Coronavirus, Bellanova: «Il cibo italiano è sicuro: no a certificati antivirus»

Coronavirus, Bellanova: «Il cibo italiano è sicuro: no a certificati antivirus»
di Carlo Ottaviano
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Domenica 15 Marzo 2020, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 19:23
«Abbiamo garantito l'apertura di supermercati e mercati al chiuso. Il bene-cibo è essenziale, il nostro è sicuro, tracciato, controllato. Non è solo economia, è sicurezza alimentare e salute. Le manteniamo se si continua a produrre e a fare circolare i prodotti. Abbiamo migliaia di imprenditori in difficoltà ma che producono, coltivano, allevano animali, pescano, trasformano il cibo. Sono vicina a tutti loro e a tutte le lavoratrici e lavoratori del settore. Li ringrazio perché assicurano gli approvvigionamenti alimentari». In prima fila nell'emergenza coronavirus c'è anche la ministra all'Agricoltura, Teresa Bellanova.

Che garanzie hanno i consumatori, ci saranno maggiori controlli?
«Intanto ribadiamo che il virus non si trasmette con cibo e bevande. L'Italia è leader mondiale nel sistema di controlli grazie alle attività degli organismi legati al Mipaaf come l'Ispettorato repressione frodi, la Guardia Costiera e il comando specifico dei Carabinieri, in grado di intervenire anche sul web, luogo sempre più determinante. È un'attività che assicuriamo anche in questi giorni: per dare tranquillità ai cittadini, per contrastare concorrenza e pratiche sleali».

Quali i comparti che stanno avendo più problemi?
«Ortofrutta, fresco, latte, sono i più esposti. Le misure di contenimento e i blocchi alle frontiere provocano evidenti disagi. Chiedere certificati virus free è irricevibile, è concorrenza sleale che fa saltare le regole del mercato comune e della leale collaborazione tra paesi. Serve una chiara presa di posizione della Commissione europea, con un coordinamento che porti subito alla definizione e al rispetto di misure comuni. Ne stiamo discutendo con tutti i colleghi europei. L'emergenza è europea e mondiale, non italiana».

E per il latte?
«Non un litro dovrà essere sversato. Stiamo destinando 6 milioni di euro all'acquisto di latte crudo da trasformare in Uht, attraverso il Fondo indigenti, per impedire sprechi alimentari e sostenere allevatori e produttori. Non solo. Ho proposto di prevedere nel decreto 50 milioni per affrontare anche tutte le altre eccedenze alimentari e dare sostegno alle persone più in difficoltà».

Le associazioni temono la mancanza dei lavoratori stranieri nei campi in un momento importante per le campagne.
«Stiamo raccogliendo tutte le segnalazioni e mappando il calendario dei fabbisogni, in particolare dei prossimi mesi. È una priorità che affronteremo insieme alle organizzazioni, coinvolgendole appieno».

Filiera Italia prevede un calo del 4% dell'export nel settore.
«Il rischio è evidente. Abbiamo attivato con gli altri ministeri la rete diplomatica. Stiamo raccogliendo le segnalazioni per dettagliarle a Bruxelles. Superata questa fase, dobbiamo dare un nuovo impulso all'export. Su questo, siamo già al lavoro con l'Ice».

Quali i primi provvedimenti di aiuto nei confronti delle imprese?
«Siamo in contatto continuo con Regioni e intero settore: associazioni, distribuzione, sindacati. C'è una determinazione che è una ricchezza. Dobbiamo corrispondere a tanto impegno. Siamo impegnati sull'emergenza ma lavoriamo anche per il rilancio e ci aspettiamo dall'Unione Europea tutto il supporto necessario».

Nello specifico?
«Le misure su cui stiamo lavorando vanno in questa direzione: liquidità; indennizzi agli agriturismi; snellimento nelle procedure degli anticipi Pac; sostegni economici alle imprese, anche con voucher, sul versante dei servizi tecnici; cassa integrazione in deroga per tutti i lavoratori agricoli e della pesca e tutele per i lavoratori stagionali senza continuità di rapporti di lavoro; rafforzamento delle indennità per il personale addetto ai controlli; voucher baby sitting per sostenere le famiglie, dare occupazione, evitare lavoro nero. Mi permetta un appello: acquistiamo prodotti italiani, manteniano la lealtà nei rapporti di filiera, portiamo più made in Italy sugli scaffali della distribuzione. Sostenere la filiera alimentare italiana oggi è compito di tutti. Perché l'Italia fa bene».
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