Coronavirus, la frenata è costante. E gli ospedali respirano

Coronavirus, la frenata è costante. E gli ospedali respirano
di Giuseppe Scarpa
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Martedì 7 Aprile 2020, 09:08 - Ultimo aggiornamento: 16:21

Le terapie intensive respirano. Il numero dei ricoveri nelle intensive care unit diminuisce per il terzo giorno consecutivo. Ed è un dato positivo, perché è lì che si cura la quota dei pazienti critici. Non solo. Nell'ultima settimana i ricoveri di nuovi malati sono calati di oltre il 90%. Una pressione minore sui reparti consente quindi di affrontare l'emergenza Covid-19 più efficacemente. Anche perché i posti letto, soprattutto nelle terapie intensive, sono limitati, sebbene nell'ultimo mese si sia investito per accrescerli. Ed ecco infatti, che Angelo Borrelli, durante la consueta conferenza stampa, sottolinea il dato: «Il numero degli assistiti nelle terapie intensive è negativo, c'è stato un alleggerimento di 79 persone».

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I DATI
Da sabato si assiste ad una costante flessione. I dati del nuovo bollettino della Protezione Civile parlano di un aumento dei malati pari a 1.941 unità (meno dei giorni scorsi, ieri erano stati 2972) ma anche a fronte di un numero più basso di tamponi eseguiti. La crescita dei malati perciò rallenta e va ad un più 2,8%. Gli attualmente positivi sono 93.197, di questi 3.898 ricoverati in terapia intensiva, in ospedale si trovano 28.976 pazienti mentre la maggior parte, 60.313, pari al 65%, sono in isolamento domiciliare con sintomi lievi. I deceduti sono 636, il giorno precedente erano stati 525, i guariti 1.022, il totale di chi ha superato il coronavirus è di 22.837 unità. «I dati di oggi confermano un trend che conforta nel vedere un'efficace misura di contenimento della diffusione dell'infezione. Se guardiamo i dati su base settimanale, dunque dal 30 marzo al 6 aprile, abbiamo una riduzione di oltre il 90% del numero dei ricoverati: siamo passati da 409 a 27», ha evidenziato Luca Richeldi, direttore dell'Unità di Pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts).
 


LO SFORZO
Il capo della protezione civile ha fatto un'analisi su quelli che sono stati gli interventi iniziali. Le prime politiche messe in campo per fronteggiare il Covid-19: «Credo che questo virus ha spiegato Borrelli - sia un nemico invisibile che ci ha colpito all'improvviso, è stato un periodo nel quale anche a livello medico non erano state adottate le misure che sono state poi perfezionate». Infine una considerazione anche sulla Lombardia, la regione più duramente colpita: «Io credo che i medici della Lombardia abbiano fatto tutto quello che era nella loro possibilità con gli strumenti disponibili».

FASE 2
Sempre Richeldi, durante la conferenza stampa, ha parlato anche della fase 2. Così ha tratteggiato lo scenario che ci si potrà aspettare a breve: «Si tratterà di bilanciare l'importanza strategica di un'attività economica rispetto al rischio di diffusione dell'infezione. Tutti noi vorremmo far ripartire attività molto importanti con zero rischi. Il ragionamento sarà di avere il massimo del beneficio socio-economico col mimino pericolo. Riaperture per zone geografiche? Non ne ho idea». Infine Borrelli ha aggiornato il saldo delle donazioni inviate alla protezione civile «Siamo arrivati a oltre 107 milioni di euro. Rispetto a ieri abbiamo speso sei milioni in più e finora in totale sono stati impiegati oltre 19 milioni per l'acquisto di dpi e ventilatori».

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