molto tranquilla, quella di ieri alla stazione di Milano: pochissimi passeggeri, in una città altrettanto deserta. Poi, arriva la notizia che è stata firmata un'ordinanza dai ministri dell'Interno e della Salute, Lamorgese e Speranza, che vieta categoricamente gli spostamenti da un territorio a un altro. E in meno di mezz'ora, circa 200 persone si ritrovano davanti ai check point della stazione ferroviaria chiedendo di partire. Questa volta, però, il blocco è stato totale. I questori sono stati avvertiti in tempo e la polizia ferroviaria ha fermato la voglia di fuga di studenti e lavoratori che chiedevano di tornare nei luoghi di origine, al Sud. Compresi quegli operai la cui fabbrica è stata chiusa per decreto.

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Poche le concessioni, circa una decina, solo in casi di estrema necessità o di salute. A nulla è valsa la disperazione e il pianto di chi si è sentito isolato. I passeggeri sono stati sottoposti a rigorose e approfondite verifiche dell'autocertificazione e dei documenti, e anche a quelle della temperatura corporea. E tutti coloro che non avevano giustificazioni ammesse dalle disposizioni, sono rimasti bloccati.

Il provvedimento mira soprattutto a tutelare quelle regioni dove i contagi si sono diffusi in numero minore. «Allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus Covid-19 - è scritto al punto 1 dell'ordinanza ministeriale - è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati in un comune diverso da quello in cui si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza, ovvero per motivi di salute».

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La disposizione avrà una durata limitata, perché verrà inglobata nel decreto del presidente del Consiglio che è stato firmato ieri sera. Si tratta, infatti, di un provvedimento-ponte con il quale si è cercato di evitare il ripetersi di scene già viste subito dopo la firma al dpcm dell'8 marzo scorso, quando si sono accalcati sui binari e nei treni a centinaia, finendo con il portare l'epidemia in paesi che fino a quel momento non erano stati toccati. Per questa ragione è stata soppressa, rispetto alle disposizioni dei primi di marzo, la possibilità di fare rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza. Perché davanti ai nuovi dati del contagio, l'unica soluzione per contrastarne la diffusione è vietare ogni spostamento non strettamente necessario.

Del resto, basti pensare ai tanti contagiati a Fondi, che è ora diventata zona rossa e considerata il terzo focolaio di Italia, proprio da persone che erano arrivate dal Nord per fare festa. È finita in tragedia, con il virus che si è diffuso rapidamente, soprattutto tra persone anziane, le più a rischio, facendo anche delle vittime.

A dare forza ai divieti imposti dal governo ci sta pensando anche qualche procura italiana. Quella di Lodi, guidata dal procuratore Domenico Chiaro, sta valutando di ipotizzare per chi rispetta le restrizioni dell'autorità, la violazione del testo unico delle leggi sanitarie del 1934 che prevede la pena detentiva e concede la possibilità, per le forze dell'ordine, di eseguire il sequestro preventivo dei veicoli, in caso di persone che si muovano con la propria macchina. «Con le contestazioni finora mosse di violazione dell'articolo 650 del codice penale - chiarisce il procuratore - si rimane in un'ipotesi contravvenzionale che, sia pure di natura penale, dà la possibilità dell'estinzione per oblazione, e creare, quindi, l'erronea convinzione che si possa risolvere tutto con un'ammenda. Con il sequestro invece, credo che le persone avrebbero più consapevolezza della gravità delle violazioni».

Viminale e ministero della Salute hanno deciso di intervenire anche per rendere più uniformi i provvedimenti che le varie regioni d'Italia hanno preso autonomamente. E infatti l'ordinanza è stata accolta con soddisfazione dal presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, tra i più agguerriti riguardo a restrizioni da imporre. «Esprimo il mio vivo apprezzamento per la tempestività e l'importanza della decisione assunta dal governo e dall'ordinanza ministeriale per il blocco di tutte le partenze da Nord a Sud. Questo ci aiuterà a combattere meglio la diffusione del contagio».

Lui di divieti ne ha imposti diversi. E altrettanto hanno fatto altri amministratori locali: Veneto ed Emilia-Romagna hanno chiuso i supermercati la domenica. L'Alto Adige ha vietato di sedersi sulle panchine. La Calabria si è blindata, e la Sicilia ha stabilito che si può uscire al massimo una volta al giorno.
 

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