Il ritiro in lavanderia della pelliccia, a marzo, è «uno stato di necessità» solo per Crudelia De Mon? No, per tutti. E un salto in profumeria («Mi barrico in casa solo se ho due gocce di Chanel numero 5») rientra tra i motivi da spiegare - autocertificazione alla mano - ai poliziotti che fanno i controlli? Certo che sì. La faccenda però è seria, e molto. Le Regioni, come Cirio in Piemonte e Fontana in Lombardia, chiedono infatti una stretta ulteriore, parlano di «incongruenze» e dpcm «da rivedere».
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Tra trasporti, imprese e attività da chiudere.
Come raccontano diversi prefetti e anche i dirigenti del Viminale, con il nuovo dpcmsui divieti, e le deroghe per i negozi che possono rimanere aperti, tutto rischia di diventare più complicato. Soprattutto per chi - carabinieri e polizia ma anche vigili urbani e Finanza - deve fare i controlli in questo stato d'emergenza. In cui gli «eroi del divano» fanno a pugni con chi, con sprezzo della propria salute e di quella altrui, non ce la fa a rimanere in casa. Al netto dei motivi di salute, di lavoro e, appunto, del comprovato stato di necessità. «Paradossalmente - racconta un dirigente di lungo corso del ministero dell'Interno - il vecchio Dpcm, quello di lunedì, era più facile da applicare perché nello stato di necessità inseriva le farmacie e i generi alimentari. Ora c'è di tutto». O meglio c'è molto.
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E quindi, verificare che una serie di commissioni non siano urgenti o prioritarie per il cittadino che viene fermato diventa complicato: vado dal ferramenta, cambio l'antenna della tv, io la sim del cellulare, io passo dal fotografo, io cambio gli occhiali. E poi i saponi, le lampadine. Una situazione che - sulla carta - potrebbe creare il caos.
Come sempre è il buonsenso la bussola per chiunque, nonostante una circolare interpretativa del Viminale che ieri ha dato una mano ai prefetti su come muoversi.
L'APPELLO
Per questo motivo ieri il ministro Luciana Lamorgese ha rotto il silenzio con un video. L'emergenza coronavirus, ha detto, è «una prova difficile da superare» e ciò può essere fatto solo «se sapremo remare tutti nella stessa direzione. I cittadini sono chiamati a collaborare con le forze di polizia e i militari impegnati in un'operazione inedita di tutela della salute pubblica». Non solo. Il titolare dell'Interno ha rivolto un appello proprio a quella fascia di popolazione che, al netto delle scorciatoie da non prendere per rimanere in giro, continua a non capire il problema. E dunque quei giovani «che non hanno ancora la piena consapevolezza di alcuni comportamenti superficiali che devono essere assolutamente vietati. Assumano anche loro la responsabilità necessaria in questo momento». Il tema di fondo è che «nessuno è esente dalle regole da rispettare».
Anche perché se non è l'ultimo giro di boa, poco ci manca. E quindi, come racconta più di un prefetto, «i nostri controlli sulle autocertificazioni saranno molto rigidi: non esisteranno scappatoie». Tollerando il meno possibile altre scappatelle: quelle con il cane al parco o da soli per fare una passeggiata nel verde. Si possono fare, certo. Ma sempre nel rispetto dell'autodisciplina, e nel dubbio c'è il divano.
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